Capitolo V - Parte 2

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Tornammo all'accampamento, Caliné ci accolse con un coro di 'Brielle e Darmian sotto le rose, si danno bacetti e fanno cose'.

«Piantala Cal, potrei vomitare, Darmian potrebbe essere suo padre!»

«Ma che dici Ang, a malapena possiamo considerarlo adulto» replicò lei.

«Sì, ma è l'aria che emana, da uomo!» disse Angus, mi sedetti al suo fianco.

«Ang, hai mai visto uno spirito per caso?» domandai incuriosita.

«Per caso? Sì, certo, anche apposta. Quando eravamo bambini io e Zelda avevamo un blocco di appunti che chiamavamo 'l'album degli spiriti' dove ritraevamo tutti gli spettri che ci capitava di vedere. Un famoso autore una volta scrisse un libro di poesie e ogni componimento narrava in prosa la vita di uno spirito diverso: ogni poesia racchiudeva le esperienze positive o negative che, secondo l'autore, la persona aveva vissuto prima di lasciare questo mondo.

A scuola facevamo addirittura a gara a chi era capace di avvicinarsi di più allo spirito. Non amano molto i vivi, non è facile accostarli.»

«Perché? Se li raggiungi scappano via?»

Angus si rotolò dalle risate «scappano? Ma te lo immagini uno spirito che scappa? Cal, hai mai visto uno spirito correre?»

Caliné si mise a ridere «Certo, inciampò sulla veste spettrale, si ruppe la testa e dal buco che si aprì nella sua testa uscì lo spirito dello spirito.»

Angus rideva a più non posso, persino Darmian era divertito, «lo spirito dello spirito» continuava a ripetere Angus rotolandosi sul posto, come se avesse appena sentito la battuta più divertente dell'anno.

«Darmian, dove vanno gli spiriti se ti avvicini?» domandai al più serio del gruppo.

«Si allontanano verso il cielo o si dissolvono.»

«E poi, la notte te li ritrovi a casa, ai piedi del letto, perché sono parecchio permalosi!» aggiunse Angus «storia vera, ragazzi, storia vera!»

«E poi, se non riesci a indovinare il nome che avevano da vivi prima che sia l'alba, ti portano via con loro nell'aldilà» concluse Caliné.

«Mi prendete in giro?»

Tutti scoppiarono a ridere, anche i fratelli di ghiaccio. Esistevano i fantasmi e per qualche strana ragione solo io lo trovavo anomalo e spaventoso, mentre gli altri ci ironizzavano sopra.

All'inizio le battute degli altri erano anche divertenti, ma al quindicesimo 'Ahhh un fantasma!' urlato da Caliné iniziai a innervosirmi. Con la scusa che dovevo fare pipì mi allontanai dall'allegra combriccola che si credeva tanto simpatica.

Lo scricchiolio delle foglie secche che si spezzavano mi accompagnava ad ogni passo e gli odori della foresta mi riportavano alle mie passeggiate oniriche. Ero sveglia o stavo sognando? Non ero più capace di distinguere l'immaginazione dalla realtà, dopotutto anche nel sonno mi ritrovavo a passeggiare in una foresta silenziosa.

Una voce ruppe la quiete circostante e mi riportò alla realtà concreta «Che guardi?»

Mi voltai di scatto nella sua direzione; c'era un uomo seduto a gambe incrociate su un masso ancorato a una lontana parete rocciosa piuttosto in alto. Reagii come se la sua domanda avesse dato il via ad un gioco di acchiapparello, mi voltai nella direzione opposta alla ricerca di una via di fuga verso l'accampamento.

«È un po' che ti guardo camminare da quassù, mi hai incuriosito. Ci siamo già visti da qualche parte noi due?» domandò lo sconosciuto, che era misteriosamente riapparso in un punto più vicino. Sentii la sua voce che si perdeva alle mie spalle mentre correvo. Ero senza dubbio nel mondo reale e non in uno dei miei sogni.

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