Capitolo 1

2.5K 32 0
                                    

PROLOGO

Trasferitami dall'Italia all'Inghilterra per completare gli studi in storia antica all'età di ventanni, riuscii non solo a laurearmi e a conseguire un dottorato di ricerca in scienze storiche, ma anche a trovare un impiego in ambito universitario, questo grazie anche a Rosalind, un donna dell'età di mia madre che mi accolse nella sua casa nel nord di Londra come "ragazza alla pari" e di cui mi innamorai perdutamente vivendo con lei tre anni meravigliosi, e le cui conoscenze mi permisero quello step di carriera.

Con un velo di tristezza lasciai la casa e i baci di Rosalind. Venni assunta come ricercatrice e assistente ai docenti in una università di Reading. Passai i primi anni a fare la galoppina tra ufficio e biblioteca ma mi piaceva, mi sentivo realizzata. Capitava spesso di accompagnare gruppi di studenti in vari siti storici britannici, luoghi che io stessa conoscevo solo attraverso lo studio di documenti cartacei, ed era un'emozione enorme visitarli di persona.

Mi sentivo più che realizzata, ero libera. Non libera sentimentalmente però, mi sentivo legata ancora a Rosalind e avrei barattato qualsiasi cosa pur di tornare da lei, ma so già che le avrei dato un dispiacere se avessi rinunciato alla mia strada; la sua natura materna nei miei confronti era prevalente. Certo non mi feci mancare occasione di finire nel letto di qualche bella signora, ma furono solo flirt occasionali, frutto di incontri in locali per sole donne, di cui nella sola Londra ebbi a contarne almeno una ventina. Una sorta di luna park per una ragazza lesbica italiana. Già, signore, e non mie coetanee o più giovani della sottoscritta. Io da sempre mi sentivo attratta da donne più grandi; la medesima scintilla d'altronde che mi fece innamorare di Rosalind.

Sul lavoro non mi esponevo, sebbene mi accorsi presto che in Inghilterra l'omosessualità era pressochè accettata, semplicemente tendevo a tenere separate le due sfere, anche se ad una delle docenti senior; una bellissima cinquantenne gallese, non mancai di fare una corte sfacciata, ma, essendo lei sposata ed etero, senza possibilità di riuscita. Naque con lei comunque una buona amicizia, e fu per tramite suo che anno dopo anno riuscii a diventare assistente fissa del titolare della cattedra di Storia Medievale. Il mio sogno. Avevo trentanni.

**********************************************************************

Mi accorsi degli sguardi di una studentessa durante un corso riguardante le invasioni in Britannia dei popoli del nord che tenni una mattina nell'aula minore del New College di Swindon, città del Wiltshire a cui il mio ateneo mi aveva "prestata" per un mese a causa della mancanza di docenti di storia medievale nel suddetto college.

Avevo accettato volentieri quell'incarico esterno, cambiare un po' ambiente lo trovavo stimolante e poi rimanevo comunque sempre a mezzora di treno da Reading che era diventata ormai la mia città di adozione.

Una cascata di riccioli rossi ed un paio di occhi verdi che notavo non staccarsi dalla sottoscritta nemmeno quando ciò che spiegavo avrebbe richiesto da parte degli studenti il prendere appunti. La vedevo lì seduta nella prima fila imbambolata a guardarmi. Detti un'occhiata al registro degli studenti iscritti al mio corso e vidi il suo nome, l'età e la provenienza:

 Cathleen Flanagan,19 anni, Dublino. Studentessa del 5° anno.

Alzai lo sguardo e i suoi occhi erano di nuovo su di me, e la cosa iniziava ad imbarazzarmi un po'. Terminata la lezione la ventina di studenti lasciarono l'aula tranne lei che rimase seduta come ad aspettare qualcosa. Io raccolsi le mie cose, la borsa, e visto che iniziavo ad aver fame la mia prossima destinazione sarebbe stato il bar del college per ristorarmi un po',  ma prima di tutto ero curiosa di chiedere a quella ragazza il motivo della sua insistenza nell'osservarmi. 

La chiamai al mio tavolo e lei mi parve non aspettare altro, quasi che l'indugiare nello stare in aula non avrebbe avuto altro risultato se non quello di attirare la mia attenzione verso di lei.

"Deve dirmi qualcosa Miss Flanagan?". Il rivolgersi ad uno studente in maniera così formale non faceva parte di un protocollo imposto dalle regole, tutt'altro, noi insegnanti eravamo liberi di approcciarci agli studenti anche in modo più confidenziale, ma questa ragazza sembrava avere un'interesse verso la sottoscritta tale che mi venne automatico porre una distanza con lei. 

Non era infatti la prima volta che uno studente mi lanciasse sguardi che travalicavano quello di un normale interesse verso la materia che insegnavo. Con gli studenti maschi porre subito una barriera mi veniva semplice, essendo io del tutto impermeabile agli sguardi maschili, diverso era quando certi sguardi carichi di desiderio me li ritrovavo addosso da parte di una studentessa. In questi casi alzare il muro mi costava fatica, ma mai e per nessuna ragione avrei potuto stringere un'amicizia con una studentessa,  e per più di una ragione.

Questa regola auto imposta doveva valere a maggior ragione quando la studentessa in questione era di un'avvenenza particolare come nel caso di Cathleen Flanagan.

"Sì professoressa volevo dirle che la storia del massacro dei monaci dell'abbazia di Lindisfarne mi ha sconvolta".

La guardai perplessa;  gran parte degli eventi di quei secoli lontani altro non erano che storie di violenze, saccheggi e sopraffazioni. Mi chiedevo cosa ci trovasse di così sconvolgente nelle vicende di Lindisfarne.

"E cosa l'ha impressionata di più Cathleen...?"

"Beh tutti quei monaci indifesi trucidati..."


Ebbi la netta sensazione che alla ragazza di quel massacro non interessasse poi granchè,  e che quello non fosse altro che un espediente per soffermarsi con me.

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora