Capitolo 5

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Gabriel e Goe se ne stavano a mangiare carne grigliata davanti al fuoco di bivacco, Goe non era molto contento di questo viaggio e continuava a non trovare pace seduto a terra e ad innervosirsi.

«Qual è il problema?» chiese Gabriel all'amico.

«Ho il sedere tutto indolenzito. Pensavo che una volta sceso dal carro e fatto qualche passo, come durante la sosta, sarebbe andata meglio.»

«Anche il mio sedere non è proprio a posto, il viaggio è stato faticoso.» concordò Gabriel anche lui indolenzito in posti che non pensava nemmeno di avere.

«Domani mattina dobbiamo ripartire, se sto ancora così non so proprio come farò a resistere.»

Gabriel non sapeva dare torto al suo amico, Goe, perché era nella sua stessa condizione, dubitava che sarebbe anche solo riuscito a dormire quella notte per via del dolore ai muscoli.

Dan, uno dei guerrieri a scorta della carovana, dopo aver ascoltato le lamentele dei due ragazzi decise di intervenire raccontando una storia per alleggerire l'atmosfera.

«Ragazzi, che ne dite se vi racconto una storia?»

«No, grazie!» Rispose prontamente Goe, conosceva bene Dan, era un tipo simpatico ma si divertiva a spaventare i ragazzi con delle storie assurde su spiriti vendicativi che si intrufolavano nel villaggio dai posti più impensati, lasciando schiere di bambini traumatizzati e spaventati per notti intere.

Il fatto è che spesso erano gli stessi bambini ad andare da lui a chiedere di raccontare storie, una volta passata la paura tornavano sempre per una nuova storia, anche Goe del resto.

Ma Goe non era in vena di scariche di adrenalina, se non si fosse sentito così indolenzito e stanco, magari gli avrebbe fatto piacere, ma non questa notte.

«Ma come?» Protestò Dan che proprio non se lo aspettava, nessun bambino aveva mai rifiutato le sue storie.

Ilie, Ion e Adi iniziarono subito a prendere in giro l'amico, «Ah! Vecchio mio! Alla fine i bambini si sono svegliati e riconosciuto che sei un racconta frottole.»

«Ilie ha ragione.» convenne Ion, «Del resto, uno è il figlio del nostro capo villaggio e l'altro del suo braccio destro; quando si spargerà la voce, anche gli altri bambini smetteranno di pendere dalle tue labbra.»

«Su, su. Non mettete il dito nella piaga. Il grande oratore, Dan, potrebbe prendersela per aver perso i suoi fans.» Sghignazzò Adi.

«Non è vero!» Esclamò arrabbiato Goe. «Smettetela!» Urlò poi.

I tre che stavano solo facendo uno scherzo ci rimasero un po' male dalla sfuriata di Goe, ma Gabriel la sapeva lunga.

A Goe non piaceva che le persone lo mettessero in mezzo o che lo usassero per ferire gli altri, ciò che Goe diceva era ciò che pensava senza fini o scopi secondari.
Del resto anche Gabriel era così, proprio per questo i due bambini si erano sempre trovati in sintonia e spesso fraintesi da chi non li conosceva bene.

«Non metteteci in mezzo alle vostre dispute.» Disse Gabriel che si sentì comunque messo in mezzo suo malgrado. «Nessuno di noi due ha detto che non ci piacciono le storie di Dan, a noi piace Dan e le sue storie, ma siamo davvero esausti e indolenziti.»

«Giusto!» concordò Goe.

«Dai, non litigate. I ragazzi stavano solo scherzando.» Cercò di conciliare Radu.

«Non mettendoci in mezzo, però!» Insistette Goe.

«Basta così, finite di mangiare e poi andate a letto.» Florin prese la palla al balzo per calmare le acque.

LA FINE DELL'ERA OSCURADove le storie prendono vita. Scoprilo ora