Fermarsi

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Fermarsi. Quando se ne sente il bisogno, occorre prendersi una pausa e tenere lontano tutto ciò che riguarda il lavoro, ma anche le persone che ti causano stress. Fermarmi dal lavoro è, spesso, più facile rispetto al tenere lontane le persone che mi causano stress. E, proprio come oggi mi sono fermata dal lavoro, ma le persone che mi procurano malcontento, sono sempre davanti ai piedi per provare a procurarne sempre di nuovo. Siamo tornati da Berlino questa mattina, dopo un via vai di interviste e il live che i Måneskin hanno tenuto. Siamo tornati da Berlino dopo che io avevo fatto avanti e indietro per risolvere i problemi che mi sono stati causati a Roma. E, nonostante a Roma e a Berlino ci sia stato una sorta di riavvicinamento tra me e Damiano, una volta tornati alla Måneskin House, la presenza di Lucrezia ha alzato, nuovamente, quel muro che stavamo provando ad abbattere dopo poco più di tre mesi. A Berlino, dopo l'accaduto in ascensore, abbiamo avuto un rapporto diverso rispetto a quello che avevamo avuto fino a prima che mi raggiungesse a Roma. Abbiamo scherzato e chiacchierato dietro le quinte e nei momenti liberi, ma da quando abbiamo messo piede alla Måneskin House non mi ha più rivolto la parola, nemmeno per sbaglio, come se volesse evitare di farci vedere da Lucrezia, come se volesse proteggermi dalla gelosia della sua attuale fidanzata.

È ormai sera e, nonostante le temperature si stiano lentamente abbassando, in questa seconda metà di settembre, fa ancora abbastanza caldo, tanto da portarci ad organizzare una mega festa in piscina, in pieno stile Måneskin, come abbiamo spesso fatto quando il caos tra concerti ed eventi ci permetteva di fermarci e ci dava un po' di tregua. Credo sia il nostro modo preferito di fermarci, di goderci quel poco tempo libero di cui il successo ci sta privando. E parlo al plurale perché il mo successo è consequenziale a quello dei Måneskin perché è grazie a loro se sono arrivata così in alto, se, ormai, in televisione non si parla solo di loro, ma anche di me.

"Leo, non ti permettere!" urlo scappando via da Leo che vorrebbe afferrarmi per gettarmi in piscina.

"Non te lo risparmi, tocca anche a te" lo sento gridare mentre mi allontano verso l'interno della casa per rifugiarmi da qualche parte ed evitare di finire in piscina.

"Damiano, ti sto dicendo che se ne deve andare. Sai quante stylist ci sono in giro. Vuoi vedere che non ne trovate una migliore?" sento la voce di Lucrezia provenire dalla cucina quando metto piede in casa e mi blocco subito dopo aver oltrepassato la porta d'ingresso.

"Lo sai, vero, che non è una decisione che posso prendere io?" chiede Damiano mentre continua la sua discussione con Lucrezia cercando una scusa per non mandarmi via, dopo la sua richiesta, senza, però, dire che il primo a non volermi mandare via è proprio lui. Ed io non voglio credere a ciò che sto ascoltando. Lucrezia non ha il diritto di decidere sulla band, su chi lavora per loro e chi si fa in quattro per far si che vada tutto nel verso giusto. Lei non dovrebbe nemmeno pensare di poter chiedere il mio allontanamento dalla band, ma a quanto pare non l'ha capito.

"Ti ho presa!" esclama Leo alle mie spalle, dopo avermi cinto i fianchi con le sue braccia e avermi tirata su di peso, riportandomi alla realtà. In quel preciso istante Damiano e Lucrezia si voltano e si accorgono della mia presenza. Erano così presi dalla loro conversazione che se Leo non avesse urlato, non si sarebbero resi conto che io fossi lì.

"Leo, lasciami stare. Non ho voglia" - mi divincolo tra le sue braccia per cercare di liberarmi, ma Leo non ne vuole sapere niente - "Leo, per favore. Non è il momento" mi libera quando cambio il tono di voce e cerco di sembrare la persona più calma di questo mondo. Damiano mi guarda, mentre Lucrezia cerca di attirare la sua attenzione, ma i suoi occhi si sono posati sulle braccia di Leo attorno ai miei fianchi e continuano a squadrarmi dalla testa ai piedi, forse anche per capire da quanto sono lì. Quando incontra il mio sguardo, cerca di trasmettermi qualcosa, ma non c'è scusa che tenga per la conversazione che ho appena ascoltato e che spero di non dover più risentire.

Scuoto la testa e mi volto per tornare in piscina dove gli altri continuano a divertirsi e a bere come se non ci fosse un domani. Mi siedo sulla sdraio accanto a quella di Marta e resto per qualche secondo a fissare il vuoto davanti a me per provare a capire cosa accadrà dopo la richiesta di Lucrezia. Se avrà mai il coraggio di dirmi che devo andare via o se ne parlerà prima con gli altri. Quello che è certo è che lei è tossica per lui e che lui non si è mai comportato così, con nessuno, tanto meno con me, e non ha mai pensato di mancare di rispetto i suoi compagni di viaggio, provando a chiedergli di farmi fuori.

"Giurami che se ti dovessero chiedere di mandarmi via, tu non lo farai" le parole mi escono di bocca senza freno e quando mi volto verso Marta, la vedo spalancare gli occhi.

"Becky, stai delirando?" mi chiede incredula.

"Giuramelo!" esclamo mentre attendo una sua risposta.

"Te lo giuro, ma perché questa richiesta?" domanda curiosa di sapere, come d'altronde lo sono anche io.

"Lucrezia stava dicendo a Damiano che devono mandarmi via..."

"Ferma, ferma, ferma! E Lucrezia lo sa che non ha voce in capitolo?" mi interrompe subito perché, proprio come me, non è d'accordo su quello che ho sentito.

"Lucrezia no, ma Damiano sì e sappiamo come si faccia convincere facilmente da lei" espongo la mia teoria.

"Ma nessuno dei ragazzi lo permetterà e tanto meno io" risponde Marta e mi sento più tranquilla perché so di avere dalla mia parte la maggioranza e che nessuno di loro permetterà a Damiano di mandarmi via. E mi sento, ancora una volta, in un gioco, in una gara a cui non ho mai deciso di partecipare. Come se fossi il candidato di un partito in una campagna elettorale in cerca della maggioranza per ottenere il ruolo tanto desiderato. Ma io non ho nulla da ottenere, ho già tutto e non permetterò a Lucrezia di portarmelo via, per nessuna ragione al mondo.

"Leooooooooooo!" urlo quando lo sento afferrarmi, ancora una volta, per i fianchi, alle spalle. Mi ha preso alla sprovvista perché ero intenta a parlare con Marta. Anche stavolta cerco di divincolarmi dalla sua presa senza alcun risultato e, quando riesce ad alzarmi dalla sedia, mi prende in braccio e corre verso la piscina. E poi si tuffa con me tra le sue braccia senza darmi nemmeno la possibilità di otturarmi il naso o chiudere la bocca, infatti bevo tanta di quell'acqua che un sapore di cloro mi invade la bocca. Quando risalgo in superficie tossisco, mentre sento gli altri ridere per la scena e noto Lucrezia e Damiano, seduti a guardare accanto a Vic e Thomas, arrivati, forse, nell'esatto istante in cui Leo ha deciso di gettarmi in piscina perché fin quando ero a parlare con Marta, loro erano ancora dentro.

"Ti avevo detto che mi dovevi lasciar stare..."

"E se non ti volessi lasciar stare?" chiede Leo avvicinandosi a me. Faccio qualche passo indietro, ma vado a sbattere con la schiena contro il bordo della piscina. Leo si fa sempre più vicino, mentre sento gli altri urlare dallo stupore per la scena a cui stanno assistendo.

"Succede questo!" - esclamo lasciandogli un leggero schiaffo sulla guancia per farlo allontanare, mentre gli altri scoppiano a ridere e lo stesso fa anche lui - "Ma quanto sei cretino!".

Leo si allontana dopo avermi lasciato un bacio sulla guancia ed incontro lo sguardo di Damiano che è proprio seduto su una sdraio di fronte a me. I suoi occhi sono cupi e cercano di trasmettermi la gelosia e la rabbia per la scena a cui ha appena assistito. Sa bene che tra me e Leo non c'è nulla e mai ci sarà, siamo ottimi amici, lavoriamo per le stesse persone e, anche lui fa parte di quella che io considero la mia famiglia. Ma Damiano, spesso, crede che gli altri ci provino con me solo per farlo ingelosire. Si è comportato così con Ethan, quando ci ha beccati in piscina, e vorrebbe comportarsi così anche con Leo, ma non glielo permetterò. Quegli occhi così li ho visti quando c'era Antonio nei paraggi, ma Ethan e Leo non sono Antonio e non vogliono nulla da me. Io non sono come lui, capace di sostituirmi nel giro di pochi mesi, io sono ancora a qui a pensare a lui, a trovare una quadra. Sono ancora qui a provare a fermare i sentimenti che provo per lui, anche se è impossibile. Sono qui a rimuginare su quello che è accaduto tra Roma e Berlino, dove siamo stati capaci di fermarci, ma saremmo voluti andare oltre. Sono qui per immedesimarmi nei suoi comportamenti che, adesso, sono più strani che mai. Sono qui a cercare di capire cosa sta accadendo, cosa sta tramando Lucrezia. Perché se io, con gli altri, so fermarmi, Lucrezia non sa farlo. Lucrezia va oltre e l'ha fatto dal giorno in cui ho messo piede qui dentro, dall'esatto momento in cui ha capito che io fossi ancora una minaccia. E se Lucrezia non sa fermarsi, Damiano non sa fermarla ed è una mina vagante pronta a far esplodere una bomba. Una bomba che potrebbe portare ad un caos non destinato a fermarsi.  

L'errore tuo è stato amarmi || Måneskin || Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora