Alla 𝑪𝒍𝒆𝒗𝒆𝒍𝒂𝒏𝒅 𝑯𝒊𝒈𝒉𝑺𝒄𝒉𝒐𝒐𝒍 il penultimo anno della 𝑡𝑟𝑖𝑎𝑑𝑒 𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑛𝑎𝑙𝑒 è cominciato.
In una scuola in cui gli studenti provengono da buone famiglie e in cui il velo dell'apparenza nasconde i segreti e le vite di tutti...
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Da quello che riesco a vedere, Ginevra sta dormendo.
Cerco di aprire la portafinestra per andare a controllarla, ma è chiusa dall'interno. Un'ombra si avvicina dal corridoio su cui affaccia la sua camera e mi nascondo dietro il muro per non farmi scoprire.
Di sfuggita, riconosco Hans, il suo patrigno. Si avvicina al letto di Ginevra e le abbassa la maglia sulla pancia, poi le sistema i pantaloni e le coperte.
Il mio corpo non muove un muscolo, agghiacciato. Lei dorme ancora.
Il battito del mio cuore è forte, ma lento. Lui le dà un bacio sulla fronte e raccoglie qualcosa da terra. Il telefono di Ginevra.
Lo mette sul suo comodino e, d'improvviso, mi arriva un messaggio che mi avvisa che Ginevra è tornata raggiungibile.
Fa' che non sia vero.
Hans raccoglie un'altra cosa dal pavimento, poi finalmente esce dalla camera chiudendo la porta dietro di sé, tranquillamente.
Il panico mi assale. Che cosa devo fare?
Mille pensieri mi affollano la mente nonostante speri ancora che quello che ho visto sia stata un'allucinazione. Cerco di concentrarmi, lasciando il mio corpo scivolare per terra, e il vento che tira nell'aria mi fa rabbrividire.
Ho bisogno, per prima cosa, di trovare un modo per entrare. I miei occhi ispezionano tutta la balconata alla ricerca di qualcosa che possa essermi d'aiuto, e si soffermano su uno stendino.
Mi rialzo immediatamente e lo prendo di peso, spingendolo con tutta la forza che ho contro il vetro della portafinestra, più e più volte. Quello che ottengo, però, sono soltanto delle sottili crepe. Non è possibile.
Riprendo a guardarmi intorno e in un angolo scorgo l'asta di una tenda poggiata al muro. La prendo, accorgendomi con piacere dalla sua pesantezza che è di ferro, e ritorno davanti alla portafinestra.
Devo solo sbrigarmi, sto facendo troppo rumore.
Guardo Ginevra ancora a letto, immobile, e l'ansia non fa che aumentare. Non sta semplicemente dormendo o si sarebbe già svegliata con tutto il fracasso che sto facendo.
E se le avesse dato qualcosa? Come lui ha fatto con lei?
Do un colpo dritto alla crepa più evidente che ho provocato prima e quando finalmente vedo il vetro frantumarsi, riesco a infilare la mia mano dall'altra parte per girare la maniglia e aprirmi. Del sangue fuoriesce dai tagli che il vetro ha appena fatto sulla mia pelle, ma in questo momento non sento dolore e nemmeno mi importa. Colpa dell'adrenalina e della paura.