Detto e fatto, ci avviammo all'uscita bene attente a non scontrarci con nessuno, pena il rovesciare i nostri vassoi pieni.
Non fu una gimkana agevole ma alla fine, dopo aver percorso una trentina di metri riuscimmo ad individuare una radura erbosa dove sederci. Cathleen era entusiasta:
"che idea magnifica prof, è come fare un pic nic romantico".
Alla parola "romantico" la guardai di sbieco: "è solo una pausa dal lavoro per me e dallo studio per lei miss Flanagan, non si faccia strane idee ". Mi fece un sorriso stiracchiato ma non replicò.
Io mi sfilai i sandali e iniziai a mangiare. Di nuovo la vidi imbambolata, questa volta con lo sguardo fisso sui miei piedi.
"Non mangi Cath?". Fu come se l'avessi risvegliata da uno stato ipnotico con uno schiocco di dita, mentre io mi accorsi di averla chiamata in modo troppo confidenziale.
"S..sì certo". Le sorrisi vedendola in evidente imbarazzo, ma certe volte mi sembrava davvero strana. Che provasse attrazione verso di me era fin troppo palese, e io stessa ne ero fortemente attratta, ma questa cosa dovevo governarla e bagnare ogni accenno scintilla.
Finito quel pasto frugale detti un'occhiata all'orologio.
Sarei dovuta rientrare in ufficio per scrivere una breve relazione sulla lezione tenuta ma c'era un sole così caldo che non me lo diceva il cuore di alzarmi e tornare in ufficio.
Cathleen anche lei se ne stava distesa al sole, ne approfittai io questa volta per guardarla.
Dal suo top potevo scorgerne i capezzoli in rilievo, le sue gambe lunghe dalla pelle diafana coperte solo in parte dagli shorts di jeans. Dio quanto era bella. Scacciai quei pensieri e mi assopii cullata dal cinguettio dei pettirossi che popolavano quell'area del parco.
Non ricordo quanto dormii, forse mezzora, so solo che mi svegliai quasi di soprassalto sentendo qualcosa che mi camminava sui piedi. Aprii gli occhi e vidi Cathleen giocare a infilarmi uno stelo d'erba tra le dita dei piedi, il suo viso a pochi centimetri, li ritrassi di colpo e dopo essermi guardata intorno le intimai di smetterla: "volevo solo svegliarla prof, è l'ora di rientrare".
Guardai l'orologio, erano le 16 e avrei avuto tutto il tempo di rientrare, sbrigare quella pratica e finalmente tornare a casa. Feci per rimettermi i sandali ma Cathleen mi anticipò prendendoli in mano:
"Valeria lascia che te li metta io".
"Non ci pensare nemmeno, il giorno in cui avrò bisogno di una badante ti chiamerò, ora per favore passami i sandali...e ti pregherei di non chiamarmi più Valeria, dei miei studenti saresti l'unica e qualcuno potrebbe farsi domande signorina Flanagan".
La vidi cambiare espressione; il suo viso sorridente e radioso era già un ricordo.
Mi si strinse il cuore, le presi una mano tra le mie per poi accarezzarle il viso:
"è che ho paura Cath.."
"paura di me prof...?"
"no tesoro mio...ho paura di me..."
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Non doveva accadere
RomanceQuando Valeria, 30enne italiana docente di storia medievale incontra lo sguardo dell'allieva irlandese 19enne Cathleen, ogni suo proposito è destinato a crollare come un castello di carte al primo soffio di vento.