Capitolo 46

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[Pov Izuku]

Dolore. Izuku Midoriya credeva di aver già sperimentato il dolore nella sua vita. Gli schiaffi, i calci, le catene, i pugni e, di tanto in tanto, le frustate sulla schiena. Eppure, niente poteva essere comparato al tipo di dolore provato nel vedere sua madre inerme a terra. I lunghi capelli verdi sporchi di fango e polvere, le piccole trecce scompigliate, i sandali dorati consumati, il vestito azzurrino strappato sulle gambe, intriso di sangue nei punti dove la carne trafitta era ancora calda. Appena chiudeva gli occhi, si trovava davanti quelli di Inko, vacui, coperti per metà dalla palpebra molliccia.

Avevano celebrato una cerimonia intima nella foresta, sepolto il suo corpo nel sacro terreno dedicato ai defunti del Clan, lanciato della terra sul suo cadavere e creato una montagnetta grazie a delle pietre. Una lapide. Non ricordava con chiarezza quei momenti, solo le braccia di Katsuki strette intorno alla sua vita, le lacrime che scendevano calde sulle guance seguite da singhiozzi silenziosi, Mitsuki che le dava il benvenuto nelle sue terre permettendo alla sua anima di ascendere in pace.

Izumo invece era rimasto in una delle stanze a riposare. Il suo fisico debole per l'uso dei poteri e le profonde ferite inflitte. Dormiva ormai da due giorni, e Midoriya desiderava parlargli, capire come fosse potuta accadere una cosa del genere, condividere con il gemello quel dolore che da solo lo soffocava, lo schiacciava. Kacchan ce la sta mettendo tutta per starmi vicino, sento che sta soffrendo nel vedermi in questo modo. E odio il fatto di non potergli regalare neanche un sorriso nonostante i suoi sforzi.

Sospirò asciugandosi il viso. La mano stretta sulla maniglia che portava alla camera di Izumo, nella speranza di trovarlo sveglio. È da tanto tempo che non parliamo faccia a faccia, fisicamente uno davanti all'altro. E non credevo di farlo per una cosa del genere... Il cuore si strinse seguito da una sensazione di nausea. Doveva essere forte, doveva pensare alla guerra imminente e al modo di sconfiggere le persone responsabili dell'accaduto. Si. Non mi farò abbattere. Combatterò. Lotterò. Darò me stesso per proteggere ciò che amo. Mamma... Avrei voluto farlo anche per te, invece ti ho lasciata sola... Dovevo dirti ancora tante cose, rassicurarti, raccontarti di come sono felice con Kacchan, sollevarti dai tuoi sensi di colpa ripetendoti che ora so la verità e che perdono i tuoi sbagli, comprendo i tuoi sacrifici. Ma... Chiuse gli occhi, una lacrima si staccò dalle ciglia. Ormai è troppo tardi.

Ingoiò il nodo creatosi in gola, una fitta gli colpì il ventre e abbassò la testa. Chi voglio prendere in giro. Mi mostro tanto insofferente agli occhi di tutti, mi ripeto che il mio unico obbiettivo ora è la vendetta, non permetto a nessuno di compatirmi trattenendo il dolore nel petto. E il mio corpo ora mi fa capire che andando avanti così collasserò. Si massaggiò la pancia giurando di sforzarsi a mangiare almeno un boccone più tardi, ed entrò finalmente all'interno.

Appena chiuse la porta il suo sguardo saettò dal letto vuoto alla finestra, dove Izumo voltato di spalle osservava l'esterno a petto nudo. La fasciatura gli copriva la spalla e una parte dei pettorali, mentre una coroncina di foglie curative si intrecciava ai suoi ciuffi verdognoli, meno arricciati rispetto a quelli di Izuku. Ma che sta facendo?!

«Izumo, cosa ci fai in piedi? Devi riposare.» ammise, ma senza urlare.
«Due giorni direi che sono abbastanza, fratellino.» si voltò nella sua direzione nascondendo gli addominali con le braccia «Non preoccuparti per me, io sto bene. Nulla che non può essere sistemato con un po' di magia e del riposo, comunque.»
«Vieni, ti aiuto ad alleviare il dolore.» Midoriya si mise seduto sul materasso senza guardarlo, e alzò le maniche della camicia «Fammi... Fammi fare questo almeno. Per favore.»

Sentì i suoi passi farsi vicini, fino a quando il peso del corpo scricchiolò le assi del letto. Izuku allungò una mano sulla sua fasciatura, ed obbligò se stesso ad incrociare il suo sguardo. Quelle iridi smeraldo identiche alle proprie, colme di solitudine e di sofferenza. L'aveva capito da quel giorno nella grotta, che la sua forte presenza di Alpha nascondeva in realtà tanta tristezza. La magia fluì oltre i polpastrelli, suo fratello non mosse neanche un muscolo nonostante il pizzicore iniziale che, inevitabilmente, provarono entrambi.

Bakudeku [Omegaverse] •The Alpha's bride•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora