Spiccare il volo

465 27 17
                                    

Spiccare il volo. Dopo un tonfo, c'è sempre bisogno di spiccare il volo, di ritornare a provare emozioni, di rinascere. Spiccare il volo è necessario dopo aver attraversato un periodo buio. Spiccare il volo può essere un modo per evitare di tornare indietro, per evitare di soffrire. Un uccello spicca il volo per la prima volta quando capisce che le ali che possiede gli permettono di andare via, di sentirsi libero. Io ho spiccato il volo quando ho messo piede sull'aereo che mi ha portata a Parigi e ho deciso di ricominciare, nonostante ci fosse sempre una forza motrice che cercava di buttarmi giù e di farmi ripensare al passato. Ho deciso di spiccare il volo il giorno in cui ho accettato di uscire con Charles che sta facendo di tutto per farmi dimenticare Damiano e, anche se a piccoli passi, in circa due settimane è riuscito a farmi ritornare il sorriso. E posso dire che, anche la nostra frequentazione, perché è un po' presto per chiamarla storia, ha spiccato il volo. Ci vediamo tutti i giorni per lavoro, ma poi continuiamo a stare insieme anche dopo il lavoro. Usciamo a cena, vado a casa sua e lui viene a casa mia e il bacio è scattato dopo qualche sera dalla prima uscita. È stato un bacio diverso da quelli che scambiavo con Damiano, ma è stato un bacio che mi ha permesso di spiccare il volo che desideravo di spiccare. Oltre quello non è successo nulla e sono felice così perché è davvero poco tempo che va avanti questa frequentazione. Ma allo stesso tempo non so se mai accadrà perché nonostante mi stia godendo il momento, continuo ad essere frenata dal ricordo e dal pensiero di Damiano che, probabilmente, mi tormenterà a vita. Mi sento frenata come si sente frenato un uccello con l'ala ferita, privato della sua libertà. E anche se sa che l'ala, prima o poi, guarirà, si sente chiuso in un circolo dal quale sembra di non poter uscire. Ed io, anche se so che con Damiano potrebbe non esserci più nulla, mi sento rinchiusa in un circolo vizioso da cui non potrò mai uscire.

Il lavoro procede a gonfie vele ed è la cosa che ha spiccato il volo più di tutte. Camille è entusiasta di come stiamo lavorando e le idee continuano a sgorgare dalla mia testa come un fiume in piena. I costumi di scena stanno prendendo forma e sono davvero soddisfatta del modo in cui sto lavorando. Credo che prendere parte a questa esperienza mi farà maturare ancora di più ed è stata il miglior modo per evadere dalla realtà. Così come sta facendo il possibile per farmi evadere dalla realtà anche Charles. Siamo appena usciti dal teatro dove si sono svolte le prove dello spettacolo. Più andiamo avanti, più si entra nel vivo e più il lavoro diventa duro e la presenza di ognuno di noi è necessaria, quasi tutti i giorni. Ci sono sempre modifiche da fare, parti da perfezionare, scenografie da preparare e abiti da confezionare, anche se sotto questo aspetto sono molto avvantaggiata grazie al fatto di aver disegnato quasi tutto prima della partenza. Charles mi sta sostenendo anche sotto questo punto di vista e non posso che esserne felice perché ho sempre avuto bisogno di qualcuno che mi aiutasse a rialzarmi nei momenti no del mio lavoro. Non è Damiano e non è sicuramente Victoria, ma sta davvero cercando di farmi stare bene, anche perché gli ho raccontato tutta la mia storia e ha perfettamente capito che il mio unico obiettivo è di andare avanti e dimenticare il mio passato, per quanto sia possibile.

"Che ne dici se stasera andiamo a cena fuori?" mi chiede mentre camminiamo per le strade di Parigi, quasi arrivati a casa mia.

"Non lo so Charles, devo sistemare delle cose per gli abiti e sono già le 19. Devo chiamare le mie assistenti a Roma per capire a che punto sono con la preparazione dei costumi. Sono super piena!" esclamo, poi gli prendo la mano e gli lascio un bacio sulle labbra.

"Sei esente solo perché mia madre esige la perfezione e voglio evitare che se la prenda con te per colpa mia" sorride e mi stringe più forte la mano mentre continuiamo a camminare e i palazzi che si susseguono, uno accanto all'altro, mi fanno capire che sono a pochi passi da casa mia. Mi avvicino a lui per lasciargli un altro bacio sulle labbra che cerca di approfondire, ma con la coda dell'occhio destro, intravedo qualcuno proprio vicino al portone del palazzo, che pare stia aspettando qualcuno. Allontano le labbra da quelle di Charles e mi volto per guardare meglio di chi si tratta. Strabuzzo gli occhi perché credo di star avendo le allucinazioni quando mi accorgo che quella persona è Damiano. È fermo lì, in tutto il suo splendore, con un paio di pantaloni metà neri e metà grigi e una camicia bianca con i primi due bottoni slacciati. Si passa una mano tra i capelli e poi mi vede e sul suo volto compare uno di quei sorrisi che ha sempre dedicato solo a me. Sospiro e poi prendo la mano di Charles, lui la stringe forte e poi incrocia il suo sguardo con il mio. Gli fanno un cenno con la testa e lui mi segue, senza proferire parola o fare domande.

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora