Capitolo 6

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Quando Gabriel riprese i sensi si ritrovò sdraiato nella camera dei suoi genitori, spaesato e un po' confuso cercò di alzarsi quando sentì un ondata di vertigini.

Dopo il tentativo fallito di mettersi in piedi, il bambino rimase sdraiato per poter dormire ancora un po', ma i rumori fuori di casa attirarono la sua attenzione e curiosità.

Gabriel guardò verso la finestra, la camera era buia e fuori sembravano esserci dei fuochi accesi e un via vai di persone indaffarate, sentiva qualcuno colpire il suolo con i picconi e persone dare ordini.

La curiosità spinse il bambino a tentare di nuovo di alzarsi, le vertigini non tornarono ma si sentiva terribilmente instabile sulle gambe, ma questo non gli impedì di raggiungere la finestra più vicina appoggiandosi alla parete della camera da letto.

Fuori c'erano persone che spostavano il terreno rimosso con delle carrette, mentre altre scavano delle lunghe trincee.

C'era anche chi portava grossi tronchi appuntiti da piazzare dentro le trincee. Preso da un'altra ondata di vertigine, Gabriel si trascinò di nuovo a letto.

Nel frattempo sua madre, Crina, con la moglie di Florin, Ana, e il loro figlio Goe, erano in stato di grande apprensione intenti ad osservare l'orizzonte.

«Mamma,» disse Goe con voce tremante «non si vedono ancora.»

Ana strinse la mano di suo figlio per rassicurarlo, ma nel suo cuore sentiva sempre più demoralizzata.

«Arriveranno,» disse Crina «dobbiamo solo aspettare ancora un po'.»

Ana non sapeva dove Crina prendesse tutta questa fiducia, ma sentendo le sue parole, tornò anch'ella a sperare.

All'improvviso la campana di vedetta iniziò a suonare l'arrivo di una carovana seguito da un diverso scampanellio, spiriti vendicativi.

La luna non era ancora piena, ma abbastanza gibbosa da illuminare nella notte e permettere di vedere un carro in fuga dagli spiriti vendicativi che lo seguivano a stretta misura, ma anche senza luna, il carro non poteva non passare inosservato, questo era illuminato da una luce azzurra, i cristalli della padronanza con rune di purificazione.

Il leardo dava un senso spettrale a chi lo guardava, il manto grigio, del cavallo, illuminato dalla luce bianca delle rune di velocità dipinte sugli zoccoli dava quasi la sensazione che fosse uscito da una tomba e tornato per la sua vendetta, qualunque essa fosse. Gli occhi strabuzzati dal terrore e la saliva schiumosa che usciva dalla bocca spalancata in cerca di ossigeno che i suoi polmoni sembravano non riuscire a trovare.

L'animale veniva continuamente spronato a correre da coloro che si trovavano sul carro, ma anche se non lo avessero fatto, avrebbe comunque corso. Il senso del pericolo era così forte, che il cavallo stava disperatamente lottando per fuggire dall'orda che lo stava inseguendo, il suo istinto gli diceva: "scappa" e lui obbediva.

*** ***

Nel frattempo sul carro.

«Siamo quasi arrivati; tenete duro.»

La voce di Florin arrivava come un ronzio agli altri passeggeri nel carro in fuga, per non mordersi la lingua in quella situazione, doveva parlare con i denti serrati che in una occasione differente avrebbe fatto davvero ridere.

Roxana sapeva che se non avesse agito subito, il cavallo non avrebbe potuto portarli oltre, così attivò una sequenza di rune sul carro, aveva aspettato fino all'ultimo perché il consumo di cristalli della padronanza sarebbe stato davvero enorme se per un percorso più lungo, ma a questo punto non aveva più scelta.

Il carro divenne molto più leggero, quasi di due terzi del peso effettivo.

Il cavallo, sentendosi affrancato, aumentò l'andatura per quanto gli era permesso dal terreno, dal peso della carrozza con i suoi passeggeri e la preziosa merce, ma soprattutto dalla sua stessa stanchezza.

LA FINE DELL'ERA OSCURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora