Capitolo XVI - Parte 2

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Quella sera Eton e Sayura mi accompagnarono in un salone da pranzo enorme. Il tavolo era stato apparecchiato per quattro.

«Cenetta intima» sussurrai ad Eton.

Io occupai uno dei due posti a capotavola, Eton si sedette alla mia sinistra e Sayura alla mia destra.

Il profilo di Sayura era molto bello visto dal lato dove non era sfregiata. Cercai di non sentirmi in colpa per quello che le era successo, anche se non era una mia amica mi dispiaceva per lei e mi sentivo responsabile della sua sventura. Era bella Sayura, di una bellezza naturale che io non avrei mai potuto eguagliare. Secondo me era bella anche con mezzo viso ustionato, ma questo non avevo il coraggio di dirglielo perché, oltre a essermi estranea emanava un'aura che mi metteva in soggezione.

Aenios si aggiunse a noi poco dopo, indossava abiti molto eleganti. Solo a vederlo, senza sapere chi fosse e cosa fosse capace di fare, sembrava un perfetto gentiluomo.

«Bene» disse «Ella, Eton e Sayura, è un piacere per me avervi alla mia tavola!»

Il menù era illustrato su di un cartoncino decorato d'oro vicino al piatto. La cena comprendeva diverse portate.

Aenios si accomodò a capotavola di fronte a me. Schioccò le dita e subito un cameriere gli offrì una bottiglia.

«Chi di voi beve vino?» domandò.

Sayura ed Eton alzarono la mano. Al cenno di Aenios il cameriere iniziò a versare il vino nei calici.

«Bene, Ella» disse, alzò il calice e sorseggiò del vino.

«Ho sentito molto parlare di te, da diverse persone, ma non ho mai avuto il piacere di sentirti raccontare qualcuna delle tue avventure, o disavventure.»

«Non ho niente da raccontare, signore» dissi educatamente.

«No?» disse lui «perché non mi racconti del tempo passato a Theolisi, o qualche aneddoto su te ed Eton a Misco, ad esempio.»

«A una condizione» proposi.

Lui si fece versare altro vino dal valletto «Che condizione?»

Decisi che da quel momento in poi mi sarei rivolta a lui con più attenzione, usando toni più rispettosi.

«Che anche voi mi raccontiate delle storie, parlatemi di Soledad, ad esempio.»

«D'accordo» disse lui, sembrava impressionato «Faremo a turno allora, descrivimi com'è Theolisi.»

Gli raccontai del mio periodo trascorso a Theolisi con Angus e Caliné, degli abitanti del villaggio e dei marinai. Di quando eravamo andati di notte al cimitero con gli altri ragazzi della nostra età e ci eravamo raccontati storie dell'orrore, della volta in cui avevamo salvato un cervo insieme a Laudioh, di quando avevamo trovato un baule di cianfrusaglie in spiaggia. Cose che probabilmente già sapeva, dato che Caliné era una delle sue spie.

«Ricordate quando ci siamo incontrati la prima volta?» domandai ad Aenios.

«Certamente» rispose Aenios.

«Perché quel giorno vi trovavate nel Continente del Nord?»

«Credevo volessi sentire parlare di Soledad» disse lui «in ogni caso, per rispondere alla tua domanda, ho un bel ricordo di Theolisi, anche se me lo rammento molto diverso. Sono passati molti anni da quando ci sono stato l'ultima volta. Delle persone che conoscevo che abitavano lì non sono rimaste nemmeno le tombe, inoltre all'epoca in cui lo frequentavo, quel villaggio non si chiamava Theolisi.»

«E come si chiamava?»

«Iglia» mi rispose.

«Anche Soledad ha visitato Theolisi?»

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