Iniziai a gironzolare per le stanze, alcune erano riccamente decorate, arredate con cura e piene di piccoli tesori. Su ogni mobile, comodino, armadietto o mensola erano ammassati oggetti di tutte le fattezze e fatture, strane clessidre, animali meccanici, statuette intagliate nel legno. Mi sembrava di trovarmi al museo delle stramberie.
Alcune stanze erano piccole e claustrofobiche, altre erano ampie e spaziose e volendo ci si sarebbe potuti allungare sui pavimenti ricoperti di caldi e sempre coloratissimi tappeti. Rimasi a lungo a osservare una elaboratissima scultura. Rappresentava un uomo e una donna, disposti in posizione speculare. Erano sul punto di sfiorarsi, ma sarebbero stati condannati per sempre a non potersi toccare. Il loro inesaudibile desiderio di contatto fisico era frustrante; sarebbe stata una questione di attimi, se solo le loro sagome vuote ma così reali non si fossero trovate fuori dalla dimensione del tempo. Purtroppo, non si sarebbero mai raggiunti, intrappolati per sempre in quell'attimo anelante.
Nella stanza seguente trovai delle carte da gioco sparse sul tavolo, erano disposte secondo una logica. Da come erano posizionate dedussi che qualcuno le aveva lasciate lì interrompendo una partita a metà. Le osservai una per una, su ogni carta era rappresentata una scena diversa, dalla disposizione delle carte cercai di carpire le regole del gioco.
Nel corridoio adiacente invece non c'erano né arazzi né tappeti né dipinti. Sul muro erano state posizionate una serie di meravigliose incisioni in bassorilievo, le immagini messe in sequenza narravano una storia. Nella prima immagine era rappresentata una bambina seduta vicino a un fiume, che giocava tra i fiori. Nella seconda, dal fiume sbucava fuori un mostro e la terza raffigurava il rapimento della bambina. La storia proseguiva per ben trentatré riquadri, ma persi interesse intorno al decimo.
Il corridoio svoltò verso la parte più interna dell'abitazione, mi ritrovai in una sala enorme occupata da uno degli inquilini. Maroaro riposava abbandonato mollemente sopra uno dei divani, non si mosse e mi invitò ad avvicinarmi a lui.
«Quindi, tu chi sei davvero?» domandò incuriosito.
«Lydys, mi chiamo Lydys.»
«Lo so, ricordo il tuo nome. Vorrei sapere altro di te, da dove vieni?»
«Dal continente del Nord.»
«E sei un membro dell'Ordine?»
Soppesai bene cosa dire prima di rispondere, «i miei interessi e gli interessi dell'Ordine per il momento combaciano.»
«Quindi, sei un opportunista. Mi chiedo che opportunità tu stia cercando. Cosa può fare l'Ordine per te?»
«L'Ordine potrebbe aiutarmi a ottenere ciò che voglio, ma non voglio immischiarmi oltre nei loro affari.»
«Quindi Khamaer si fida di un opportunista e non di chi gli è leale? scommetto che tu sai dove state andando.»
«Io sono un opportunista leale. Se Khamaer non vuole che lo sappiate, allora non lo saprete.»
Maroaro mi osservò intensamente, con quei suoi occhi grandi e scuri, messi ancora più in evidenza dal Kajal. «Sappi che io e Alga avremmo avuto qualche problema a motivare la tua presenza qui ai vicini, se tu fossi entrata un po' prima.»
Arrossi, c'era un lieve accenno di accusa nel suo tono.
«Scusate, io non sapevo.»
«Non hai pensato che sarebbe stato meglio evitare di andare a spasso per la casa? Khamaer aveva detto che dovevate tenervi nascosti, allora perché te ne andavi a zonzo?»
«Scusatemi. Dov'è Alga adesso?»
«Sta accompagnando i nostri ospiti fuori.»
Distolsi lo sguardo da Maroaro, fu allora che notai il famoso affresco al quale avevano accennato in precedenza. Era un albero genealogico, un intrico di nomi e ritratti che nasceva dal centro della parete e si snodava in tutte le direzioni, come le radici di un albero.
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Nishyan
FantasiaMille anni fa l'imperatore Aenios e i suoi seguaci nemobai, una setta di stregoni malvagi, erano al picco del potere. L'Ordine del Loto, un'organizzazione che venne istituita per contrastarli, prevalse e la magia scomparve. Ma dopo un millennio la...