Capitolo XV - Parte 2

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Le giornate si susseguirono una dopo l'altra, confuse. L'unico lato positivo era che, stando rinchiusa, avevo tantissimo tempo per pensare.

Ero finita lì, in un altro mondo, a causa di una donna chiamata Soledad, che, se le leggende avessero detto il vero, sarebbe stata capace di spostarsi tra il mondo in cui mi trovavo e il nostro mondo di provenienza. Forse per riuscirci utilizzava un rito, simile a quello che avevano usato Caoilian e Camadriel.

Forse sarei dovuta tornare in quel tratto di mare vicino Theolisi e tentare la sorte, poteva darsi che, il rito che Caoilian e Camadriel avevano messo in atto per evocarmi avrebbe potuto funzionare di nuovo e all'inverso. Magari si sarebbe aperto come un passaggio da questo a quel mondo e mi sarebbe bastato attraversarlo per tornare al mio universo d'origine.

Senza memorie non avevo punti di riferimento, mi aggrappavo ossessivamente al ricordo di Theolisi perché era l'unico posto dove ero stata bene.

Poi avevo molto da riflettere, anche sul mistero dei miei giorni perduti. Mossur aveva detto che erano trascorsi più di venti giorni tra l'attacco a Kabunak e il nostro incontro ad Anthau. Cosa mi era successo? Perché a me era sembrato meno tempo?

Ripresi a fare i miei vecchi sogni, quelli che facevo quando mi trovavo a Despima, erano vividi e piacevolmente tranquilli. Forse quello che sognavo era il posto da dove provenivo, chi avrebbe potuto saperlo.

Persi la cognizione del tempo, a volte le ore passavano velocemente, mentre quando non ne potevo più di starmene in quel posto claustrofobico, trovavo l'intervallo di attesa tra un pasto e l'altro insopportabile.

Khamaer veniva giù spesso e mi parlava di cosa stava succedendo nel mondo di sopra. I giudici del comitato internazionale avevano riconosciuto che i nemobai erano una setta dalle ideologie pericolose e una minaccia; tuttavia, c'era un intoppo che rallentava il processo. I testimoni affermavano che i nemobai erano in possesso di abilità sovrannaturali, eppure erano incapaci di dimostrarlo. La mancanza di prove invalidava la tesi portata dagli accusati. Questo era un problema grave, perché i membri dell'Ordine dovevano dimostrare che i nemobai erano capaci di dare sfoggio della magia e ovviamente non lo avrebbero fatto davanti ai membri del comitato. Inoltre, la presenza della magia, che era riapparsa solo recentemente, era scientificamente inspiegabile.

L'Ordine non sapeva ancora in che modo dimostrare che la magia esisteva e che era qualcosa di rischioso. Avevano preso in considerazione l'idea di arrivarci per gradi, dimostrando innanzitutto l'esistenza della magia ancestrale, ma non solo ci sarebbe voluto del tempo, avrebbe potuto essere persino una mossa controproducente dimostrare l'esistenza di una magia buona per poi decretare che riti magici eseguiti da membri dell'organizzazione nemobai erano magia malvagia.

Come d'abitudine, Khamaer e Caoilian vennero a visitarmi.

«Sei ancora arrabbiata?» domandò Caoilian.

Certamente, il loro era stato un colpo basso.

«Cosa credete?»

Khamaer si sedette su uno sgabello di fronte a me, mentre Caoilian si mantenne a distanza nascondendosi nella penombra.

«Abbiamo dovuto farlo» disse Khamaer «fino a quando non riuscirò a dimostrarti che non esistono nemobai perbene, dovremo tenerti sotto stretta sorveglianza.»

«Almeno permettetemi di salire di sopra.»

«No, ti conosco e so che troveresti il modo per andartene.»

«E per quanto ancora avete intenzione di tenermi rinchiusa qui sotto? Finché non arresterete Eton?»

«Non so cosa dirti per il momento, ma è meglio che tu rimanga qui. Siamo occupatissimi in tribunale, dobbiamo dare giustizia ai morti. Mentirei se dicessi che basterà la prosecuzione legale dei nemobai a chiudere questo brutto capitolo della nostra storia. Finché non ci libereremo di Aenios, qualsiasi cosa facciamo al momento per ostacolarlo è solo un utile temporeggiare.»

NishyanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora