Alla 𝑪𝒍𝒆𝒗𝒆𝒍𝒂𝒏𝒅 𝑯𝒊𝒈𝒉𝑺𝒄𝒉𝒐𝒐𝒍 il penultimo anno della 𝑡𝑟𝑖𝑎𝑑𝑒 𝑖𝑛𝑓𝑒𝑟𝑛𝑎𝑙𝑒 è cominciato.
In una scuola in cui gli studenti provengono da buone famiglie e in cui il velo dell'apparenza nasconde i segreti e le vite di tutti...
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Certi giorni vorrei che la terra mi inghiottisse e mi digerisse con tanto di rutto devastante, così da sigillare la mia dipartita una volta e per sempre.
Capita quando la sera prima la tua migliore amica, quella per cui hai da poco capito di provare qualcosa, è ubriaca e tenta di baciarti e poi dopo qualche ora la ritrovi a dormire al fianco di tuo fratello, con cui adesso è appena arrivata in salotto.
Mi si siede accanto, non dicendomi nulla, e io non so come comportarmi.
Vorrei dirle di ieri e capire se intendesse o meno ciò che ha detto o se quelle fossero parole dettate dal momento e non sentite, ma questo sarebbe un rischio troppo grande da correre.
Prendo un boccone del pollo arrosto preparato da mamma, e mangio senza voglia.
«Avete dormito un bel po' voi tre». È Janette la prima a parlare, sotto lo sguardo attento di mamma.
Spero che non abbia la brillante idea di dire a tavola di aver corretto il cocktail con dell'erba.
«Ci siamo addormentati tardi», Mike si stringe nelle spalle, rivolgendo poi un'occhiata a Ginevra e Adam.
Questi ultimi stranamente non si guardano. Anzi, lei abbassa lo sguardo.
«Possiamo parlare?», mi chiede Ginevra, cogliendomi di sorpresa.
Alzo gli occhi su quelli di Janette, che recepisce subito il mio sguardo facendomi un cenno di assenso.
Facile. Perché tanto a parlarci non deve essere lei, ma io.
«Dopo mangiato», le rispondo a bassa voce, sperando di non far trasparire troppo del mio malumore.
E se si ricordasse?
«Possiamo farlo ora? Non riesco a mangiare».
Poggia la testa sulla mia spalla in un gesto totalmente naturale mentre gli altri continuano a parlare della festa di ieri sera.
«Va bene», le sussurro allora, per poi alzare la voce e farmi sentire da mamma. «Noi ci alziamo un attimo, torniamo subito».
«Certo, andate pure. I piatti sono termici», dice, sorridendoci in modo tagliente.
Che simpatica.
Mi alzo seguito da Gin e andiamo in cucina, dove chiude la porta. Si tiene un braccio con una mano quando si volta a guardarmi preoccupata.
«Perché ero con Mike e Adam?»
No, non credo proprio che ricordi.
«Perché no? Sono anche loro tuoi amici», ce la metto tutta per sorriderle.