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Mirko's pov
Oggi è martedì, uno dei giorni notoriamente più rilassanti della settimana per me.
La prima cosa che faccio quando mi alzo dal letto è guardare dalla finestra, anche se i raggi dorati sul pavimento fanno chiaramente capire che anche oggi sarà una splendida giornata.
Mi avvicino alla finestra e mi perdo nel vedere i tetti delle case di Milano illuminati dal sole che splende sulla città, sorrido, questa vista mi fa sempre piacere e mi dà la carica.
Come sempre prima di andare in studio, mi faccio una doccia veloce e mi vesto, non faccio quasi mai colazione a casa, prenderò un caffè in studio, come faccio sempre.
Esco di casa e prendo la macchina, da casa mia al mio studio c'è un po' lontano e quindi è più comoda, poi mi piace tantissimo guidare, è una mia passione.
Una delle tante.
Quando arrivo, parcheggio al solito posto e non posso che notare la Dacia Duster bianca di Simone parcheggiata sulla destra, chiaro e inequivocabile segno della sua presenza e sorrido.
C'è solo la sua macchina, i ragazzi arrivano sempre più tardi di lui.
Entro nell'edificio, salgo le scale, prendo le chiavi da una delle tasche dei pantaloni ed entro in studio.
La prima persona che vedo è Simone, che si sta sedendo al tavolo bianco che c'è all'entrata.
Appena mi vede mi rivolge un sorriso raggiante e affettuoso.
"Oi Mi, buongiorno!", mi saluta  venendomi incontro e abbracciandomi, sempre sorridendo.
"Ehi Simo, buongiorno a te!", rispondo io ricambiando l'abbraccio e il sorriso.
Ci stacchiamo e lui mi guarda.
"Come stai? Che mi racconti?", mi chiede allegro e contento.
"Io sto bene, grazie tante, e tu?".
"Tutto bene".
Lo sguardo mi cade sui fogli bianchi con due righe di scrittura, la scrittura veloce e sbarazzina di Simone che conosco molto bene ahahah, che si mimetizzano perfettamente con il tavolo bianco.
"Che fai di bello?", gli chiedo indicando i fogli.
Lui segue il mio sguardo.
"Oh, nulla, stavo solo pensando a qualche città per il tour", rivela con un sorriso imbarazzato.
Sorrido e, spinto dalla curiosità, mi avvicino al tavolo per leggere quello che ha scritto su uno dei fogli.
Ha segnato la nostra amata Milano (ovviamente), Roma, Napoli e Catanzaro.
Sorrido.
"Vanno bene, ma non è un po' presto per decidere? Non siamo neanche a metà luglio", sorrido io facendolo un po' imbarazzare.
"Be', sai com'è, io sono uno che si mette avanti ahahah. Ma se per te è un po' presto, va benissimo, del resto sei tu qui dentro che comanda", risponde sorridendo.
"Anche tu però qui dentro sei importante", rispondo io sorridendo.
"Eh lo so, lo so", ribatte facendo finta di pavoneggiarsi "senza di me tu saresti perso", ride pavoneggiandosi con fare teatrale.
Gli sorrido e annuisco, l'ha detto in modo scherzoso ma è la verità, lui è il mio migliore amico prima del mio manager più fidato, sa tutto di me, mi conosce da tanti anni, così come io so tutto di lui.
Si avvicina alla macchinetta del caffè.
"Ho voglia di caffè. Ne vuoi uno?", mi chiede guardandomi.
"Per me un cappuccino, grazie", gli rispondo.
"E cappuccino sia", dice lui con fare teatrale.
Fa partire la macchinetta e io mi siedo al tavolo bianco, con lo sguardo fisso sul foglio scritto da Simone e sulla sua penna stilografica nera, a cui so che è molto affezionato, essendo un regalo di Natale di due anni fa che gli ha fatto sua mamma.
Il silenzio aleggia nella stanza, Simone canticchia qualche mia canzone e io sorrido, dopo qualche minuto si avvicina al tavolo con due bicchierini, porgendomi il mio cappuccino.
"Ecco a te", mi dice.
"Grazie mille", gli rispondo.
Iniziamo a bere le nostre bevande e poi lui mi guarda con fare malizioso, indagatore ed eccitato allo stesso tempo.
"Senti, prima di iniziare a lavorare...", inizia "... ma poi la cena com'è andata?", chiede ansioso di conoscere tutti i particolari.
"Bene, bene, davvero molto bene. Sono molto contento: i suoi genitori sono fantastici, come lei".
"Meno male! Questa sì che è una bella cosa".
"Sì, assolutamente. Sono stato davvero bene con loro. Mi hanno fatto sentire uno di famiglia. E raramente mi sono sentito così, a dire la verità".
Sorride e mi ascolta attentamente.
"Ti hanno fatto tante domande? Di solito i genitori riempiono sempre di domande i fidanzati dei figli", dice con un sorriso.
"No, dai, il giusto", rispondo io sorridendo.
"Allora sono proprio degli angeli! E che domande ti hanno fatto, se posso chiedere?".
"Certo che puoi chiedere. Mi hanno chiesto cosa faccio nella vita, come sono di carattere e anche la mia squadra del cuore".
"Tutte belle domande! A proposito, ti hanno riconosciuto subito o ci hanno messo più tempo?", chiede curioso.
"Suo papà non ci ha fatto nemmeno tanto caso, sua mamma invece è rimasta interdetta per qualche secondo poi mi ha abbracciato forte e mi ha riempito di complimenti, per non parlare dei piatti che hanno preparato per la mia visita: sembrava di essere al ristorante!", dico contento.
Sorride.
"Ma dimmi una cosa: suo padre tifa Milan, vero?", chiede ridendo.
"Sì, sì, è milanista".
"Oh, meno male! E tu che avevi quasi il terrore che tifasse Inter ahahahah", ride dandomi una pacca sulla spalla.
"Lo ammetto, questa cosa quasi mi spaventava", confesso ridendo.
Lui mi guarda e mi sorride.
"Dunque, ricapitoliamo... Ti considerano già uno di famiglia, ti preparano una cena coi fiocchi, suo padre tifa la tua stessa squadra...", inizia a dire, ma io lo interrompo:"Per non parlare delle foto e degli autografi che hanno voluto fare con me! Sono già tra i miei fans più affezionati!", dico contento.
"...direi proprio che hai trovato i suoceri perfetti!", esclama lui contento.
"Sì, pare proprio di sì. E sono davvero contento. Insomma, non si sa mai come possono andare a finire certe cose...", dico sorridendo.
"Ma va, con una ragazza così dolce come Ginevra non poteva essere altrimenti", replica lui.
"In effetti...", concordo.
Un attimo di silenzio, poi sono io a guardarlo.
"E tu e Martina? Come prosegue?", chiedo dandogli una pacca sulla spalla.
Lui sorride orgoglioso.
"Oh tutto a meraviglia! Stasera usciremo insieme".
"E non mi dici niente? Come ti senti?", gli chiedo curioso e contento.
"Be', sarà la nostra prima uscita insieme. Sono un po' agitato, ma andrà tutto per il meglio, ne sono certo!", dice tranquillo e sicuro.
Annuisco.
"Sì, senza dubbio. Mi raccomando, eh!", gli do un'altra pacca sulla spalla e sorrido.
"Sì, tranquillo", mi risponde sorridendo.
Arrivano i ragazzi, che ci salutano calorosamente con baci, abbracci, voci allegre e squillanti e gesti allegri con la mano, poi vanno ai loro posti.
Io e Simone ci alziamo dal tavolo e seguiamo Luca che ci vuole informare  di una novità, un'altra giornata di lavoro inizia.

Partire Da Te - Rkomi 💛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora