Capitolo XV - Parte 3

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Fu un peccato che guardare giù da quell'altezza non mi tentasse particolarmente, perché bisognava ammettere che dall'alto del cielo si stagliava una vista mozzafiato.

«Dove vuoi andare?» domandò.

«Ovunque, purché sia un luogo saldo sulla terraferma.»

«Dammi almeno un indicazione.»

Ripensai a quello che molto tempo addietro mi aveva raccontato Lind, di come i ragazzi passavano le serate al Sud. Si radunavano intorno ai falò in spiaggia e i locali rimanevano aperti fino alla mattina. Pensai che, se ero finita in balia di quell'essere e potevo in qualche modo approfittarmene, avrei voluto vedere il mare per l'ultima volta. Perché mi aspettavo che Aenios mi avrebbe fatto del male, prima o poi.

«Vorrei visitare le isole del Sud, per favore» dissi «vorrei andare in spiaggia.»

Volavamo, ma non fluttuando leggeri in mezzo al nulla, sembravamo viaggiare trasportati da una nube. Per l'intero tragitto ebbi quindi l'occasione di osservare per bene il nemico principale dell'Ordine del Loto da vicino.

Possedeva un corpo che non era il suo, quello di Ain, quindi tecnicamente non aveva corpo. Ma cos'era? Un essere immortale e immateriale? Forse non era immateriale, ma invisibile, forse era visibile ma molto piccolo ed era una larva che ti si infilava su per il naso e si piazzava nel tuo cervello?

E se avesse preso il controllo di me? Obiettivamente non ero un obiettivo invitante, ero troppo giovane, troppo gracile e troppo bassa per essere usata come burattino da una persona che aspirava al potere.

Eppure, era interessato a me. Perché? Era stato egualmente interessato a Soledad, per sua stessa ammissione. Voleva qualcosa da lei e da me, qualcosa che entrambe potevamo dargli, forse, e speravo di sbagliarmi, cercava la possibilità di accedere al nostro mondo di origine. Ciò che non capivo era perché avrebbe voluto farlo.

«Come posso chiamarvi?» gli domandai.

«Ho avuto tanti nomi.»

«Quale è stato il tuo primo nome?»

«Kamale» disse lui in tono quasi nostalgico.

«Posso chiamarti Kamale?»

«Chiamami come vuoi» disse lui «purché sia un nome lusinghiero. Dimmi come posso chiamare te, invece?»

«Brielle» risposi.

«Allora ti chiamerò, Ella. Brielle non mi piace. Ho conosciuto una Brielle una volta, non mi era simpatica» disse e si sciolse i capelli che si librarono nel vento.

«Ebbene, Ella, ho notato che non ti piace guardare giù» disse.

«No, infatti.»

«Allora, dovresti guardare su, non trovi che le stelle siano uno spettacolo più interessante?»

Alzai lo sguardo, in alto, più chiare che mai, brillavano le stelle. Le tre stelle di cui mi aveva parlato Laudioh mi sembravano più brillanti delle altre.

Nell'ammirare il cielo dimenticai che stavo volando, mi addormentai.

Quando riaprii gli occhi ero distesa sulla sabbia.

'Forse me lo sono sognata' pensai 'devo aver sognato tutto'.

Con delusione mi accorsi che Kamale era proprio lì, vicino a me. E ancora peggio, stava mangiando. Quell'essere mangiava?

«Bentornata» disse lui «Io non dormo mai, cosa si prova a dormire?»

«Ecco, quando si dorme e non si sogna è come se si fermasse il tempo, mentre quando si sogna è come essere svegli, ma senza la consapevolezza che il mondo è diventato tutto strano» risposi.

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