Una bambina indesiderata (parte 3)

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Il tesoro perduto di Mosca

-Capitolo 89-

Una bambina indesiderata (parte 3)


<cosa ci fai qui Glenda?!> esclamò il padre e la figlia massaggiandosi il capo disse <n-non mi sento molto bene papà>

L'uomo schifato disse <non mi interessa, vai a scuola non ho pagato perché tu stessi a casa!>

La ragazza salì le scale e andò a vestirsi, ma lei si sentiva davvero male!

Uscì senza ricevere nessun saluto dai suoi genitori e prendendo i mezzi per arrivare a scuola si auto giustificò il ritardo.

Quando si avvicinava o per far firmare le sue verifiche o giustificazioni le urlavano solo addosso, così aveva imparato a fare la firma falsa di entrambi.

Entrò a scuola e si sedette sul suo banco salutando debolmente la classe.

Era accanto alla finestra e guardando fuori vide che faceva davvero freddo, chissà se si sarebbe messo a nevicare...

<hey Glenda!>

La ragazza sentendosi chiamare vide Marcello davanti a sé e chiese <stai bene? Sai sei un po' pallida...>

La ragazza sorridendo disse <n-non è nulla, siediti che sta per iniziare la lezione>

Marcello la guardò poco convinto e sedendosi al suo posto, quindi davanti a Glenda, disse <beh se hai bisogno chiamami>

La mora sorrise e poi cercò di prestare attenzione alla lezione.

Era in quarta liceo e ormai mancava poco a natale, chissà cosa avrebbe fatto quell'anno...

Era l'unica volta che incontravano i parenti, e non era un granché per Glenda.

I cugini le stavano alla larga e gli adulti la guardavano male, da piccola cercava sempre di farsi amare almeno un po' da loro, ma aveva avuto solo l'effetto opposto, e così si era messa il cuore in pace.

Si acquattò sul banco e man mano che il tempo passava il mal di testa cresceva, decise di chiudere gli occhi...

<Glenda!>

La mora si svegliò di colpo e vide davanti a sé quegli occhi castano cioccolato che le piacevano tanto.

Marcello le stava accarezzando il capo e disse <Glenda scotti! Vieni ti porto a casa>

Glenda disorientata seguì l'amico e non prestando attenzione a dove stavano andando poi vide che erano a casa del ragazzo, non sua.

<vieni Glenda> disse il biondo porgendo la mano all'amica che prendendola debolmente seguì nuovamente il ragazzo.

Andarono in camera sua e la fece sdraiare, chiamò la madre che sapendo la situazione familiare della ragazza le fece delle carezze e le mise un panno umido in fronte.

Le provarono la febbre aveva trentotto, per lei era altissimo, già solo con due fili sopra il trentasette si sentiva male.

La coccolarono per tutta la serata e Glenda non si preoccupò dei suoi genitori, come loro non avevano mai fatto per lei.

Avrebbe affrontato dopo le strilla e le urla dei due nei suoi confronti, dopotutto ormai ci era abituata, non le importava più.

Sarebbe potuta anche sparire dalla loro vita e sarebbero stati solo felici...

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