Capitolo I - Parte 1

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NOTA INTRODUTTIVA

La nostra storia ha inizio a Theolisi, un piccolo villaggio molto isolato del grande continente del Nord. Tutto iniziò il primo mese della primavera dell'anno della giustizia, ossia il V anno del XII ciclo della trentaseiesima era.


CAPITOLO I

Volavo, su nel cielo tra le stelle. Quando le sfioravo crescevano di dimensioni, diventavano più luminose. Le toccavo e poi scappavo, era un gioco molto divertente.

Iniziai a precipitare, acquistando velocità, le stelle si diradarono e diventarono sempre più piccole, mi sembrava di essere piombata in una nube di lucciole. Percepii come uno strappo all'ombelico, la mia caduta si arrestò di colpo e mi ritrovai a galleggiare nell'oscuro nulla.

Mi sentivo come immagino si possa sentire una molecola d'inchiostro rinchiusa in una boccetta. Avevo freddo. Il vuoto venne improvvisamente illuminato da una luce calda e accecante, era così forte che fui costretta a chiudere gli occhi. Mi azzardai a riaprirli solo quando mi parve che la luce si fosse affievolita.

Le sagome del mondo circostante danzavano sfocate, sbattei le palpebre per mettere tutto a fuoco, la mia vista si rischiarò e ogni cosa prese forma.

Ero su una spiaggia, o almeno così credevo. Non riuscivo a vedere bene e il problema non erano i miei occhi perché era una fitta nebbia a offuscare la mia vista, l'odore salmastro tuttavia non mentiva, ero vicina al mare.

'Come sono finita qui?' mi domandai. E nonostante i miei sforzi non riuscii a ricordare niente del prima, esisteva solo il presente.

C'era una donna accanto a me. Se mi chiedeste di descriverla in tre aggettivi, vi direi: bellissima, triste e silenziosa.

«Scusate» dissi. Rimasi in attesa di una risposta o di un cenno, ma lei non reagì in alcun modo alle mie parole.

«Cosa state facendo?» le domandai, in una voce che non riconobbi mia. Avevo un timbro troppo infantile.

Notai che avevo le mani piccole, che il mio corpo era piccolo. Lo trovai curioso per qualche ragione, anche se non riuscivo a capire perché.

La donna mi sfiorò la spalla. Provai una sensazione strana, come un solletichino sotto i piedi. Mi resi conto che stavamo levitando.

«Sogno spesso di volare» dissi alla signora silenziosa.

Sorvolammo la spiaggia e poi le colline rigogliose di alberi.

Ci adagiammo in una zona morta della foresta. Osservai i dintorni, l'atmosfera era di una calma sinistra e non si percepiva nemmeno il suono del vento.

«Sembra che siamo le ultime persone rimaste in vita a questo mondo» commentai.

Nel silenzio sentivo il mio respiro, ma non il suo.

La mia compagna di avventura iniziò a scavare. Le sue mani delicate si infangarono molto velocemente. Spostava la terra con una tale frenesia che non riuscivo a seguire il movimento delle sue dita.

«Aspettate» dissi «vi aiuto io.»

Iniziai a scavare, ma a differenza sua ero goffa. Continuammo finché non grattammo con le unghie sulla cosa che era sotterrata lì sotto.

C'era un cofanetto, la donna lo estrasse dalla fossa e se lo adagiò in grembo.

Mi avvicinai per osservarlo meglio, quel piccolo scrigno dall'aria pregiata sembrava molto antico.

«Posso?» domandai alla signora avvicinando le mani all'oggetto. Lei me lo avvicinò a un palmo dal viso e mi permise di rimirarlo per bene.

Cercai di toccarlo, ma lei lo allontanò con uno scatto e lo ripose nel buco da dove lo avevamo estratto.

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