𝐂𝐚𝐩𝐢𝐭𝐨𝐥𝐨 𝟏𝟖 - 𝐭𝐡𝐢𝐬 𝐢𝐬 𝐫𝐞𝐚𝐥

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Tryna find the real me, I ain't found it yet

Wake up every morning feelin' like I'm guilty

Talk to God, "Can you hear me?"

dreams, NF

Finalmente domani abbandonerò una volta e, spero, per sempre queste mura bianche che mi hanno tenuto in ostaggio per tutti questi giorni

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Finalmente domani abbandonerò una volta e, spero, per sempre queste mura bianche che mi hanno tenuto in ostaggio per tutti questi giorni.

I medici mi hanno obbligato qui qualche giorno in più per un po' di fisioterapia, ma ormai posso anche stare in piedi tranquillamente.

Con il passare dei giorni quei momenti nella camera di Ginevra sono tornati a trovarmi, facendomi rivivere la mia perdita di controllo. Da quel primo ottobre c'è qualcosa che dentro di me non è più come prima e quella ne è stata la prova inconfutabile.

Adesso, che due agenti di polizia sono fuori dalla porta della mia stanza, riecco che mi ricordo di quello che ho fatto.

«Li faccio entrare. È solo una visita, non un vero e proprio interrogatorio. Vogliono sapere perché te ne sei andato e se sai qualcosa, ma non sospettano di te. Attieniti a ciò che abbiamo concordato. Non aggiungere nient'altro, Adam», mi raccomanda mamma, sussurrando. «La mia presenza qui non sarà in veste di avvocato. Non vedendone uno non andranno a pensare che stai subito andando sulla difensiva. Per ora tuo padre è soltanto scomparso, e noi sappiamo che non c'è modo di trovare il corpo. Quindi sta' calmo, respira e andrà tutto bene».

Mi sono mentalmente fermato a "li faccio entrare".

Piego la testa prima a destra, poi a sinistra, facendo scrocchiare il collo per sciogliere i muscoli in tensione, solo che non ci riesco.

Non sono pronto, ma devo esserlo.

Mamma mi scuote per una spalla e riporto lo sguardo ai suoi occhi verdi. Li avrei voluti anch'io così, e invece me ne sono trovato un paio anonimi.

Grigi. La rappresentazione dell'incertezza, né nerobianco.

«Ci sono io al tuo fianco».

«Falli entrare».

Si allontana per aprire la porta ai due agenti. Mettono piede in stanza e cerco di tenere lo sguardo rivolto a loro, anche se tutto quello che vorrei fare è abbassarlo.

Andrà tutto bene.

«Ciao, Adam. Possiamo parlare un po'?»

Uno dei due, a occhio quello più anziano, si fa avanti. Fa un cenno a mamma come per chiederle il permesso di sedersi sulla sedia di fianco al mio letto, poi lo fa dopo aver ottenuto il suo permesso.

«Certo».

«Io sono l'agente Connor Adams», l'uomo mi sorride gentile, «lui invece è l'agente Ben Walker», indica l'altro. «Siamo qui perché il signor Trevor Wong, direttore della "Bryatt Edizioni", ha denunciato la scomparsa di tuo padre. Ne sei a conoscenza?»

𝑺𝒍𝒆𝒆𝒑𝒊𝒏𝒈 𝑩𝒆𝒂𝒖𝒕𝒚Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora