Parlare

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Parlare. E' sempre buono e giusto parlare con le persone che ti sono più vicine di quello che ti accade nella vita. Parlare e dire le cose ad alta voce ti permette di ascoltare cosa frulla nella tua testa per capire se ciò che stai facendo è giusto o sbagliato. Parlare serve a far realizzare, a rendere reale, quello che pensi ogni giorno. E a me, è sempre piaciuto parlare. Parlo tanto, sin da quando ero bambina, e non ho mai smesso. Parlo così tanto che a volte faccio fatica anche io ad ascoltarmi, ma altre volte preferisco stare in silenzio per evitare di sprecare fiato con persone che non meritano nemmeno un suono impercettibile della tua voce. Parlo tanto e lo faccio soprattutto con le persone di cui mi fido e tra queste persone c'è sicuramente Victoria, sempre pronta a sentirmi parlare, anche quando vorrebbe solo prendere due cuffie enormi e piantarsele sulle orecchie per non ascoltarmi. E Victoria è anche la prima persona a cui racconto tutto ciò che mi accade e alla quale non ho ancora raccontato cosa è accaduto con Damiano, anche se potrebbe già averlo saputo da lui stesso.

Charles è appena andato via e dopo aver risposto alla sua sfilza di domande su quello che era accaduto, sul motivo della visita di Damiano e su tutto ciò che gli riguardava, ha deciso di non toccare più l'argomento e la serata è proceduta in maniera più tranquilla. Forse, ho reagito un po' male alle sue domande e spero non abbia capito che in me c'era qualcosa che non andava, ma avrei reagito così anche se non avessi avuto nulla da nascondere. Charles sa dal primo giorno che di Damiano non si chiede e non si parla, a meno che non sia io ad aprire il discorso. È una storia troppo complessa ed ingarbugliata per poterne parlare così apertamente con una persona entrata da poco nella mia vita. Una storia ingarbugliata che solo Victoria conosce nei minimi dettagli e solo a lei posso raccontare gli ultimi avvenimenti.

Prendo il cellulare dal tavolo dopo aver pulito la cucina e compongo il numero, ormai imparato a memoria, per chiamarla. Uno, due, tre squilli, poi dall'altro capo del telefono sento la sua voce.

"Becky, come stai?" mi chiede.

"Se ti dico che mi manchi risulto troppo smielata?" domando e la sento ridere.

"Mi manchi anche tu, non sei smielata" - puntualizza - "Che mi racconti di bello?".

"Ho moooooolte cose da raccontarti..."

"Cosa mi sono persa?" sento la curiosità che oltrepassa il telefono e raggiunge Parigi, da Roma, in un batter d'occhio.

"Damiano è venuto qui..." - sento il campanello suonare ed interrompere il mio racconto - "Vic, aspetta un attimo, hanno suonato alla porta" lascio il telefono sul letto e mi dirigo alla porta. Giro la chiave nella serratura e quando la apro, mi ritrovo la mia migliore amica, in tutto il suo splendore, con il telefono all'orecchio in mia attesa.

"Damiano non è l'unico ad essere venuto qui!" esclama e poi si getta tra le mie braccia per farsi abbracciare. La stringo forte che più forte non si può. Non la vedo da quando sono andata via dalla Måneskin House. E non vederla mi pesa davvero tanto, anche se cerchiamo in ogni modo di essere presenti sempre, l'una per l'altra.

"Dai entra!" esclamo sciogliendomi dall'abbraccio e le faccio spazio per farla entrare in casa.

Non se lo fa ripetere due volte e si fionda subito sul letto. Si siede, incrocia le gambe e batte la mano sul piumone per farmi sedere accanto a lei.

"So che Damiano è venuto qui. Tra due giorni abbiamo un concerto a Parigi. Io, Thomas ed Ethan siamo arrivati oggi, ma lui si è anticipato per venire a parlarti e dal tuo tono di voce credo che non abbiate solo parlato..." lascia la frase in sospeso e incontra il mio sguardo, poi sorride ed io scuoto la testa perché sa leggermi nel pensiero, come nessun altro sa fare.

"Non sapevo doveste fare un concerto qui. Sono super presa dal lavoro che ho davvero avuto poco tempo per informarmi" - mi giustifico ed è la verità, altrimenti non ci avrei pensato un minuto per chiedere a tutti loro di incontrarci - "E sì, non abbiamo solo parlato. L'ho ritrovato qui giù e l'ho fatto salire. Mi ha chiesto scusa per tutto ciò che mi ha fatto, mi ha spiegato di Lucrezia e una parola tira l'altra, abbiamo fatto l'amore tutta la notte. Tutta. Ed io mi sento una persona schifosa nei confronti di Charles" le prendo le mani e le stringo forte per farmi trasmettere la sua forza.

"Non gli hai detto nulla?"

"No, è venuto qui. È andato via poco prima che arrivassi tu. Ho cercato di comportarmi nel modo più naturale possibile. Ha provato anche ad andare oltre, ma l'ho fermato. Non me la sentivo e non me la sarei sentita nemmeno se non l'avessi fatto fino a qualche ora prima con Damiano. Mi ha riempita di domande, ma gli ho detto, per l'ennesima volta, che di Damiano non deve chiedere e non vorrei essere stata troppo dura da farlo sospettare..."

"Hai una luce negli occhi che non ti vedevo da mesi e per come si è comportato Damiano con te, vorrei fosse Charles a provocartela, ma so per certo che non è così. Quella luce te la provoca solo Damiano e se stavi iniziando a cambiare la tua vita qui a Parigi, sono sicura che da oggi ricomincerai a pensare a lui" in tutta la sua tranquillità e in tutta la sua saggezza, Victoria esprime a pieno ciò che sto provando in questo momento e non avrei voluto sentirmi dire parole diverse perché lei sa. Lei sa che questa luce nei miei occhi la provoca solo lui e nessun altro e dopo aver passato una notte con lui, sono sicura che rimarrà nei miei occhi per un bel po' di tempo.

"Me ne sto già pentendo, ma in quel momento mi sono sentita la donna più felice del mondo. Come solo Damiano mi fa sentire".

"Ci sei di nuovo dentro, con tutti e due i piedi" scuote la testa e sorride per spezzare la serietà del momento, ma le sue parole sono assolutamente vere e devo provare a tirarmi, nuovamente, fuori dal tunnel di nome Damiano.

"E tu mi aiuterai a tirarmi fuori" la tira verso di me e la stringo forte per sentirla più vicina, per sentire il bene che proviamo l'una per l'altra. Per distruggere la distanza che si è creata in queste settimane, anche se il bene supera qualsiasi confine.

"Che ne dici di venire a vederci al concerto? Tu e Charles, ovviamente, se vuole" mi chiede ed io non vedo l'ora di poterli riascoltare dal vivo, dato che l'ultima volta è stato a Berlino e mi manca davvero tanto l'atmosfera che si crea quando cominciano ad esibirsi, mi manca la dimensione in cui mi immergo quando sento le note delle loro canzoni.

"Ma certo che vengo. Non devi nemmeno chiederlo e proverò a convincere anche Charles" Vic si avvicina e mi abbraccia e mi rilasso tra le sue braccia cercando di non pensare a quello che è successo. Cercando di scacciare i sensi di colpa, cercando di far spazio solo all'amore per questa famiglia che continua a starmi vicina nonostante la distanza. Questa famiglia che farebbe di tutto pur di vedermi. Questa famiglia che è la mia famiglia. Questa famiglia con cui avrò sempre bisogno di parlare.  

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora