Capitolo II - Parte 3

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«Dai ragazzi!» ci disse Caliné «Ang, ti ricordi? Noi e Darmian parlavamo spesso sulla nave. È un tipo tranquillo. Al massimo veniamo a sapere che in realtà è sempre stato matto e che lui e il vecchio Barn avevano strane idee e piani personali che prevedevano il rapimento e l'occultazione di Brielle sulla nave e la piromania. Se scopriamo qualcosa sull'incendio la raccontiamo a Deniz e ci godiamo lo spettacolo.»

«Non mi importa molto scoprire cosa stessero combinando quei due» disse Angus, «a meno che non sia di interesse per Brielle, in tal caso mi accoderò a lei.»

Sapevo che il confronto con Darmian era inevitabile. Ero certa che aveva qualcosa da dirmi, ma forse non volevo scoprire le sue verità. Quello che aveva da dire avrebbe potuto scombussolarmi ancora di più.

Caliné decise che dovevamo andare e un po' trascinandoci per i vestiti, un po' facendo uso di cenni eloquenti e non proprio educati, ci convinse a seguirla.

Raggiungemmo il vecchio municipio, dove avevano spostato alcuni dei malati quando era stato adibito a succursale dell'ospedale.

Darmian era ancora degente, si trovava sottochiave in una delle stanze del primo piano. Per raggiungerlo senza passare dalla porta ci saremmo dovuti intrufolare dalla finestra.

«Esattamente come avete intenzione di arrivare fin lassù?» chiesi a quei due cari matti dei miei amici.

«C'è un albero nel cortile, dall'altro lato della strada che è meno illuminato. Si vede che quella quercia è trascurata, non viene potata da anni. Alcune delle sue fronde ricadono su uno dei balconi. Ci caliamo su questo balcone e passiamo di balcone in balcone fino alla tettoia. È esattamente sotto la finestra della stanza dove tengono Darmian. È sbarrata ovviamente, ma da lì possiamo parlargli.»

Non mi piaceva quel piano «E se cadessimo giù e ci facessimo male?»

«Saremo all'altezza del primo piano e sotto ci saranno i cespugli» disse Caliné «e poi ci arrampichiamo già sempre e da tutte le parti con gli altri ragazzi del villaggio, anche tu, Brielle! Al massimo ci rompiamo qualcosa e poi potrai prenderti la soddisfazione di poter dire 'che vi avevo detto?'. Guarda il lato positivo, potrai finire di nuovo in ospedale a fare gli occhi dolci al dottor Laudioh.»

«Io non faccio gli occhi dolci a nessuno» dissi e mi imbronciai.

«Come ti pare. Se non vuoi farlo puoi rimanere qui, io salgo» disse Caliné.

Stavo per andare a scegliermi una comoda panchina ma Angus mi bloccò trattenendomi per la collottola, prima che riuscissi a mettermi in salvo.

«O saliamo tutti insieme, o non sale nessuno!» esclamò «Non cadrai, te lo prometto, puoi contare su di me» aggiunse.

Avrei preferito contare su una solida panchina, ma mi arresi al loro volere e mi feci trascinare da quel duo nella realizzazione della loro incosciente idea.

Caliné era l'apripista. Era incredibilmente agile e senza difficoltà si arrampicò sull'albero per calarsi sul balcone.

I furboni decisero che sarei salita per seconda, perché si aspettavano che mi sarei tirata indietro all'ultimo.

Arrampicarmi non fu la parte difficile, ma ebbi difficoltà a farmi scivolare giù dal ramo. Avevo paura di cadere e non riuscivo a saltare giù.

«Ehi, cosa fai? Non abbiamo tutta la notte! Se avessi saputo che avresti reagito così mi sarei portata uno spuntino» disse Caliné e iniziò a scuotere le fronde dell'albero, facendo ondeggiare anche la parte dove mi ero aggrappata.

Stava cercando di farmi scendere, ma più mi sentivo pericolante, più saldamente abbracciavo l'albero.

Fortunatamente Caliné smise di smuovere i rami. «Buttati che ti prendo» disse esasperata, tendendo le braccia verso di me.

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