48| Lizzie, James & the creation of a spell

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Lizzie Greenway aveva giurato a sé stessa qualche anno prima, poco dopo la morte di sua madre, che non si sarebbe mai arresa di fronte a niente. La magia era sempre stata il suo unico appiglio, il suo punto di riferimento, la sola cosa che avrebbe potuto aiutarla... e lei ci credeva.

Ora, però, mentre tentava con tutta sé stessa di creare un incantesimo, sentiva il suo potere scivolarle via dalle dita come una piccola gocciolina d'acqua. Era come se non riuscisse a concentrarsi.

E per la prima volta in vita sua... ebbe paura. Paura di non essere abbastanza. Paura di non essere in grado di trovare una soluzione al suo problema.

Non poteva mollare, ma la rete intrecciata della sua mente non riusciva a trovare il capo. Detestava la cosa. Detestava l'essere intrattabile. Detestava che James l'avesse vista in quel modo e avesse pensato che volesse lasciarlo per qualche strano motivo. Detestava che i suoi amici non le fossero accanto, e nemmeno per scelta loro. Detestava il pensiero di doverlo perdere.

Scosse la testa, portandosi le mani tra i capelli e stringendo con forza. Il dolore fisico, in quel momento, le sembrava l'unica maniera per concentrarsi. I suoi occhi scivolarono di nuovo sulle pagine di quei vecchi tomi polverosi. Doveva pur esserci un modo...

Si morse il labbro fino a farlo sanguinare.

Sbatté la mano contro il tavolo, maledicendosi. Era potente, era intelligente, era capace di fare tutto quello che voleva... allora perché? Perché non riusciva a trovare un modo per aiutare una delle persone che per lei contava di più al mondo?

Scattò in piedi, con il desiderio sfrenato di piangere e dare di matto. Doveva trovare James. Doveva scusarsi. Doveva dirgli tutto.

Erano ufficialmente tre giorni che non usciva da quella Biblioteca, dalla Stanza delle Necessità in generale. Non aveva mangiato niente per tutto il tempo, né aveva dormito. La sua ricerca aveva avuto la precedenza fin dal primo momento, ma...

Ma ora che non riusciva a sbrogliare i suoi pensieri, doveva assolutamente pensare a chiedere perdono al suo meraviglioso ragazzo. Era stato un santo a non impazzire completamente, soprattutto dopo l'ultima maledetta volta che avevano parlato.

Assorbì le ultime informazioni dal libro che aveva poggiato sul tavolo e poi schioccò le dita, tutto tornò al suo posto e lei uscì dalla Stanza con attenzione.

Aveva anche saltato gli allenamenti pre-partita di Quidditch, che si sarebbe svolta cinque giorni dopo, ma aveva avuto la cortesia di avvisare il suo capo-compagno di Casa che non ci sarebbe stata.

Cercò di farsi vedere il meno possibile, il suo aspetto non era dei migliori. Se il suo viso di solito irradiava la nuova gentilezza ed il nuovo animo del suo cuore, adesso sembrava che fosse uscita da un libro dell'orrore.

Lanciò un piccolo incantesimo ed una minuscola freccia arancione la guidò verso il Grifondoro. Lo trovò fermo in uno dei cortili, ad aspettare che Sirius e Peter finissero di discutere riguardo qualche strano argomento.

Quando James si accorse di lei si tese, incapace di fare altro. I suoi occhi si piantarono in quelli nocciola di Lizzie, dicendole tutto quello che non avevano detto nella Stanza delle Necessità. Era difficile non notare gli enormi cerchi neri che erano le sue occhiaie, sembrava quasi che non dormisse da giorni interi, che non avesse fatto nemmeno una pausa.

<<Possiamo parlare?>> domandò, rivolgendosi al suo ragazzo <<Per favore>> aggiunse sottovoce, attendendo paziente una risposta.

<<Certo>> mormorò lui, correndole subito accanto e facendo in modo di sgusciare via il più in fretta possibile. Emily era nei paraggi, non voleva che la ragazzina si appiccicasse di nuovo ad Eliza, non ora che era finalmente uscita dalla sua tana.

&quot;James Potter è un bastardo!&quot; [INCOMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora