Fingere

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Fingere. Non ho mai saputo fingere. Non ho mai indossato una maschera nella mia vita. Fingere mi è sempre stato difficile. Non ho mai indossato una maschera nemmeno quando il mondo mi crollava addosso. Ho mentito, a fin di bene, ma le maschere non mi sono mai state bene. E le maschere non mi stavano bene nemmeno a Carnevale quando da bambina mia madre mi travestiva in tutti i modi possibili. Non ero me stessa e non essere me stessa mi ha sempre pesato. Ma da quando sono a Parigi, o meglio, da quando a Parigi mi ha raggiunta Damiano, ho iniziato a fingere più del dovuto. E non mi sento me stessa, ma con Charles devo continuare a fingere, almeno fin quando tutto questo sarà un ricordo lontano. Almeno fino a quando Parigi ritornerà ad essere una città piuttosto lontana da Roma.
Charles ed io siamo arrivati questa mattina a Nizza per goderci a pieno questi due giorni di riposo che ci sono stati concessi dal lavoro. Abbiamo girato Nizza e ci siamo rilassati su una spiaggia abbastanza isolata, nonostante sia dicembre il rumore del mare mi rilassa e, nonostante non sia stato possibile fare un bagno, ho cercato di godermi a pieno quel momento.
Siamo ritornati da poco in camera e Charles si è fiondato sotto la doccia.

Ammiro il panorama che si estende davanti ai miei occhi dal balcone della camera. Il sole comincia a nascondersi dietro le nuvole e quasi tocca il mare, come ad incontrarsi. Dall’altro lato la luna che comincia a farsi spazio e il cielo che diventa più scuro per fare spazio alla notte. Non so come sarà questa notte con lui e non so se questa notte potrà cambiare qualcosa tra di noi. Ormai, la mia decisione l’ho presa, ma lui è così premuroso nei miei confronti che, anche se continuerò a fingere, potrebbe muoversi qualcosa dentro di me.
“Ti piace qui?” mi volto e Charles è alle mie spalle, con l’asciugamano avvolta intorno ai fianchi e non so come faccia a non soffrire il freddo. È dicembre, siamo al mare, e lui è a dorso nudo, fuori al balcone, con il vento che comincia a farsi più insistente e a scompigliare i miei capelli.
“E’ davvero bellissimo!” - esclamo e mi alzo dalla sedia per prendergli la mano - “Entriamo dentro dai che prendi freddo e mi servi per Notre Dame” lo trascino all’interno della camera e chiudo la porta-finestra del balcone per far si che la camera possa riscaldarsi. Mi siedo accanto a lui a bordo letto e poggio la mia testa sulla sua spalla.
“Sai che sto davvero bene con te?” domanda, ma non so se lo sta chiedendo a me o sta semplicemente parlando ad alta voce. Annuisco e lui mi accarezza una guancia, poi si volta verso di me e poggia la sua fronte sulla mia e i suoi occhi fissano i miei. Sbatto le palpebre perché quelli non sono gli occhi che ho guardato qualche settimana fa a Roma e non potranno mai sostituirli. Quegli occhi che mi hanno detto che mi avrebbero aspettata. Tengo gli occhi chiusi quando sento le sue labbra che toccano le mie e mi rilasso solo per evitare che possa capire che c’è qualcosa che non va. Le sue labbra premono sulle mie e   sento la sua lingua farsi spazio nella mia bocca. Il bacio diventa più profondo e le sue mani finiscono sotto la mia maglia. Mi afferra il seno destro e comincia a palparlo. Resto immobile perché non so se sono pronta a vivere quello che potrebbe accadere da qui a breve, ma gli getto le braccia al collo e ricambio più a fondo il suo bacio. Le sue mani afferrano l’orlo della mia maglia e la accompagnano verso il pavimento. Afferro l’orlo dell’asciugamano che avvolge il suo corpo e lui si alza, mentre continua a baciarmi, per lasciarlo scivolare a terra. È nudo, davanti ai miei occhi, e so già come potrebbe andare a finire questa serata, ma non so se voglio che accada. Mi poggia una mano sul petto e la mia schiena tocca il letto caldo. Sento il piumone accarezzarmi la schiena e le sue mani afferrarmi le gambe, per poi allargarle e posizionarsi tra di esse. Afferra l’orlo dei miei jeans e li sfila via insieme al mio intimo e, adesso, sono anche io completamente nuda davanti ai suoi occhi. Quegli occhi che non mi hanno mai vista così vulnerabile e scoperta. Quegli occhi che non mi guarderanno mai come mi guardava Damiano mentre facevamo l’amore. Sento i suoi occhi scrutare ogni mio lembo di pelle e il suo corpo stendersi su di me. Mi bacia il collo e le sue labbra scendono sul mio petto e poi sul mio ventre. Il mio respiro diventa affannoso e cerco di godermi il momento, ma nella testa cominciano a rimbombarmi le parole di Damiano, quelle che mi ha sussurrato a Roma qualche settimana fa: ‘E per quanto io possa essere geloso di Charles, penso che possa aiutare a distrarti, ma..’. E in quel momento sono stata io a concludere la frase dicendogli che non sarei andata a letto con Charles, ma non perché me lo stava chiedendo lui. Non sarei andata a letto con Charles per non confondermi ancora di più le idee. Non sarei andata a letto con Charles come lui non è andato a letto con Lucrezia.
Chiudo gli occhi e poi li riapro dopo qualche secondo e poggio una mano sul petto di Charles per allontanarlo nell’esatto istante in cui lui stava provando ad entrare dentro di me.
“Charles, per favore, spostati!” sussurro perché vorrei facesse fatica a sentirmi. Ho paura della reazione che potrebbe avere. È la seconda volta che lo allontano, anche se la prima volta siamo andati meno oltre rispetto a questa.
Mi metto a sedere dopo che lui si è spostato e lui si siede accanto a me. Mi accarezza i capelli e poi mi prende la mano.
“Tutto okay? Qualcosa non va?” chiede e credevo potesse reagire diversamente.
“Non me la sento ancora” - abbasso la testa e mi passo entrambe le mani tra i capelli - “Vado a fare una doccia” mi alzo dal letto e mi incammino verso il bagno, senza incrociare il suo sguardo, senza cercare di capire cosa potrebbe pensare, senza ascoltare nessuna altra sua parola.
Mi chiudo la porta del bagno alle spalle e poggio la schiena sul legno freddo, mentre comincio a strisciare verso il basso e sedermi sul pavimento. Tiro le gambe al petto e poggio la testa sulle ginocchia. Non sono mai stata brava a fingere, l’essere attrice è una dote che non mi appartiene e questa è la conferma che, per quanto io possa provarci, la finzione non fa per me e provare a farlo per altre due settimane è davvero un’agonia. Forse sarebbe meglio confessare tutto e mettere fine a questa sofferenza per dar vita ad un’altra sofferenza. La sofferenza di Charles che potrebbe essere peggiore della mia per avergli fatto credere cose che per me non esistevano. Ma se per essere felice io, deve soffrire qualcun altro, allora sono pronta a confessare perché, come mi dice sempre Damiano, la priorità sono io e lo sarò sempre.

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora