67. Milano, 17 ottobre 💛

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Oggi è il 15 ottobre, l'autunno ormai sta iniziando a farsi sentire, l'aria è sempre più fresca ed è definitivamente ora di rimettere nell'armadio le magliette e i pantaloncini e di lasciare il posto alla felpe e ai maglioni.
Oggi è venerdì e, guardando fuori dalla finestra di camera mia per alzare leggermente gli occhi per un attimo dal quaderno pieno di equazioni, vedo i rami marrone scuro degli alberi spogli che si innalzano verso il cielo grigio che oggi veglia su Milano.
Mi perdo ad osservare quel paesaggio, ma poco dopo lo sguardo torna a malincuore sul quaderno e sospiro.
Domani ho la prima verifica di matematica dell'anno, la scuola è iniziata da esattamente un mese, questo sarà l'ultimo anno delle superiori e di conseguenza il più importante, ma anche il più difficile, visto l'esame di maturità che avremo a giugno.
Stranamente i nostri professori non ci hanno messo sotto pressione, certo, ovviamente ci hanno già preannunciato che questo sarà un anno particolarmente complicato, ma comunque ci hanno già detto di studiare, di riposarci quando ne avremo bisogno e di stare tranquilli, ero convinta del contrario, cioè che ci avrebbero trasmesso tantissima ansia, ma fortunatamente non è andata così e gliene sono molto grata.
Cerco di concentrarmi sul quaderno di matematica e di studiare, ma mi è difficile se non impossibile, questa materia è sempre stata arabo per me.
15 ottobre... Oggi è anche la data finale del concerto autunnale di Mirko, che si terrà proprio qui, a Milano, nella nostra città.
Quanto avrei voluto essere lì con lui...
Ho partecipato a tutte le date del suo tour, e non farlo stasera mi rende davvero triste perché stasera è una delle date più importanti, essendo quella di Milano, la sua e la nostra città.
Quando gli ho comunicato che non sarei stata al suo fianco anche stasera eravamo usciti un pomeriggio con Martina e Simone, lui mi ha sorriso, mi ha attirata a sé, mi ha abbracciata forte accarezzandomi delicatamente la schiena e mi ha sussurrato:"Tu hai già fatto tantissimo per me. Non ti preoccupare. Mi raccomando, studia bene, so che la matematica è il tuo punto debole, io penserò sempre a te e canterò per te venerdì sera".
Mi veniva da piangere, il suo abbraccio, il suo profumo, il profumo dei suoi morbidi capelli, la sua voce così calda e dolce...
Non mi abituerò mai ai suoi abbracci, alla sensazione di averlo stretto a me, di sentire i suoi vestiti contro i miei, la sua pelle contro la mia.
Avrei voluto dirgli tante cose, ma mi è uscito solo un "Ti amo" detto con voce emozionata.
L'ho sentito sorridere, poi mi ha risposto:"Ti amo anch'io principessa".
Quando siamo riemersi dall'abbraccio mi ha sorriso ancora, poi mi ha spostato delicatamente i capelli dietro l'orecchio e mi ha baciato dolcemente sulle labbra.
Sorrido ricordandomi quei momenti avvenuti pochi giorni fa, poi però lo sguardo mi ritorna sul quaderno di matematica e decido di prendere un esercizio tra quelli che avevamo fatto in classe e che sicuramente saranno nella verifica, e decido di farlo per sincerarmi delle mie capacità.
Prendo un foglio, copio il testo dell'esercizio e mi concentro.
Faccio un bel respiro e inizio ad eseguirlo, come al solito ho preso un esercizio facile ahahahah, vabbè, poi ne farò anche uno difficile.
Finisco pochi minuti dopo e controllo il quaderno: il procedimento è tutto giusto, ma questo esercizio era facile, perciò non mi esalto più di tanto.
Sfoglio le pagine cercandone uno difficile, lo trovo e lo faccio, consapevole del fatto che ci metterò molto più tempo ad eseguirlo, ma vabbè, tanto devo farlo per forza, ci sarà sicuramente uno esercizio difficile nella verifica.
Mi concentro e mi metto all'opera, questo esercizio oltre ad essere difficile è pure lungo, però per fortuna so tutti i passaggi, o almeno spero che siano quelli giusti ahahahah.
Quando finisco, ricontrollo il quaderno e vedo che la parte iniziale dello svolgimento è giusta mentre quella finale no.
Sbuffo, ero convinta di averlo fatto tutto giusto, ma del resto, gli esercizi difficili non mi vengono mai tutti giusti al primo colpo.
Anzi, almeno una parte mi è venuta giusta, di solito lo sbaglio completamente ahahahah.
Lo rifaccio ancora e stavolta mi viene tutto giusto, sono felice e per fissare in testa questo esercizio una volta per tutte lo eseguo un'altra volta, poi ne farò altri.
Anche questa volta mi viene tutto giusto, sono molto contenta e mi dedico ad altri esercizi, stavolta più facili.
Gli esercizi facili mi vengono meglio ovviamente, quando penso di essere abbastanza pronta smetto di studiare matematica e mi dedico a fare i compiti di francese, l'altra materia da fare per oggi.
Francese è una materia dove vado bene, quindi ci metto poco a fare i compiti per questa materia.
Do un'occhiata all'orologio che campeggia in camera mia: le sei e mezza di pomeriggio, ho finito decisamente più tardi delle altre volte, ma non riuscivo a trovare la concentrazione per studiare matematica.
Tra mezz'ora mamma tornerà da lavoro, vado in cucina a prepararle qualcosa.
Mi sembra ancora assurdo che devo preparare la cena solo per due persone, anche se è da quasi quattro mesi che è così, mamma e papà sono separati da fine luglio, però fortunatamente vanno ancora d'accordo, mentre io non riesco proprio a capacitarmi della fine del loro matrimonio e cerco di non pensarci, ma ogni volta è sempre difficile non essere triste.
Martina, Erika e Mirko mi hanno aiutata più di tutti, ogni volta che mi vedono giù per questo motivo cercano mille modi per tirarmi su di morale e per farmi ritornare il sorriso.
Li amo, senza di loro sarei persa.
Martina ed Erika sono le amiche migliori che potessi desiderare e Mirko il fidanzato che ho sempre sognato.
Non mi sentirò mai grata abbastanza per averli nella mia vita.
Oggi è uno dei quei giorni in cui manco di inventiva culinaria, perciò decido di fare la prima cosa che mi viene in mente: il risotto in bianco.
So che non è granché, ma è il primo piatto che mi è venuto in mente.
Sospiro mentre lo preparo, cercando di ricordarmi mentalmente di chiamare Mirko prima dell'inizio del concerto, l'ultimo concerto di questo tour autunnale.
Quanto avrei voluto essere lì con lui...
Vabbè Gin, pensala così: tu stasera sarai con lui, non fisicamente ma con il cuore.
Sorrido, metto il risotto nei due piatti in tavola e sto per dare un'occhiata all'orologio, quando l'inconfondibile rumore delle chiavi nella toppa mi distoglie dal fare questa azione.
Mamma è qui, le corro incontro e la abbraccio.
"Gin, amore mio, come stai?", mi chiede ricambiando l'abbraccio.
"Bene, mamma, e tu?", rispondo.
"Bene, bene, grazie".
Mi bacia sui capelli e si toglie il cappotto.
"Hai preparato qualcosa?", mi chiede.
"Certo", rispondo sorridendo.
Lei ricambia il sorriso e mi bacia sulla guancia.
"Grazie amore mio, sei bravissima. Vado a cambiarmi e poi mangiamo", mi annuncia accarezzandomi i capelli e andando in camera sua.
Annuisco e vado in cucina.
Quando torna ci sediamo entrambe a tavola e iniziamo a mangiare, raccontandoci com'è andata la nostra giornata e in particolare il pomeriggio.
Io e mamma stiamo bene insieme, tra noi c'è sempre stato un bellissimo rapporto, anche se papà mi manca tanto.
Quando finiamo di mangiare guardo l'orologio, sono le sette e mezza, Mirko inizierà il concerto alle nove in punto, decido di chiamarlo per fargli gli auguri per stasera, prima di andare a dormire voglio dare ancora un'occhiata agli appunti di matematica.
Sei squilli e risponde.
"Ciao amore".
Perdo un battito ogni volta che sento la sua meravigliosa voce.
"Ciao amore mio, ti disturbo?", chiedo cautamente, ho sempre paura di interromperlo durante il suo lavoro.
"Ma no, tranquilla, tu non disturbi mai, principessa, anzi. Aspettavo solo una tua chiamata o un tuo messaggio", mi confida dolcemente.
Lo amo alla follia.
Sorrido.
"Come stai? Sei pronto per stasera?".
"Io sto alla grande principessa, e tu? Sono prontissimo per stasera, sento già l'adrenalina scorrermi nelle vene, esibirmi nella mia città è sempre fantastico", la voce felice ed eccitata, scommetto che gli si stanno brillando gli occhi.
Sorrido ancora.
"Sono certa che spaccherai tutto come sempre. Anch'io sto bene".
"Com'è andata a scuola? Hai studiato matematica? Sei pronta per la verifica?", mi chiede, lo sento sorridere e sorrido anch'io.
Amo quando è così premuroso.
"A scuola tutto bene e sì, tranquillo, ho studiato, fra poco ripasserò ancora un po' prima di andare a dormire".
"Brava la mia principessa. Mi raccomando eh, buona fortuna per domani, sei bravissima".
Lo amo.
"Grazie amore mio, e buona fortuna anche a te per stasera, sei unico e lo sai".
"Grazie principessa, stasera canterò per te".
"Ti amo e buona fortuna per stasera".
"Ti amo, buona fortuna anche a te per domani. Stasera mi mancheranno i tuoi baci prima e dopo il concerto, principessa".
Sorrido, mi viene da piangere.
È vero, lo baciavo sempre, sia prima per dargli un incoraggiamento, sia dopo per fargli capire definitivamente quanto fosse stato bravo, e adoravo percepire la sua felicità sentendo le mie labbra sulle sue.
"Mi mancherai anche tu stasera. Ti bacio da qui e spero che funzioni come ha funzionato anche le altre sere. Ti amo da impazzire amore mio".
"Ti amo anch'io principessa, e buona fortuna".
"Buona fortuna anche a te".
Riattacco e cerco di scacciare via le lacrime che rischiano di cadere sulle mie guance, prendo il quaderno di matematica e riguardo ancora per un po' gli appunti, quando sono certa di essere abbastanza preparata smetto di studiare, mi metto il pigiama e vado a dormire.

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