Capitolo 32

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Valeria's POV

Quel lunedì mattina fu il più faticoso; più a grandi passi camminavo verso l'ingresso del college più le parole di Trevor continuavano a ronzarmi nella testa: "quando fai lezione non apre nemmeno il libro e si mette a disegnarti su dei foglietti che poi ripiega e infila nella sua cartellina... ".

Appena oltrepassai il cancello la vidi chiacchierare con la Hastings, le detti una rapida occhiata ma proseguii; l'ultima cosa che avrei voluto è che si avvicinasse per chiedermi il motivo di quel colloquio formale che le avevo chiesto. Rimase ferma e non si azzardò a muovere un passo nella mia direzione, forse consapevole, sperai, della sua mancanza di rispetto nei miei confronti. Fu faticoso perchè mi sentii mio malgrado costretta a rapportarmi con lei usando lo stesso identico metro che adottavo con gli altri studenti, cosa da me quest'ultima da ritenersi scontata, da Cath evidentemente non più. Mi illudevo che quel patto non scritto tra noi due, relativo al vivere la nostra relazione pur senza perdere di vista i rispettivi ruoli, fosse assolutamente ben presente anche a lei, e quel patto era stato tradito.

Raggiunsi la segreteria per posare la stampa dell'arazzo di Bayeux che mi ero portata da casa e sbrigai alcune pratiche scritte riuscendo perfino a rilassarmi. Attesi che tutti gli studenti raggiungessero le rispettive attività e poi scesi in caffetteria per un'ulteriore colazione; con quella veloce che avevo consumato a casa prima di mettermi in viaggio per Swindon non sarei arrivata viva alle 13. Unica presenza in caffetteria a quell'ora, oltre alla signora che serviva al banco, fu quella di James, il portiere dell'istituto che come la sottoscritta aveva scelto quel momento di calma per una pausa.

"Buongiorno professoressa, posso permettermi di offrirle la colazione?"

"Grazie infinite James molto gentile da parte sua"

James Correy è sempre stato una persona affabile, ben voluto dagli studenti e con una parola sempre gentile nei miei confronti, oltre agli immancabili sorrisi che era solito rivolgermi. Era anche indiscutibilmente un bell'uomo, sulla cinquantina, e che mi corteggiasse era fin troppo evidente. Questa cosa non mi infastidiva, anzi, il fatto che ritenesse possibile che io potessi essere sensibile al suo fascino era segno che la mia omosessualità in quell'istituto era cosa del tutto ignota, e lui era un po' l'orecchio del New College. Quella mattina era in vena di fare un po' di gossip.

"Prof sa che gira voce di una possibile relazione tra una sua allieva ed un suo collega?"

A quelle sue parole mi irrigidii chiedendomi anche perchè avesse deciso di fare quella rivelazione proprio a me.

"Non sono solita dare credito alle voci James...lei sì?"

"Non sarebbe la prima volta che accade prof, e comunque è un pettegolezzo che gira in maniera insistente tra i ragazzi, frutto più delle loro fantasie presumo".

Lasciai cadere quell'argomento anche perchè era ormai quasi l'ora di andare in aula. Salutai e ringraziai James dopodichè salii in segreteria a recuperare la borsa, il contenitore con all'interno l'arazzo e mi presentai in aula. La lezione ero intenzionata a svolgerla in modo leggero e anche divertendoli un po', e tutto sommato ai più quel mio giocare con i loro nomi legandoli all'evento storico in oggetto piacque molto, nulla di più noioso infatti ci può essere nell'esporre avvenimenti di secoli prima snocciolando date, luoghi e protagonisti di quegli avvenimenti. I più, come dicevo, ad eccezione di Cath. Ombrosa, silenziosa anche in quegli sprazzi di ilarità suscitati da quel tono giocoso usato per coinvolgerli un po'. Perfino ovvii i motivi di quel suo stato d'animo; la sua testa era proiettata al colloquio che le avevo chiesto. Finii la lezione, congedai i ragazzi, e dopo aver atteso che anche l'ultimo abbandonasse l'aula mi avvicinai al suo banco guardandola dritta negli occhi.

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora