Capitolo 12

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Al suo risveglio, Gabriel subì una grossa delusione, fu infatti l'arrivo trafelato di Goe a destarlo da uno strano sogno che non riuscì a ricordare.

«Gabriel, indovina cosa è successo questa notte?»

Gabriel osservava il suo amico con rammarico, non aveva avuto modo di metterlo al corrente in tempo, suo padre glielo aveva già detto, così sconsolato rispose: «Ti riferisci alla bravata di Brad, Vali, Toma e Stan con le pecore?»

Gabriel aveva pensato che Goe ci sarebbe rimasto male scoprendo che lui sapeva di già dell'accaduto, ma la risposta di Goe lo prese contropiede.

«Avrei dovuto immaginarlo, dopotutto sei l'allievo di Leon, come potevi non saperlo... Certo, certo deve essere così.»

«Di cosa stai parlando?» Chiese confuso Gabriel.

«Ma certo, devi averlo visto in sogno.»

Il piccolo Goe annuiva convinto come di uno che la sapeva lunga.

Un colpo di tosse secco attirò l'attenzione dei due bambini, o meglio quella di Gabriel che non si era reso conto della presenza di Leon seduto al tavolo della sala da pranzo mentre sorseggiava un tè con sua madre, Crina.

Un senso di dejavu sprofondò Gabriel in un abisso nero, guardò di nuovo il suo amico Goe non avendo il coraggio di rispondere, non voleva davvero deludere le sue aspettative, un po' come Leon aveva deluse le sue con quella frase: "ti ho visto arrivare dalla finestra¹", mentre lui si era già fatto un film in testa sulle strepitose capacità di preveggenza dello sciamano.

Per fortuna non toccò a lui dire la verità al suo amico, ma fu lo stesso Leon che si sentì in imbarazzo per essere stato tirato in ballo e per il troppo credito che il bambino, Goe, gli dava.

«Ho saputo da Crina, che questa mattina alle cinque, Gabriel si stava per precipitare da me e a casa tua Goe per informarci dell'accaduto, lo ha saputo da Crina e non per altri motivi.»

Per l'ennesima volta Goe sorprese tutti, andò verso Leon e gli batté sulla spalla, poi disse: «Dicono tutti che hai molto talento, Leon. Devi solo lavorarci di più, non ti buttare giù.»

«Grazie, Goe!» Ringraziò cortesemente Leon anche un po' divertito.

Questo gli fece guadagnare un'altra pacca sulla spalla e un: «Di nulla. »

Gabriel non ce la faceva più e intervenne per sbloccare la situazione: «Leon, non volevo venire da te per parlare delle pecore, ma per i sogni.»

«Progressi?» Chiese Leon.

«Nessuno, non riesco proprio a fare quello che mi hai detto.» Si lamentò Gabriel.

«Raccontami!»

«Faccio sempre sogni della vita di tutti i giorni, è come rivivere la giornata appena passata, sembra così reale che non mi rendo conto che sto sognando.»

«Quindi non sei riuscito nemmeno una volta a dire la frase che ti ho dato?» Chiese Leon, ma non sembrava deluso, era solo una domanda per avere conferma.

«Beh, non proprio. Ho provato a fare una cosa una volta, ha funzionato in realtà, ma solo la prima volta.»

Incuriosito suo malgrado, Leon stava per chiedergli di spiegare cosa avesse fatto, ma Goe lo anticipò.

«Che cosa hai fatto?»

«Una sera, prima di addormentarmi, ho iniziato a ripetere la frase "adesso sto sognando" tante tante volte, ma tante.»

«E poi?» chiese di nuovo Goe, e Leon si sentiva come uno che gli venivano rubate le battute.

«Ho continuato a ripetere finché non mi sono addormentato, appena ho iniziato a sognare ho detto meccanicamente la frase, in quel momento ho realizzato che stavo sognando e la sorpresa mi ha fatto svegliare.»

«Sei stato molto bravo Gabriel. Non mi aspettavo un risultato così buono e così presto.»

Sì congratulò Leon, era davvero ammirato di questo ragazzo, non era proprio quello che gli aveva detto di fare, ma aveva dimostrato una inventiva davvero notevole.

«Ma è stato due mesi fa, praticamente al mio terzo tentativo da quando ho iniziato a sognare con la pietra di quarzo.»

Il tono lamentoso del ragazzo la diceva lunga sulla sua insoddisfazione.

«Non devi metterti fretta, molti impiegano anche più di un anno prima di avere un risultato e solo dopo il rituale della scelta e con i tatuaggi da sciamano.»

«Potevi anche dirmelo prima!» Sì lamentò il ragazzo. «Sono stato con l'ansia in tutto questo tempo pensando di essere indietro o di fare male.»

«Devi prendere le cose con calma, nessuno ti corre dietro. Comunque, c'è stata una riunione del consiglio degli anziani ieri pomeriggio e sono stato invitato a partecipare, tuo padre sa già il contenuto della riunione, ma gli ho chiesto di non parlartene perché volevo essere io a farlo.»

«Si è parlato di me?»

«Esatto!» felice che Gabriel avesse già capito, Leon continuò dicendo: «Per fartela breve, gli anziani vorrebbero sfruttare le tue capacità. Tra sette giorni ci sarà il viaggio verso il monte Alegere, gli anziano vogliono che tu provi a sognare per vedere se andrà tutto bene o se ci saranno pericoli non previsti.»

«Ma io non lo so fare a comando, l'unica volta è venuto da sé.» Cercò di spiegare Gabriel con foga.

«Lo so, è per questo che ho rifiutato. Loro volevano che ufficiassi un rituale per farti sognare ma in questo modo avremmo ucciso il tuo dono.»

«Quindi non dovrò fare nulla?» Chiese Gabriel.

«In realtà, ho promesso che avremmo fatto un tentativo, voglio che tu smetta di usare la pietra di quarzo mentre sogni.»

«Tutto qui?» Chiese Gabriel.

«Sì! Perché il tuo è un dono naturale e non ha bisogno di forzature per manifestarsi.»

«Quindi... ritieni che si manifesterà, che farò una divinazione mentre sogno?»

«Non pensarci, e non aspettarti niente. Io non credo ci saranno problemi con questo viaggio.»

Con queste parole, Leon voleva tranquillizzare Gabriel che era in stato di tensione evidente, e le parole dello sciamano ottennero il risultato sperato, perché Gabriel si sentì subito rincuorato.

In quel momento entrò Florin, sembrò a tutti davvero esausto.

«Tutto bene, caro?» Crina vedendo lo stato del marito, e sapendo che aveva dovuto fare il turno di notte e per la bravata di Brad e dei suoi amici non era potuto andare a dormire, gli andò in contro per sincerarsi che stesse bene.

«Non solo i ragazzi sono stati punti,» iniziò a raccontare l'uomo «ma anche Alba, la madre di Vali.»

«Cosa ha deciso il consiglio degli anziani?»

Florin si sedette su di una sedia al tavolo da pranzo poi disse: «Alba è stata sconsiderata a lasciare le etichette con le rune di transito dove chiunque potesse prenderle. Ha dovuto pagare un multa e da oggi in poi non potrà più richiedere le rune di transito per fare scorta, ogni runa dovrà avere il suo tracciamento, dovrà tenere un registro dove registrare in quale abito la runa è stata cucita e a chi è stato venduto l'abito.»

«Le è andata comunque bene.» Commentò Leon. «Se qualcuno fosse morto per la bravata dei ragazzi, Alba rischiava la pena di morte.»

«È così severa la legge?» Chiese Goe, e visto che anche Gabriel stava per chiedere la stessa cosa annuì.

«Ieri sera la cosa poteva sfuggire di mano, l'interno villaggio ha rischiato di essere spazzato via. Certo che è seria. Ovviamente non sarebbe stata uccisa, ma abbandonata fuori dal villaggio, che comunque è come ucciderla con le nostre mani.»

In silenzio si concluse la conversazione.

Ti ho visto arrivare dalla finestra¹: vedi capitolo 10

LA FINE DELL'ERA OSCURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora