Capitolo VIII - Parte 3

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Presentarmi a Kaide? Considerato che avrei dovuto capire dove teneva il suo stupido libro dovevo fare una bella impressione. Cercai di lisciarmi la gonna sgualcita, un altro componente della scorta del Cavaliere Viola si avvicinò al tavolo e si unì a noi.

«Fate amicizia, vedo» disse col sorriso che brillava alla luce del sole.

«Sono Ior, molto piacere» si presentò e mi salutò alla maniera del Nord, estendendo nella mia direzione il pugno chiuso sfiorandomi lievemente all'altezza della spalla.

«È così che si fa a Nord per salutarsi, giusto? Mi han detto che venite dal Nord, signorina.»

«Sì», confermai e lo salutai allo stesso modo.

«Non sembri del Nord tuttavia» disse Ior.

«Probabilmente non è originaria del Nord» si inserì la mia compagna di conversazione.

«Non lo è, Lind?»

«Ha passato un periodo molto difficile» rispose Lind.

«Che vi è successo, signorina?» mi domandò Ior.

Raccontai ogni cosa che mi era successa a partire dal naufragio, stavo diventando piuttosto brava a narrare le mie disavventure. Tenni il pubblico in sospeso fino alla fine, rivelando dettagli importanti solo poco prima di una svolta importante della storia per evitare che riuscissero ad intuire cosa sarebbe successo dopo.

Anche loro mi raccontarono alcune delle loro avventure. Mi descrissero le bellezze del Sud e mi invitarono a visitarlo. Alla fine, Kaide non si fece vedere e Ior e Lind mi salutarono con la promessa che ci avrebbero presentati alla prima occasione. Rimasi per un po' a riflettere, seduta lì per conto mio: avevo perso del tempo prezioso quando avrei dovuto scoprire qualcosa di una qualche utilità.

Mi guardai intorno, in stanza con me c'era solo l'anziano Broex intento a riordinare antichi documenti. La sede era gestita da burocratici e gli uomini d'azione, che facevano parte della scorta di Kaide, al momento non erano lì. Tutto considerato potevo andare a curiosare in giro senza correre troppi rischi.

Mi introdussi in una zona che non avevo mai visitato; solitamente era inaccessibile al pubblico, ma la porta era stata maldestramente lasciata aperta.

Vagai per diverse stanze, tutte ricolme di libri 'Buona fortuna a noi' pensai 'Cerchiamo un libro antico, ma qui ci sono stanze piene di libri antichi.'

Alcuni volumi avevano strani caratteri sulla copertina, altri invece erano scritti in modo talmente complicato che fui incapace di decifrarne anche solamente i titoli. Probabilmente quei libri erano scritti nella lingua antica.

Non ero così esperta nella lettura. Angus mi aveva insegnato le basi e il sistema di scrittura contemporaneo era molto più semplice rispetto al sistema di scrittura classico.

Notai una finestra che si affacciava sul giardino interno, scavalcai il davanzale e saltai tra l'erba incolta. Quel giardino doveva trovarsi al centro della struttura, stranamente non era particolarmente curato, avevano lasciato che le erbacce crescessero selvagge ed erano diventate talmente alte dal solleticarmi la vita.

Spesso lanciavo sguardi alla finestra da dove ero entrata, come un bambino che si assicura di non essersi troppo allontanato dalla mamma, perché avevo paura di rimanere chiusa nel giardino.

Spiai dalle finestre del piano terra, c'erano tre aree: l'area aperta al pubblico a sud della struttura, l'area piena di scaffali ricolmi di libri che occupava le zone a ovest e a nord, infine a est c'era l'area delle zone chiuse al pubblico. Mi interessava soprattutto curiosare dalle finestre delle stanze della zona est; sembravano dei magazzini, c'erano mobili stracolmi di oggetti, tappeti, statue e varie cianfrusaglie accatastate in ordine sparso.

Notai che le finestre erano tenute ben chiuse, ma c'era una finestra più piccola delle altre che era aperta e portava nell'ala est. Era troppo in alto perché io potessi raggiungerla, mi mordicchiai il labbro mentre mi osservavo intorno alla ricerca di un'entrata di qualche sorta, fu allora che notai che c'erano dei mattoni accatastati ordinatamente nella penombra, vicino al muro.

Li impilai sotto la finestrella incastrandoli tra loro secondo un pattern a spina di pesce e mi arrampicai sul muretto che avevo appena costruito con cautela raggiungendo la finestrella. Affacciandomi vidi una stanzetta piccola e angusta che sembrava uno sgabuzzino delle scope.

Pensai che un modo intelligente per nascondere un qualcosa di valore sarebbe stato non metterlo in bella vista, ma renderlo invisibile. Non esisteva una vernice dell'invisibilità, che io sapessi, ma l'anonimato è a suo modo una sorta di invisibilità. I tipi di stanza che potevano essere nascondigli perfetti erano quelli spogli, dall'aria abbandonata.

Il sole aveva cambiato angolazione, segno che era passato del tempo, forse mi ero troppo attardata, non era il momento di esplorare ulteriormente, sarebbe stato più prudente andarmene via.

Scesi dalla torre di mattoni, la smontai con fatica sudando parecchio, faceva caldo e lo spostare pesi sotto al sole il più in fretta possibile mi fece spuntare delle vesciche sanguinolente sulle mani. Mi reintrodussi nella struttura dalla finestra che avevo lasciato socchiusa, la serrai con circospezione e tornai nella zona aperta al pubblico facendo attenzione a non farmi notare. Catturai solo l'attenzione di Broex all'ingresso che commentò sarcasticamente:

«Ma quanto hai sudato? Dove sei stata? Hai corso una maratona per caso?»

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