Ero pietrificata, mi trascinarono nella stanza da dove Aenios era appena uscito.
Inaro era ancora lì, abbandonato su una sedia. Le guardie lo ignorarono.
«Che facciamo?» disse una delle due.
«Potrei prima pulire la stanza, per favore?» squittii. Le due guardie mi guardarono interdetta.
«Io sono qui per pulire e se mi frustate prima che lo faccia non farei un buon lavoro. Sarebbe meglio che mi permettiate di lavorare prima.»
«La ragazza ha ragione» disse uno dei due «se la frustiamo adesso, chi pulirà dopo?»
«Se pulisce e poi la frustiamo, il suo sangue macchierà nuovamente il pavimento e le pareti» disse l'altra guardia «è un problema che non si può risolvere.»
«Già, hai ragione» disse la guardia più gentile «mi dispiace» aggiunse «ti dobbiamo frustare adesso.»
«Se mi permettete di pulire prima tutto il sangue che già c'è, dopo avrò meno da pulire» dissi io «So che voi dovete frustarmi, ma guardate com'è la stanza» dissi indicando Inaro «c'è sangue ovunque.»
Le due guardie si guardarono tra loro.
«Quindi che facciamo?» disse la guardia bonacciona.
«La frustiamo» rispose l'altra.
«Adesso o dopo?»
«Adesso»
«Ma se la frustiamo adesso come farà a pulire?» domandò la guardia più gentile.
«Ho detto che la frustiamo adesso» disse la guardia cattiva e prese una delle fruste dal tavolo delle torture.
«Mettiti con le mani contro il muro» disse la guardia cattiva. Io obbedii.
La guardia buona mi si avvicinò con un pezzo di stoffa «se metti questo tra i denti» disse «non ti morderai la lingua» e mi scostò il velo dal viso. Io ero pietrificata. Fortunatamente nessuna delle due guardie mi riconobbe, probabilmente non mi avevano mai vista.
Presi il pezzo di stoffa dalle sue mani e me lo infilai tra i denti.
Contai le frustate una per una, la guardia cattiva sembrava divertirsi molto, non smise quando mi buttai per terra. Se non fosse stato per le lamentele dell'altra guardia non si sarebbe fermata. Quindi la guardia cattiva fece tacere la frusta, la buttò in un angolo e ambedue mi lasciarono da sola nella stanza.
Ero a terra, sanguinante. La schiena mi bruciava terribilmente. Tirai fuori dalla mia sacca sotto le vesti la boccetta che conteneva ancora metà del liquido curativo che mi aveva dato Aenios quando ero stata male e che avevo conservato. Lo sorseggiai con avidità, lasciandone una parte da somministrare al povero Inaro. Mi ripresi velocemente.
Mi avvicinai a Inaro preoccupata e gli versai il poco di filtro che era rimasto. Realizzai che non avrei potuto guidarlo al bagno dalla porta d'oro senza che qualcuno lo notasse, perché era ridotto proprio male e per il palazzo giravano troppe persone. Conciato com'era avrebbe fatto insospettire chiunque.
Le guardie erano proprio fuori dalla stanza. Uscii e mi avvicinai a loro due. Giocavano a carte. Io finsi di crollare a terra di faccia.
«Cos'è? È svenuta?» domandò la guardia buona e si avvicinò a me.
«No», disse il cattivo «fa finta.»
Il soldato perfido era sospettoso e volle controllare di persona, si inginocchiò vicino a me e mi afferrò per una spalla.
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Nishyan
FantasyMille anni fa l'imperatore Aenios e i suoi seguaci nemobai, una setta di stregoni malvagi, erano al picco del potere. L'Ordine del Loto, un'organizzazione che venne istituita per contrastarli, prevalse e la magia scomparve. Ma dopo un millennio la...