Capitolo III - Parte 2

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Ero ancora attanagliata dai dubbi, chiedere ulteriori chiarimenti ad Angus mi sembrava una pessima idea, dopotutto avevo agito alle sue spalle.

Uscendo dalla taverna udii un tonfo e a seguire uno scroscio di risa, il capitano rideva più rumorosamente di tutti.

Avrei voluto parlare con Darmian prima di prendere una decisione sul da farsi, tuttavia non pensavo che avrei avuto occasione di farlo, inoltre, dimostrandogli che ero dalla sua parte impegnandomi a renderlo libero lo avrei reso più propenso a confidarsi. Pensai che quello che mi aveva detto Deniz sarebbe bastato, Angus garantiva per i suoi genitori e secondo Deniz, Inaro non rilasciava il codice con leggerezza.

Mi serviva il mio amico, dovevamo inventarci una balla plausibile per giustificare la liberazione di Darmian e lui era un affabulatore naturale, lo trovai che giocava a palla in piazza.

«Dov'è Caliné?» domandai, senza neanche salutare.

«Abbiamo litigato» rispose.

«Come? Perché?»

«Mi assilla da giorni per la faccenda di Darmian, vuol farmi cambiare idea. Io le ho detto di lasciarmi stare e di non tradire la mia fiducia; quindi, se sei qui per la stessa ragione sappi che resto della mia opinione. Vuoi aiutarmi? Bene. Non vuoi? allora cercherò di capire come fare a liberarlo da solo.»

«Ang, non sono venuta per farti cambiare idea, ma per dirti che sono dalla vostra parte, hai già un piano?»

Angus sorrise alla notizia «Aspettavo solo che me lo chiedessi!»

Passammo un giorno intero a prepararci prima di agire. Il tutto dipendeva interamente da me, dovevo essere convincente, un dettaglio fuori posto e il sindaco si sarebbe reso conto che lo stavo raggirando.

Era lui che dovevo convincere, se i sospetti su Darmian fossero caduti gli organi giudiziari non avrebbero dovuto più intervenire.

Fortunatamente per noi, nel Continente del Nord clandestinità e favoreggiamento ad essa non costituivano reato. Non eravamo negli Arcipelaghi, quindi, volenti o nolenti, non avrebbero potuto trattenere Darmian.

«Tranquilla Bri, Deniz non è un uomo violento anche se ti incute timore. Ti odierà cordialmente per il resto della tua vita, ma non è un problema, mica devi sposarlo» mi tranquillizzò Angus.

La situazione mi lasciava l'amaro in bocca, avevo iniziato ad apprezzare l'equilibrio che si era venuto a creare tra gli abitanti del villaggio e i marinai, cosa avrebbero pensato tutti quanti? Deniz sicuramente avrebbe reagito male, ma non avrebbe potuto farci niente.

«Ascolta Bri, prendi un bel respiro e non preoccuparti, andrai alla grande, di tuo non parli molto con gli estranei e non sei molto espressiva, non si accorgerà che stai mentendo, nessuno se lo aspetterebbe da te» mi disse Angus, abbandonandomi davanti la soglia dell'abitazione del sindaco.

«Io mi dileguo, ti aspetto in piazza, quando avrai finito vieni lì. Non ti agitare, andrà tutto benissimo!»

Era facile per lui dirlo, non doveva fare niente.

Aspettai che Angus avesse girato l'angolo prima di suonare la campanella all'ingresso. La moglie del sindaco spalancò la porta. Mi porse una ciotola piena di petali di fiori, come è usanza quando si accoglie un visitatore nella propria casa per la prima volta. Ne afferrai una manciata e li lanciai alle mie spalle.

«Che la fortuna non possa mai lasciare questa casa» dissi, ripetendo la formula di accoglienza del Nord, seguendo l'etichetta.

«E che possa seguirvi ovunque andate» mi rispose la signora Popil.

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