CAPITOLO XIV
Dopo una notte di viaggio vidi la terra, salpai su di un'isola che si chiamava Tebogos, lasciando le provviste che mi erano rimaste ad una famiglia di pescatori. Furono loro ad accompagnarmi a Saolù. Dovetti ripetere il nome dell'isola con lentezza e per un po' di volte, per essere sicura che capissero bene, perché non conoscevano la lingua internazionale.
Fortunatamente ho un ottimo senso dell'orientamento e mi basta raggiungere un luogo anche solo una volta per memorizzarlo bene. Bussai quindi alla porta di Alga, lei avrebbe saputo cosa fare. Ciononostante, non sapevo bene in che modo raccontarle cosa stava succedendo a Kabunak, anche se ero certa che avrebbe saputo chi contattare.
Fui costretta a bussare più di una volta, fu Carle ad aprirmi.
«Carle, sono io, Brielle.»
«Desiderate?»
«Sono qui per parlare con la signora Nebit, quello che ho da dire riguarda Khamaer ed è molto urgente» dissi, parlando molto velocemente.
«Prego signorina, si accomodi, la signora Nebit non è in casa in questo momento, ma il signorino Maroaro è nel salotto delle Camelie. Vi accompagno subito da lui.» disse con placida calma.
Carle mi invitò a seguirlo lungo i corridoi, finché non ci fermammo di fronte a una porta.
«Attendete qui, prego» disse.
Entrò da solo e annunciò la mia presenza a qualcuno, poi si affacciò dalla porta e mi fece cenno di seguirlo. Mi condusse nella sala, era occupata da Maoraro, che si era abbandonato su uno dei divani e stava fumando la pipa. Dalla sua espressione intuii che poche cose avrebbero potuto sorprenderlo di più della mia improvvisa comparsa.
«Guarda chi c'è, raggio di sole!» disse, la mia presenza lo metteva evidentemente a disagio.
«Questa sì che è una sorpresa.»
«Maro, non so da dove iniziare a spiegarti, ma a Kabunak è successo di tutto e Khamaer è in grave pericolo, non so chi sono le autorità competenti, ma dobbiamo fare qualcosa subito...» dissi parlando molto in fretta, gli raccontai ogni cosa. Aggrottò le sopracciglia, poi rilassò la sua espressione che mutava in continuazione e in modo imprevedibile, perché ogni volta che il mio racconto si caricava di tensione una nuova ruga gli si formava sulla fronte.
Sapevo che qualcosa non quadrava, ma non capivo dove fosse il problema.
C'era una conchiglia rosa in bella vista su uno dei mobiletti di Alga, una conchiglia con striature arancioni che mi era già passata tra le mani. Era leggermente sbeccata. Quando l'avevo raccolta, Caoilian l'aveva bucata e nel buco avevo fatto passare un filo, le cui estremità avevo annodato. Alla fine, avevo regalato quella collana a Khamaer. E ricordavo bene, che l'ultima volta che lo avevo visto, Khamaer aveva indosso proprio quella collana.
«Maro, io ho già visto quella conchiglia» farfugliai confusa.
«Cosa?»
«Dov'è Khamaer?»
Perché era lì in bella vista? Era stata messa lì di proposito?
Osservai la disposizione dei mobili e degli oggetti tutto intorno. Conclusi che qualcuno, che forse era seduto su una delle due sedie adiacenti al mobiletto, doveva averlo poggiato lì da poco. Doveva essersi alzato di fretta, quando aveva sentito i passi di me e Carle in arrivo.
Passai la mano sulle sedie lì intorno, uno dei sedili risultò caldo al tatto.
«Maroaro» dissi in un filo di voce.
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Nishyan
FantasyMille anni fa l'imperatore Aenios e i suoi seguaci nemobai, una setta di stregoni malvagi, erano al picco del potere. L'Ordine del Loto, un'organizzazione che venne istituita per contrastarli, prevalse e la magia scomparve. Ma dopo un millennio la...