Capitolo 8

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Izuku aprì gli occhi con uno scatto, sbattendo un paio di volte le palpebre così da mettere a fuoco ciò che lo circondava. Le dita delle mani e dei piedi formicolavano, quasi fossero rimasti in quella posizione per molto tempo. Si inumidì le labbra, che non trovò secche, e alzò leggermente il capo. Aveva il corpo indolenzito coperto da quello che sembrava un manto di pelle d'animale. Riuscì comunque ad intravedere una fasciatura, si estendeva dai pettorali, nascondendo la ferita tra lo sterno e la clavicola, fino a stringerlo dietro la schiena, dove si chiudeva grazie ad un nodo stretto. Spinse i gomiti sul materasso, e si mise seduto. Stranamente...non provo dolore. Ricordava di essere stato colpito da una freccia, del combattimento di Katsuki, e dello svenimento.

La coperta scivolò verso il basso lasciandolo nudo, Midoriya si portò le braccia vicino al ventre. Un brivido di freddo gli attraversò la spina dorsale, fino a solleticare l'incavo formato tra le due scapole. La peluria sull'attaccatura dei capelli si drizzò, e sbuffò. Si rese conto di alloggiare in un luogo a lui sconosciuto, un luogo mai visto prima. Dove mi trovo...? Spostò le iridi smeraldo sulla stanza. Un camino in pietra si ergeva infondo alla camera, dei grossi pezzi di legno scoppiettavano all'interno bruciati da una intensa fiamma arancione. Tremolavano, e quando raggiungevano il punto più alto assumevano una sfumatura bluastra. Non siamo più nel Regno delle Fate. Nella parete affianco, una lunga scrivania in legno di mogano, al di sopra alcuni vestiti, diversi da quelli utilizzati nei giorni scorsi. La cosa che attirò di più la sua attenzione però, fu il mantello di Katsuki. Appoggiato sullo schienale di una sedia, anch'essa in pietra, una pietra scura, nera. Le piume ricadevano dalla parte opposta, mentre la stoffa rossiccia sfiorava il pavimento, simile ad una tenda colpita da piccole folate di vento.

Midoriya notò una piccola finestra vicino al letto, aperta di qualche centimetro. Decise di allungare il collo, così da osservare l'esterno. Spalancò la bocca sconvolto. Enormi montagne ricoperte di neve si innalzavano davanti a lui, mentre i fiocchi ancora scendevano dal cielo, appiccicandosi anche al vetro un poco appannato. Non poteva vedere altro da lì, e una parte di sé sapeva che se Bakugou l'aveva lasciato da solo, allora si trovavano al sicuro. Sicuramente si trova nelle vicinanze, ho bisogno di vedere di più. Ho bisogno di spiegazioni. Si alzò in piedi, e si accorse che al posto del tetto sopra il suo capo, vivevano dei lunghi rami ricoperti da piccoli fiori rossi. Il polline all'interno brillava, e sfiorava i petali creando un gioco di luci delicato. Effettivamente non ci sono candele.

Si incamminò verso la scrivania, poi prese a vestirsi. Indossò una camicia bianca, dal materiale più resistente rispetto l'altra. Coprì il busto con una pelliccia, dalla forma simile al panciotto. Non presentava bottoni, e la lasciò passare dalla testa. Lo cinse fino ai fianchi, trasmettendogli una dolce sensazione di calore. Infilò dei pantaloni neri di pelle, che vennero nascosti da un paio di stivali in cuoio fino al ginocchio. Mancava il mantello, verde scuro, ma i suoi occhi si posarono su quello di Katsuki. Perché l'ha lasciato qui? Lo afferrò portandoselo vicino al viso, infine inspirò sentendo il suo odore. Miele mescolato a cenere. Che strano. Più lo annusava, più riusciva a captare qualcosa di diverso. Quasi potesse percepire preoccupazione, ansia e frustrazione. I suoi feromoni parlano per lui, nonostante a volte non vuole ammetterlo. Chiuse le palpebre, le ciglia ebbero uno spasmo e strinse la stoffa. Mi sento stupido. Ma dopo quello che ha fatto, dopo ciò che abbiamo passato, forse dovremmo entrambi smetterla di giudicarci a vicenda.

Allontanò il mantello, legando il proprio sulle spalle, e uscì fuori dalla stanza superando una pesante porta di ottone. Si chiuse dietro la sua schiena con un tonfo, appena mise piede in quello che assomigliava ad un corridoio. Delle torce attaccate alla parete in pietra illuminavano la strada che avrebbe dovuto percorrere. Sentiva la differenza della temperatura, fin troppo. Cominciò a camminare, i suoi passi rimbombavano nel silenzio. Come ho potuto insistere sulla questione dell'essere Alpha, la febbre deve avermi dato alla testa. Non ricordo bene tutto quello che ho detto, ma ricordo la mia insistenza nel desiderare la sua protezione, nel desiderare il suo... Piegò le labbra. Il suo affetto. Svoltò a sinistra, quando si trovò davanti un muro.

Bakudeku [Omegaverse] •The Alpha's bride•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora