70 - 9 Gennaio 2023 💛

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9 Gennaio, il giorno tanto temuto e che speravo arrivasse il più tardi possibile è arrivato.
Oggi ricomincerò la scuola, inizierà il secondo quadrimestre, e da lì sicuramente sarà una faticaccia sempre più crescente, fino ad arrivare al giorno dell'esame di Maturità.
Al solo pensiero tremo come una foglia, all'idea di dover studiare tutte le materie, con l'ansia delle domande che mi faranno e, soprattutto, della mia capacità di rispondere ad esse...
Dai Gin, non pensarci ora.
È solo l'inizio di gennaio, hai tutto il tempo per prepararti al meglio.
Come sempre appena mi sveglio, do una rapida occhiata alla finestra di camera mia, che preannuncia un tempo non proprio dei migliori oggi.
Ma che mi potevo aspettare, in fondo è inverno.
Sospiro, mi alzo dal letto, esco da camera mia e mi dirigo in cucina, mamma è già lì che sta mangiando, già vestita per andare a lavorare.
"Buongiorno tesoro mio", mi saluta con un bellissimo sorriso.
Le do un bacio sulla guancia.
"Buongiorno a te mamma", le rispondo.
Mi siedo a tavola e inizio a fare colazione, oggi ho voglia di qualcosa di diverso rispetto a quello che mangio di solito, perciò decido di mangiare una fetta biscottata con la marmellata di fragole, la mia preferita.
"Come stai? Sei pronta per il rientro a scuola, tesoro?", mi chiede mamma.
"Insomma...", sorrido rassegnata, "avrei preferito qualche altro giorno di vacanza in più... Ma comunque va bene così, sono felice di rivedere i miei compagni".
Lei sorride.
"Sono sicura che andrà tutto a meraviglia, tu sei una bravissima studentessa".
Sorrido.
"Grazie mamma, ti voglio un mondo di bene".
"Ti voglio tanto bene anch'io, piccola mia".
La abbraccio e lei mi dà un bacio sui capelli.
"E tu come stai? Sei pronta per tornare a lavoro?".
"Sì, dai, ti confesso che iniziavo a sentirne la mancanza", confessa con un sorriso che io ricambio.
Finisco di mangiare, sorseggio una tazza di tè e poi lancio un'occhiata all'orologio bianco e nero della cucina: sono le sette e dieci minuti.
"Vado a prepararmi, mamma", annuncio, baciandola sulla guancia.
"Vai, vai, amore mio".
Decido di farmi una doccia veloce, mi asciugo i capelli e poi passo a scegliere i vestiti, maledicendomi perché non li ho scelti la sera prima, come faccio solitamente, comunque decido di mettere una felpa bianca e nera abbastanza pesante e i jeans, decido di truccarmi un pochino, mi pettino i capelli, infilo una giacca pesante, prendo lo zaino e vado a salutare mamma.
"Ciao mamma, io vado, buona fortuna a lavoro", la saluto abbracciandola.
"Ciao tesoro mio, buona fortuna anche a te", mi saluta ricambiando l'abbraccio.
Esco di casa e vado alla fermata dell'autobus.
Cinque minuti e arriva, anche oggi fortunatamente sono in orario.
Noto con piacere che non è ancora tanto pieno e mi siedo nel mio solito posto.
Mentre riparte, prendo il mio diario dallo zaino e controllo mentalmente di aver fatto tutti i compiti per le vacanze e con sollievo noto che ho fatto tutto.
Sospiro sollevata e decido di ascoltare un po' di musica durante il tragitto, perdendomi ad osservare le strade di una Milano che oggi non sembra avere alcuna intenzione di cambiare il suo aspetto grigio e nuvoloso.
Dopo qualche fermata salgono finalmente anche Martina ed Erika, mi abbracciano contentissime di vedermi e anch'io lo sono, mi sono mancate tanto durante le vacanze.
Parliamo di tutto come sempre, dalla delusione sul fatto di dover ritornare a scuola, ridiamo e scherziamo come sempre, finché arriviamo davanti a scuola, scendiamo ed entriamo in classe.
Salutiamo i nostri pochi compagni già arrivati e ci mettiamo ai nostri posti.
"Ma raga ma voi siete riuscite a fare gli esercizi di matematica? Giuro che a momenti mi strappavo i capelli, ma non sono riuscita a farli, erano troppo difficili!", confessa Erika.
"Stai tranquilla Eri, dopo te ne passiamo alcuni", rispondiamo io e Martina.
Lei sorride.
"Grazie ragazze".
"Figurati", ricambiamo il sorriso.
Suona la campanella della prima ora ed entra la professoressa di francese.
"Bonjour mes élèves!", ci saluta.
"Bonjour", rispondiamo noi.
Si siede alla cattedra.
"Come state? Sono andate bene le vacanze?", chiede gentilmente.
Dalla classe si levano risposte positive.
"Bene, sono molto contenta! Oggi introdurremo un argomento che ci sarà molto utile per prepararci all'esame: la rivoluzione francese".
Mentre la professoressa spiega, io prendo appunti, man mano che lei parla mi accorgo che l'argomento non è male, anzi, è interessante.
Alla fine dell'ora ho tre pagine di appunti, bene, direi che non è stato proprio il rientro "leggero" che desideravo.
La seconda e la terza ora la occupa matematica, ed è qui che viene il brutto, perché saranno senza dubbio due ore pallosissime, come lo sono sempre le ore di questa materia. Iniziamo subito a correggere gli esercizi, io e Martina cerchiamo di aiutare Erika a capirci qualcosa, le passiamo le soluzioni agli esercizi e intanto le spieghiamo un po'.
Lei ascolta attentamente e annuisce, prova a rifarli e stavolta le vengono corretti.
Ci ringrazia e noi le sorridiamo contente.
La professoressa nota però che non abbiamo capito ancora tanto bene l'argomento su cui si fondavano questi esercizi, perciò decide di farne altri, stavolta però insieme a noi, il problema è che sono in pochi quelli che seguono e vogliono capire dove avevano sbagliato, la maggior parte della classe ride, scherza, si scambia pettegolezzi sulle altre classi o su personaggi famosi, qualcuno sonnecchia pure nel banco, vabbè niente di nuovo, del resto sono pur sempre due ore di matematica il 9 gennaio.
Quando suona la campanella che annuncia l'intervallo è una vera e propria liberazione.
Mentre mangio la mia merenda e chiacchiero un po' con le mie amiche, decido di scrivere a Mirko e di dargli il buongiorno come faccio sempre.
"Buongiorno amore mio", gli scrivo.
Non è online, magari dorme ancora o si è appena alzato, oppure sta lavorando. In entrambi i casi spero di non disturbarlo, nel frattempo suona la campanella che annuncia la fine dell'intervallo, adesso abbiamo un'ora di italiano e sicuramente inizieremo Giovanni Verga, come ci aveva detto l'insegnante, e così succede.
Anche qui prendo appunti, mentre ascolto però mi arriva un messaggio.
"Buongiorno principessa", Mirko mi ha risposto.
Istintivamente sorrido.
"Come stai?", gli chiedo.
In attesa di una sua risposta appoggio il telefono vicino al quaderno, ma non faccio in tempo perché mi risponde subito.
"Bene come sempre, e tu?".
"Tutto bene. Che fai di bello amore mio?".
"Fra poco faccio colazione ahahah, e tu, principessa?".
"Ti ho svegliato? Non volevo disturbarti", gli chiedo un po' dispiaciuta.
"A dire il vero ero già sveglio quando tu mi hai scritto, stai tranquilla ahahah, tu non disturbi mai piccola mia".
Inutile dire che a ogni nomignolo dolce che mi riserva uno stormo di farfalle balla contento nel mio stomaco.
"Io sto facendo italiano adesso, Giovanni Verga ahahahah", rispondo alla sua domanda precedente.
"Però vorrei essere lì con te in questo momento, sei così bello quando ti svegli...".
"Tu esageri sempre principessa ahahah, anch'io vorrei che tu fossi qui con me, domani se sei libera ci vediamo? Voglio vederti".
"Certo amore, ho sempre un po' di tempo per te".
"Ti amo. Adesso però ti lascio perché non voglio distrarti dalle lezioni, sei la mia studentessa preferita, lo sai".
"Ti amo anch'io amore mio, ci sentiamo dopo".
"A dopo principessa".
Gli mando il nostro cuore giallo e poi torno a concentrarmi su italiano, cercando di prendere abbastanza appunti, quelli che non ho sicuramente me li farò passare dalle mie amiche.
L'ultima ora è inglese, fortunatamente chiudiamo con un'ora leggera che passa velocemente, dopodiché io e le mie amiche prendiamo il nostro autobus, chiacchieriamo, poi arriva la loro fermata, mi abbracciano e scendono, salutandomi calorosamente.
Io decido di ascoltare un po' la musica intanto che guardo come sempre il paesaggio di Milano, su cui svetta un timido e debole raggio di sole, sorrido lievemente sperando che il tempo migliori un po', quando arriva la mia fermata scendo e torno a casa.

Partire Da Te - Rkomi 💛Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora