Mentire

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Mentire. Credo sia una delle cose più meschine che si possano fare. E credo ci sia una sottile differenza tra il mentire in buona fede e il mentire per ferire qualcuno o per nascondere qualcosa. Così come credo di non aver mai mentito spudoratamente nel corso della mia vita. L'ho fatto per non ferire le persone che amo, l'ho fatto per non ferire o turbare Damiano quando il mondo mi stava crollando addosso, quando Antonio era il mio tormento, quando io non ero protetta, ma lui credeva lo fossi. Mentire ti attacca un'etichetta, quella del bugiardo cronico, che non se ne va via nemmeno con il tempo. Un'etichetta che fai fatica a togliere e per la quale le persone tendono a non fidarsi più di te. Damiano non mi ha mai mentito, ne sono certa. Ha sempre preferito dirmi la verità, piuttosto che inventare una scusa e, proprio per questo motivo, l'ho apprezzato ancora di più e lo amo più di quanto si possa mai immaginare. Ma mai mi sarei aspettata che fosse capace di mentire così tanto e di farlo anche quando l'evidenza è l'opposto di ciò che esce dalla sua bocca.

Siamo da poco arrivati nell'hotel a Berlino, dove ad attenderci c'era il resto della band e lo staff dei Måneskin al completo. Quell'articolo ha un po' scosso entrambi, forse più lui che me, ma sono bastate poche foto per far vacillare la convinzione di Lucrezia che potrebbe prendere un aereo da Milano per raggiungere Damiano qui e sbranarlo davanti ai miei occhi. Non pensavo di vendicarmi, chi ci ha scattato quelle foto, mi ha spinto a pensare che di vendetta si tratta, come se sapesse che dovevo fare qualcosa per metterla a tacere. Credo che la vendetta sia un piatto che va servito freddo e, a quanto pare, sono riuscita a servirlo quasi congelato. Ho aspettato che si calmassero le acque dopo la discussione tra me e lei alla Måneskin House e poi, qualcuno mi ha servito queste foto su un piatto d'argento. Anche se, per come sta mentendo Damiano, credo che la mia vendetta sortirà poco effetto.

"Lucrezia, io sono a Berlino, lei a Roma..." gli sento dire mentre sono seduta sul divano dell'hall con Victoria, prima che lei possa interromperlo.

"E cosa ne sai che è a Roma?" chiede lei.

"Me l'ha detto Vic, hanno tentato di derubare nel suo ufficio ed è dovuta andare via. Ma io sono rimasto a Berlino, quelle foto sono vecchie. Non c'è bisogno di allarmarsi così tanto" cerca di tranquillizzarla e a me spunta il miglior sorriso che potessi mai fare.

"Io davvero non lo riconoscono. Da quando mente così spudoratamente e tra un po' si mette a pregarla per farsi credere" Vic scuote la testa e quando incontra il mio sguardo scoppia a ridere.

"Non si è mai comportato così con me" ammetto.

"Ma poi, corre da te non appena gli dico cosa è successo, passa la notte a casa tua e quando ritorna qua, pensa a dare infinite spiegazioni a lei che si sta facendo la vacanza a casa nostra? Io non ho parole!" esclama ed io ritorno a guardare Damiano mentre continua a dare spiegazioni a Lucrezia e questo mi ferisce così tanto perché non ha senso l'essere corso da me, avermi consolata, preparato la colazione, stretta fra le sue braccia, tenuto la mano per poi negare tutto per non farla andare su tutte le furie. E ancora una volta mi chiedo cosa stia facendo Damiano perché, stavolta, non l'ho capito nemmeno io e non ho capito cosa voglia. Così come non lo capisco da un paio di mesi a questa parte. Dal momento in cui mi ha lasciata e mi ha chiesto di stare da solo. Dal momento in cui non ci siamo più parlati. Ma la conferma di non capirlo più è arrivata quando ho visto Lucrezia alla Måneskin House. Lì ho avuto la conferma che Damiano ha perso il senno e non l'ha più ritrovato. Poi, ieri, mi si è accesa una lampadina, una sorta di speranza che, in questo momento, sta svanendo ancora di più. Pensavo che l'essersi presentato a casa mia potesse far cambiare qualcosa, potesse fargli capire che sono io la donna che ama e invece, non appena abbiamo messo piede a Berlino, ha pensato a tranquillizzare Lucrezia, dimenticandosi completamente di me e mentendo su ciò che è accaduto.

"Vado in camera, non ne posso più di sentirlo pregare. Chiamatemi quando siete pronti per andare al live" lascio un bacio sulla guancia a Vic e mi alzo dal divano per incamminarmi verso l'ascensore. Premo il pulsante per far si che raggiunga il mio piano e mi volto alle mie spalle per guardare un'ultima volta Damiano e lo vedo ancora parlare con lei.

Le porte dell'ascensore si aprono ed entro dentro. Lui è ancora lì, si volta per un attimo verso di me e poi saluta Lucrezia con la mano, prima di staccare la chiamata. Premo il numero del piano della mia camera e abbasso lo sguardo in attesa che le porte si chiudano.

"Aspetta!" alzo gli occhi dal pavimento quando sento la sua voce e lo vedo entrare all'interno dell'ascensore e posizionarsi al mio fianco, poco prima che le porte potessero chiudersi.

"Cosa vuoi?" - domando quando ormai le porte sono chiuse - "Stavi parlando con Lucrezia, torna a farlo".

"Cos'è tutta questa acidità? L'aria di Berlino non ti fa affatto bene" mi stuzzica e so benissimo che vuole arrivare allo scontro.

"Non è l'aria di Berlino, sono le bugie che mi fanno diventare acida e mi fanno venire l'orticaria" ammetto ammiccando un sorriso.

"Ho dovuto farlo..."

"E per quale motivo sei venuto a Roma se poi hai dovuto mentire su quelle foto? Lasciami in pace, io mi faccio da parte, anzi, mi sono già fatta da parte. Ma tu lasciami in pace" lo interrompo e lo supplico nello stesso momento perché sono stanca di sentire scuse, giustificazioni, motivi per cui le ha mentito. Non mi interessa niente, vorrei solo che lui fosse sincero con me e prendesse una decisione. Una e per sempre. Perché non ho intenzione di fare la terza incomoda nella storia tra lui e Lucrezia, quella che deve essere tenuta nascosta. Non ha senso, così come non ha senso il fatto che sia venuto da me a Roma e che mi abbia seguita qui in ascensore se non è me che vuole.

"Non volevo lasciarti sola. Te l'ho già detto! Ma dovevo dirle che non ero con te, almeno fin quando non torniamo alla Måneskin House. Sai che sarebbe andata su tutte le furie" prova a spiegare, ma per me continua a non avere senso.

"Ci siamo lasciati qualche mese fa, ora stai con lei, ma ti stai comportando come se la tua compagna fossi io. Hai preso una decisione e non puoi tornare indietro o, forse, non vuoi. E lo so che quando torneremo alla Måneskin House non cambierà nulla, perché come sa tenerti in pugno lei, non so farlo io..." - lascio la frase in sospeso e mi volto, mentre lui fa lo stesso, per guardarci negli occhi - "La prossima volta non venire, così non dovrai mentire...".

"Il problema è che non riesco a starti lontano!" poggia entrambe le mani sulle mie spalle e la mia schiena finisce contro la parete dell'ascensore. I nostri occhi sono di nuovo gli uni dentro gli altri e sento il suo sguardo penetrarmi a fondo. Non riesce a starmi lontana e sa bene che nemmeno io riesco a stare lontano da lui, ma non è più il nostro momento e chissà se mai lo sarà di nuovo. Il suo naso sfiora il mio e le sue labbra sono così vicine alle mie che cerco di fare qualche passo indietro per evitare che si incontrino, ma sono completamente bloccata. Serro le labbra e vedo lui che si avvicina ancora di più, ma a riportarci alla realtà è il suono dell'ascensore che ci avvisa di essere arrivati al nostro piano. Lui si volta, come se non fosse accaduto nulla, mentre le porte si aprono e ci espongono al mondo. Lo vedo uscire, mentre io resto immobile con le spalle contro la parete. Porto una mano al petto e cerco di tenere a bada il respiro. Porto la testa all'indietro e chiudo gli occhi per cercare di scacciare via tutta la tensione accumulata. Butto fuori tutta l'aria che ho nei polmoni e poi mi rimetto in sesto per lasciare queste quattro mura.

Quando mi ritrovo sul pianerottolo della mia camera, Damiano già non c'è più e mi chiedo quanto tempo sono stata in ascensore per non vederlo più nei paraggi. Mi incammino verso la mia camera e faccio scivolare la chiave magnetica nella serratura della porta. La chiudo alle mie spalle e sento le mie gambe cedere. La mia schiena scivola lungo la porta e mi siedo per terra per provare a calmarmi. Stendo le gambe e stringo i pugni. Chiudo gli occhi, ma incontro i suoi dentro i miei, ancora una volta, come qualche minuto fa. Quegli occhi che mi hanno dimostrato ancora una volta quanto mi amano, quegli occhi che mi hanno fatto capire che non ci sarà mai nessun'altra come me. E per quanto lui possa essere stato bravo a mentire a Lucrezia, so che non stava mentendo a me. Perché per quanto lui possa essere stato abile a mentire, i suoi occhi non mi hanno mai mentito e mai lo faranno.  

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora