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Mirko's pov
Oggi pomeriggio, visto che non avevo tanto lavoro da fare, finisco prima e decido di andare a trovare mia mamma, come faccio sempre ogni martedì.
Stavolta, però, non so perché, ma ho la sensazione che sarà diversa dalle altre volte, anche perché le parlerò per la prima volta di Ginevra.
Chissà cosa penserà, sicuramente sarà contenta del fatto che il suo secondogenito abbia finalmente una fidanzata, dato che sono poche le volte in cui mi sono innamorato così fortemente di una ragazza e considerando anche che mio fratello maggiore ha una compagna e dei figli.
Sì, penso proprio che sarà contenta.
Mentre penso tutto questo entro in macchina e parto alla volta di Calvairate, il mio quartiere d'infanzia, mamma vive ancora lì.
Io e mio fratello abbiamo provato ad avvicinarla alla città, ma niente da fare.
Del resto, mia mamma è una donna solitaria, riservata e poco incline ai ritmi frenetici della città.
Sospiro, per me non è mai una passeggiata tornare nel luogo dove sono cresciuto, ma, come sempre, cercherò di essere forte e di non lasciarmi travolgere dai ricordi, dalla tristezza, dalla rabbia e dalle difficoltà che hanno caratterizzato quegli anni.
La strada è piuttosto lunga, Calvairate non è tanto vicino alla città, oggi però, rispetto alle altre volte, decido di prendere la tangenziale, so che così farò prima.
Infatti, dopo una decina di minuti, esco dalla tangenziale e imbocco in una serie di strade, l'ultima in particolare la conosco molto bene, è la strada che porta al mio quartiere e in particolare a quella che è stata casa mia.
Ogni volta che vengo qui la povertà e il grigiore la fanno da padrone e vengo subito investito da un'ondata di disagio, tristezza e difficoltà, le stesse emozioni che ho provato io crescendo qui.
Ogni volta che vengo qui spero sempre che sia cambiato qualcosa e che l'atmosfera grigia si trasformi in un'atmosfera più solare, tranquilla e felice, ma inutilmente, ogni volta non cambia niente.
Le solite case tetre e la solita atmosfera cupa.
Ed eccola lì, la casa dove sono cresciuto, un verde sbiadito che ormai si è trasformato in grigio, come tutte le altre case di questo posto.
Parcheggio e stringo forte il volante della mia macchina prima di scendere, non è mai facile questo passaggio per me.
Scendo e mi fermo a guardare questa casa, a fatica scaccio via i brutti ricordi, i pianti, la voglia di spaccare tutto, le innumerevoli difficoltà e la volontà e la determinazione di fare musica e di cambiare.
Sospiro e mi avvicino alla porta, suono il campanello e attendo che mamma mi apra.
Qualche secondo e poi sento la sua voce calma e bassa, con quel filo di rassegnazione che da sempre la contraddistingue.
"Sì, chi è?", chiede.
"Sono io mamma", rispondo.
"Mirko vita mia! Entra pure!", mi risponde contenta.
Sorrido ed entro, faccio le scale e arrivo al secondo piano, dove ho abitato io per tanti anni.
Arrivato alla prima porta a destra, eccola, mia madre, con i suoi occhi verdi luminosi e i suoi capelli lunghi castano chiaro, è raggiante nel vedermi e mi abbraccia subito forte.
"Angelo mio! È sempre bello vederti!", esclama, io la stringo forte.
"Ti voglio bene mamma", le sussurro, accarezzandole i capelli e ricambiando il suo abbraccio.
Ci stacchiamo e lei mi guarda soddisfatta e commossa, ha le lacrime agli occhi.
Mi sorride e mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Quanto sei bello amore mio, diventi sempre più bello ogni giorno che passa!", mi dice commossa.
"Tutto merito tuo", le rispondo sorridendo.
Lei abbassa lo sguardo sorridendo, mi fa entrare e chiude la porta.
Io mi siedo sul nostro vecchio divano beige e la guardo sorridendo.
Si siede sulla poltrona vicino al divano e mi guarda, nel suo sguardo c'è una serena malinconia che da sempre fa parte del suo carattere, leggermente nascosta però dalla felicità nel vedermi.
"Allora, che mi racconti? Come stai?", mi chiede.
"Io benissimo, tu piuttosto?", le chiedo con un sorriso.
"Mah, si tira avanti, dai. Il lavoro va bene, non mi lamento. Mi mancate un sacco, ma è giusto che prendiate le vostre strade e io non potrei essere più fiera di voi. Il mio primo figlio è già padre di due bambini, il mio angelo è un cantante famoso in tutta Italia. Tra l'altro, nonostante tutto quello che abbiamo passato, siete due ragazzi meravigliosi. Davvero, ogni giorno ringrazio Dio per avermi fatta diventare madre di due figli come voi. Ma comunque va tutto bene, ho solo più tempo per me stessa", confessa tranquillamente, con un sorriso.
"Il mio angelo". È da sempre l'espressione con cui mi definisce, fin dalla mia nascita. Ha sempre visto in me un segno di speranza, fin da quando ha scoperto di aspettarmi, e nonostante io fossi il secondo figlio che ha dovuto crescere da sola, non ha mai smesso di credere in me e di pensare a me in veste di suo angelo custode e questa espressione si è rafforzata quando ho realizzato i miei sogni.
Per mia mamma sono e sarò sempre il suo angelo.
Sorrido.
"Ho sentito la tua nuova canzone, è bellissima come sempre, mi ha fatto piangere", mi confida quasi commossa.
Mi viene naturale avvicinarmi a lei e abbracciarla.
"Grazie mamma, non immagini quanto sia felice di avere il tuo supporto".
"Avrai sempre il mio supporto vita mia", mi dice contenta e fiera.
Sorridiamo entrambi, lei mi guarda ammirata ma allo stesso tempo attenta, con i suoi occhi penetranti.
Chi non sapesse che siamo mamma e figlio non ci metterebbe molto a risalire alla verità, basterebbe guardare i suoi occhi, che sono identici ai miei.
"Che c'è? Vedo qualcosa di diverso nei tuoi occhi, sei diverso", mi chiede sorridendo, con uno sguardo indagatore.
Colpito e affondato.
"Sicura? Cosa te lo fa pensare?", chiedo sorridendo.
"Mirko sei mio figlio, so riconoscere quando sei felice, contento, arrabbiato, triste o deluso. E tutto solo guardandoti negli occhi. Quando sei felice ti brillano gli occhi, sembrano due piccole lucciole in una notte d'agosto. E adesso sono proprio così!".
Sorrido, è vero, potrei mentire davanti a tutti se volessi, ma non a lei.
"Sì, in effetti... Volevo dirti una cosa", inizio.
Lei mi guarda paziente, aspettando che continui a parlare.
"Mi sono fidanzato, mamma", annuncio.
Le si illuminano gli occhi.
"Finalmente! E com'è lei?".
"Bellissima, dolce e calda".
"Interessante! Da quanto state insieme?".
"Poco più di un mese".
"Se me lo dici vuol dire che è una cosa seria, perché è la prima volta che succede!", dice allegra e contenta.
"Devi avere proprio perso la testa, lei deve essere una ragazza molto speciale".
"E la è, mamma. La è davvero. Lei per me è tutto. Amo ogni cosa di lei, sia fisicamente che mentalmente. Sento che è lei la ragazza che stavo cercando. È dolce, semplice, timida, ma tanto affettuosa e capace di amare tanto. Mi ha colpito fin dalla prima volta in cui l'ho vista, al mio concerto a Milano del 14 maggio. Quando sono riuscito a baciarla è stato come toccare il cielo con un dito. Sono davvero pazzo di lei".
Lei mi ascolta sorridendo.
"È bellissimo sentirti dire queste parole. Sono molto contenta per te, da come l'hai descritta sembrerebbe proprio la ragazza giusta per te. Non vedo l'ora di conoscerla!", dice eccitata.
"Sì, assolutamente! Non vedo l'ora che tu la conosca, sicuramente ti troverai bene con lei".
"Se è davvero come l'hai descritta sicuramente, ma ad ogni modo andrò d'accordo comunque con la ragazza di mio figlio", dice sorridendo e accarezzandomi i capelli.
Io sorrido contento.
"Te lo meriti, davvero. Sei un ragazzo d'oro. Ti mancava solo questo tassello e adesso la tua vita è stupenda. Sono davvero tanto, tanto fiera di te, angelo mio".
Si avvicina per abbracciarmi e io la avvolgo tra le mie braccia.
"Grazie mamma, ti voglio tanto bene".
"E io ne voglio a te, tesoro mio".
Lei è la prima donna che io abbia mai amato e la resterà per sempre, non riesco nemmeno a definire il rapporto che ho con lei, è unico e inimitabile.
"Allora aspetto di conoscere la tua bella fidanzata", mi dice quando si stacca.
"Sì, al più presto te la presenterò", le prometto.
Lei sorride e si guarda intorno.
"Angelo mio, vuoi un caffè? Qualcosa? Devi tornare in studio?", mi chiede premurosa.
"Un caffè va benissimo, oggi posso rimanere finché voglio, ho finito apposta prima", rivelo con un sorriso.
Lei sorride e va a prepararlo non prima di avermi fatto una carezza sui capelli e di aver deposto un bacio sopra di essi.
Sorrido e resto a guardarla mentre mi prepara il caffè, con i suoi movimenti lenti e delicati e la sua attenzione.
Quando finisce ritorna al suo posto con in mano due tazzine e me ne porge una.
Io la ringrazio e beviamo i nostri caffè scambiandoci sorrisi e sguardi affettuosi, amo questi momenti con mamma, con lei gli sguardi valgono sempre più delle parole.
Parliamo ancora un po', io le faccio delle domande sul suo lavoro, mamma fa l'impiegata in un ufficio importante di questo quartiere, e lei risponde felice e serena, è contenta di questo lavoro e io sono davvero felice per lei.
Sono le cinque e mezza di pomeriggio quando decido di tornare a casa.
Mi alzo dal divano e lei con me.
Mi abbraccia forte e io ricambio stringendola a me.
"Grazie per questa splendida visita, sei la mia vita angelo mio", mi dice riconoscente.
"Ti voglio un bene inimmaginabile", rispondo.
"Non vedo l'ora di conoscere la tua fidanzata", mi dice sorridendo, i suoi occhi sono luminosi.
"Anch'io non vedo l'ora di presentartela. Ci vediamo martedì prossimo mamma", le dico.
Lei annuisce, mi dà un bacio sulla guancia e sui capelli che io ricambio, poi ci salutiamo, io esco dall'appartamento e torno a casa.

Partire Da Te - Rkomi 💛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora