Ideare

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Ideare. Credo che non ci sia cosa più bella dell’ideare cose nuove, del mettersi ogni giorno alla prova, del dare tutto per progredire nel lavoro, soprattutto se quello che fai è il lavoro che ami. Ideare può risultare semplice, ma se non si possiede una mente creativa è alquanto difficile dare vita a nuove idee, dare vita a nuovi progetti. La mia testa è sempre stata un covo di idee, i miei più fedeli amici sono foglio, penna e un cellulare su cui appuntare tutto ciò che mi viene in mente e questo mi ha sempre portato anche a fantasticare su ciò che in realtà non ha un fondamento. Non sono brava solo a farmi venire nuove idee sul lavoro, ma lo sono anche a dare vita a film mentali che meriterebbero l’Oscar per la migliori regia, la miglior sceneggiatura e la miglior interpretazione. E uno di questi film mentali è iniziato nello stesso istante in cui ho sentito Damiano parlare mentre dormiva e confessare di essere stato a letto con Lucrezia. Ho cominciato a pormi domande su domande, ad immaginare quando sia potuto accadere e al motivo per cui non mi ha messa al corrente dopo che ci siamo detti tutta la verità prima di ritornare finalmente insieme dopo quello che abbiamo passato. Ho cominciato a dar vita alle fantasie più assurde e il motivo principale è perché quando accadono queste cose mi chiudo in me stessa ed evito di ascoltarlo, proprio come ho fatto questa mattina, lasciandolo impalato in soggiorno, tornando a dormire. Quando mi sono svegliata ho trovato un suo biglietto in cucina, accanto alla colazione che mi aveva preparato, in cui mi diceva di essere andato in studio dai ragazzi a provare e da allora non so che fine abbia fatto. Non ci siamo sentiti, non gli ho scritto perché sono troppo impegnata a portare avanti il mio film mentale, e lui ha fatto lo stesso, magari, come sempre, rispettando la mia decisione di non parlargli.
O forse, troppo impegnata a risolvere la questione Antonio. Si è chiusa con il processo, ma l’ultimo tassello è quello del risarcimento per chiudere definitivamente tutto. Vera mi ha informato questa mattina che la somma stabilita dal giudice era stata accreditata sul mio conto e da allora non ho fatto altro che pensare a come spendere quei soldi per poter realizzare uno dei miei più grandi sogni: quello di poter realizzare qui a Roma uno showroom tutto mio, in un palazzo tutto mio con al piano inferiore il negozio con linee disegnate da me e ai piani superiori gli uffici, lasciando l’ufficio che mi ha accompagnata per anni. È solo un’idea, ma è dalle idee che nascono i progetti più belli.
“Buongiorno Becky, come va?” mi chiede Emily, la mia assistente non appena entro in ufficio.
“La giornata è iniziata male, ma potrebbe migliorare. C’è qualcosa per me?” le chiedo mentre sorseggio il caffè dal bicchiere che ho tra le mani.
“Hanno chiamato dalla Milano Fashion Week!” esclama con un sorriso a 32 denti stampato sulle labbra. Spalanco gli occhi e poggio il caffè sulla sua scrivania per evitare che possa cadermi dalle mani.
“Sei seria?” chiedo incredula perché la Milano Fashion Week è sempre stata il mio sogno e, forse, potrebbe essere diventato realtà.
“Sì, prepara la collezione migliore che hai, vogliono che i tuoi modelli sfilino lì a febbraio” - urla Emily che in questo momento, forse, è più felice di me. Abbiamo messo insieme in piedi questo posto e insieme siamo andate avanti prima che il successo ci travolgesse e ora la Fashion Week, chi se lo sarebbe mai aspettato - “Ti manderanno tutti i dettagli via email quanto prima e hanno detto che chiameranno nei prossimi giorni per parlare con te”.
“Se mi stai prendendo in giro non ti parlerò per il resto della mia vita” sospiro e comincio a sorridere come un’ebete perché davvero è il sogno che si avvera e non avrei mai creduto potesse accadere.
“E non è tutto...”
“Almeno è un’altra buona notizia?” le chiedo prima che possa esporre il resto.
“Certo, hanno chiamato dalla redazione di Amici. Vogliono che tu vada lì. Credo sia per qualcosa di buono, altrimenti se fosse accaduto qualcosa con i costumi me l’avrebbero detto” spiega.
Curiamo i look di tutti coloro che prendono parte ad Amici da anni e Maria è, forse, la cliente migliore che abbiamo, prima che i Måneskin avessero il successo ottenuto, e cerchiamo sempre di fare tutto nel migliore dei modi per loro per evitare danni. Non chiamano quasi mai per lamentarsi e questa chiamata mi fa ben sperare.
“Va bene, fissa un appuntamento e tienimi aggiornata. Ci vado quanto prima”.
“C’è la nuova modella che ti aspetta fuori al tuo ufficio. Si chiama Eva e già non mi va a genio” alza gli occhi al cielo e già capisco di che tipo di persona sta parlando. Emily è buona con tutti, ma ha la capacità di catalogare le persone con un solo sguardo e i suoi occhi parlano, a volte anche più del dovuto.
Alzo la mano in segno di saluto e mi dileguo verso il mio ufficio così carica di felicità che ho completamente cancellato la rabbia accumulata questa mattina a causa di Damiano. Queste sono le notizie che mi mettono di buon umore e che mi fanno capire che lottare così tanto per il mio lavoro porta sempre i suoi frutti e ne varrà sempre la pena.
“Ciao, tu devi essere Eva. Io sono Rebecca, piacere di conoscerti” porgo la mano ad Eva, seduta all’esterno del mio ufficio in mia attesa. È una ragazza con i capelli neri, tagliati fin sopra le spalle, la carnagione chiara e gli occhi neri.
“Il piacere è mio” si alza e stringe la mia mano per seguirmi all’interno.
“Prego accomodati” le indico la sedia di fronte alla mia e poggio le cartelline che avevo tra le mani sulla scrivania e in quel preciso istante mi rendo conto di aver lasciato il caffè sulla scrivania di Emily, presa dall’euforia delle notizie ricevute.
“E’ un sogno per me essere qui. Seguo tutto ciò che fai da sempre e poter sfilare per te credo sia il punto più alto della mia carriera” comincia a riempirmi di complimenti e mi sento un po’ a disagio. Forse, Emily, stavolta ha sbagliato a capire di che tipo di persona si tratta perché a me, al momento, sembra stare simpatica. Eva interrompe il suo sproloquio quando sentiamo suonare alla porta.
“Avanti!” esclamo.
“Becky, c’è Damiano” Emily fa capolino dalla porta e fa spazio a Damiano per entrare. Come suo solito, cerca sempre di sorprendermi in qualche modo ed io non posso che esserne felice, ma ha qualcosa da farsi perdonare. Non appena varca la porta, Eva si volta e comincia a squadrarlo dalla testa ai piedi senza lasciare uno spazio del suo corpo libero dal suo sguardo: Emily aveva ragione, nemmeno a me va più a genio.
“Eva ti presento il mio compagno” - metto subito in chiaro i ruoli e lei gli porge la mano senza esitare e Damiano gliela stringe - “Emily, puoi accompagnare Eva nella sala costumi, dovrebbe esserci Giulia per alcune prove costumi. Poi ci aggiorniamo per i prossimi eventi” Eva si alza dalla sedia e ringrazia prima di dileguarsi insieme ad Emily che chiude la porta alle sue spalle.
“Cosa ci fai qui?” chiedo a Damiano alzandomi dalla sedia.
“Ti ho portato questo...” - mi porge il caffè ed io sorrido - “...Emily mi ha detto che l’avevi dimenticato sulla scrivania e sono andato a prenderne uno caldo”.
“Grazie” sussurro e mi avvicino a lui.
“Si può sapere cosa è successo stamattina e perché hai detto quelle cose?” domanda e credo sia giunto il momento di svelare ciò che ho sentito.
“Vic non ti ha detto niente?” - chiedo a mia volta, lui scuote la testa - “Ti ho sentito parlare nel sonno mentre dicevi a Vic che sapevi che mi avresti dovuto confessare di essere stato a letto con Lucrezia e sono andata su tutte le furie...”.
“Quante altre volte te lo devo dire che non è successo niente tra me e lei” - mi prende le mani e le tiene strette tra le sue - “Non mi ricordo nemmeno se stavo sognando e nemmeno di aver detto queste cose, ma ti giuro che con lei non ci sono stato e non ci voglio stare. Però, vorrei stare con te...” lascia la frase in sospeso e poi poggia le sue labbra sulle mie. Chiudo gli occhi e mi godo quel bacio, consapevole del fatto che non mi stia mentendo e che quelle parole potrebbero essere state dettate da tutte le paure che ormai si sono impossessate di noi. Dalla paura che abbiamo di perderci a causa di qualche segreto non rivelato o di qualcuno che potrebbe intromettersi nuovamente nel nostro rapporto.
Si allontana dalle mie labbra e si avvicina alla porta del mio ufficio per chiuderla a chiave. Non mi faccio attendere e mentre lo vedo girare la chiave nella serratura mi avvicino alla scrivania. Compongo il numero per chiamare Emily e non le do nemmeno il tempo di rispondere.
“Non mi passare nessuna chiamata e se viene qualcuno, non ci sono!” esclamo e prima di posare la cornetta del telefono la sento sorridere.

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora