Litigare. Non mi è mai piaciuto litigare con qualcuno, eppure mi sono ritrovata a litigare con Damiano tante volte. Forse più che litigare, ci siamo ritrovati a discutere, anche su cose alquanto futili, ma ci siamo ritrovati a farlo così spesso che potrebbe essere cominciato a piacermi, perché tutto ciò che ho fatto con lui, da quando non stiamo più insieme, ha assunto un sapore diverso ed anche litigare è una di quelle cose che mi manca. Perché il nostro litigare non è mai stato banale, le nostre discussioni hanno sempre provato a trovare un filo logico, anche quando questo non c'era. E mi manca così tanto parlare con lui che sarei disposta anche a litigare pur di sentire la sua voce rivolgersi di nuovo a me. Ma litigare, non mi è mai piaciuto, perché litigare vuol dire dare soddisfazione ad una persona che, probabilmente, non la pensa allo stesso modo in cui la pensi tu. E ha senso litigare solo se tu e quella persona siete sulla stessa lunghezza d'onda, altrimenti, non ne ha.
"Buongiorno!" esclama Lucrezia entrando in cucina, dopo essersi schiarita la voce.
Mi volto per guardarla e poi ritorno a poggiare il mio sguardo su Leo, sorseggiando l'ultimo goccio di caffè nella tazza. È entrata nell'esatto istante in cui Leo ha finito di dirmi le cose che gli ha confessato Damiano e non so se abbia potuto sentire, ma francamente non mi importa. Può anche aver sentito, non sono io a dover evitare di sapere queste cose, dovrebbe essere Damiano ad evitare di doverle dire se, adesso, ha lei al suo fianco.
Mi alzo dalla sedia, lasciando la tazza sul tavolo, e sorpasso Lucrezia, ferma sotto l'arco della porta della cucina in attesa che qualcuno le dia considerazione. Non voglio stare nello stesso luogo con lei, non voglio respirare la sua stessa aria, figuriamoci sedermi al suo fianco.
"Dove vai?" mi chiede Leo prima che io possa lasciare la stanza.
"Eh, sarebbe ora se ne andasse a casa sua" mi volto di scatto quando sento la sua voce rispondere al posto mio e se, fino a questo momento ho pensato che litigare con una persona ha senso solo quando si è sulla stessa lunghezza d'onda, al momento, credo che, ogni tanto, faccia bene litigare anche con chi non la pensa esattamente come te, soprattutto se questa persona cerca di stuzzicarti per arrivare allo scontro.
"Ti ricordo che sono qui per lavorare. Quella che è qui, a farsi la vacanza, sei tu. Quindi, dovresti tornare tu a casa, non io" le rispondo con la calma più assoluta perché non mi va di urlare contro una persona che, probabilmente, non ascolterà nessuna delle mie parole.
"E hai solo questo lavoro? Non puoi andare altrove?" chiede con aria altezzosa, voltandosi verso di me, perché fino ad ora era stata di spalle.
"Non è un tuo problema sapere quanto lavoro ho e dove posso andare. Il mio lavoro, al momento, è qui e non devo darti nessuna spiegazione" - affermo avvicinandomi a lei - "Stai tranquilla, non sono qui per soffiarti nessuno" la rassicuro perché so che il suo timore è quello.
"Io credo che sia meglio per te andare via!" esclama facendo qualche passo verso di me.
"Altrimenti cosa mi fai..." lascio la frase in sospeso e ci ritroviamo faccia a faccia, come mai mi sono ritrovata nell'intero arco della mia vita, ma se l'è cercata e, anche se litigare non è il mio passatempo preferito, bisognava mettere alcune cose in chiaro.
"Becky, finiscila!" esclama Leo raggiungendoci e poggiando la sua mano sul mio polso per allontanarmi da Lucrezia. Incontro il suo sguardo e cerco di calmarmi guardando i suoi occhi che, al momento, sono l'unico appiglio che ho per poter trovare pace. Non saranno gli occhi di Damiano, o quelli di Victoria, ma sono gli occhi di una persona che continua a restare al mio fianco, nonostante tutto e che farebbe di tutto pur di evitare una discussione più accesa tra me e Lucrezia.
Sposto lo sguardo su di lei e la vedo andare a sedersi al tavolo, come se non fosse successo nulla, ma io sono il suo esatto opposto e il sangue mi ribolle nelle vene. Non permetto a nessuno di dirmi cosa fare, quando farlo e come farlo, figuriamoci a lei. E oggi, è andata molto oltre il mio limite di sopportazione.
"Cosa sta succedendo qui?" mi volto quando sento la voce di Damiano, mentre Leo mi tiene ancora il polso. Mi libero dalla sua presa e mi incammino verso di lui. Mi ritrovo con il suo viso a pochi centimetri dal mio, come non accadeva da mesi, e una strana sensazione mi pervade, ma non devo farmi assalire dalla voglia che ho di baciarlo, ho un'altra questione da mettere in chiaro e, farlo adesso, è davvero necessario.
"Dì alla tua ragazza..." - gli punto un dito contro - "...che io sono qui per lavorare. Può stare tranquilla! Perché non ho nessuna intenzione di gareggiare per vincere un premio che non riceverò mai" alzo leggermente la voce quando pronuncio l'ultima frase per fare in modo che lei la senta bene. Non ho nessuna intenzione di mettermi a fare una competizione con lei per avere Damiano. Non ho nessuna intenzione di farlo perché se lui, adesso, è qui con lei, significa che ha già scelto con chi stare e non ci sarà gara alcuna. Non mi è mai piaciuto gareggiare, così come non mi è mai piaciuto litigare. Sono sempre stata la prima scelta di qualcuno e non ho mai avuto bisogno di competere per raggiungere un obiettivo. Sono stata la prima scelta dei personaggi famosi che si affidano a me per i loro look. Sono stata la prima scelta dei Måneskin dal momento esatto in cui si sono dovuti immergere in questo mondo. Sono stata la prima scelta di Damiano quando ho incontrato il suo sguardo per la prima volta. Un giorno, sarò la prima scelta di qualcun altro e se, adesso, non sono più la sua prima scelta, non ho intenzione di fare a gara con Lucrezia per poterlo diventare di nuovo.
E, seppur diverse da quelle che avrei voluto rivolgergli, queste sono le prime parole che ci scambiamo dal giorno in cui abbiamo discusso ad Amsterdam. Lui che chiede ed io che rispondo e poi, nessuna risposta. Forse non si aspettava la mia reazione. Forse, non ha nemmeno capito perché abbiamo discusso. Forse, ascolterà sono la sua versione dei fatti e si fiderà di lei. O forse, ascolterà anche le parole di Leo e trarrà da solo le sue conclusioni.
Lo guardo un ultima volta, prima di uscire da quella stanza, prima di lasciarlo in balia di Lucrezia che, adesso, proverà a far prevalere le sue ragioni. Raggiungo l'esterno della casa e alle mie spalle sento Chili che scodinzola: lui sì che ha capito da che parte stare. Si posiziona davanti a me e mi accovaccio sulle ginocchia per accarezzarlo. Mi siedo tra l'erba e lo prendo tra le braccia e lui comincia a leccarmi il naso. Lo stringo forte a me e mi godo quell'attimo di tranquillità che mi è concesso. Mai mi sarei aspettata di dover discutere con lei per un motivo così futile, perché nella sua testa frullano le cose più assurde e, anche se avesse sentito le parole di Leo, avrebbe dovuto parlare con Damiano, non rivolgersi a me in quel modo. Mai mi sarei aspettata di dover litigare con lei perché ci siamo ignorate nel migliore dei modi, a parte quel piccolo battibecco in piscina. Ma quando la mia pazienza raggiunge il suo limite, non riesco a fermarla e non riesco a bloccare le parole che mi escono di bocca a fiumi, senza alcuna sosta. Perché sarà anche vero che non mi piace litigare con chi non è sulla mia stessa lunghezza d'onda, ma mettere a tacere chi mette a dura prova la mia pazienza potrebbe diventare la mia specialità.
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L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano David
FanfictionIl sequel di 'E prometti domani a tutti parlerai di me' Se vi va dategli una chance #1 in Damiano #1 in Eurovision #1 in Ventanni