Capitolo 11

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Cathleen's POV

Appena entrai in casa sua quello che mi colpì fu un profumo gradevolissimo ma che non riuscii a definire, qualcosa tipo olii essenziali. Il pavimento in parquet semicoperto da un tappeto con motivi persiani, un tavolo in mogano con dei libri sopra, un abito da sera nero ed una pashmina verde gettati su un divano bianco, e per terra un paio di dècolletè tacco 12. Su una poltrona, anch'essa bianca una pila di maglie e camicette di vario colore con l'aspetto tipico di dover attendere una stirata dopo essere state ritirate dallo stendibiancheria. Alle pareti alcuni quadri con soggetti femminili ed un altro che mi incuriosì per l'estensione; raffigurava la scena di una battaglia risalente al medioevo, colorato e meraviglioso.

Valeria mi disse di non far caso al disordine e quindi di astenermi dal farle apprezzamenti sulla casa che a suo dire le sarebbero suonati insinceri, sebbene la mia prima impressione fu quella di un vero e proprio nido. La seguii in cucina, e dopo aver messo una pentola d'acqua sul fuoco su uno dei fornelli, tirò fuori dal frigorifero un vasetto con all'interno una crema verde. Fatto quello mi indicò dove prendere posate e due bicchieri mentre lei sarebbe andata in camera sua per cambiarsi. Così feci, ma inevitabilmente con la coda dell'occhio la guardai entrare in camera dalla cui porta che lasciò aperta potei scorgerla mentre si spogliava. La vidi sfilarsi gli stivaletti, i pantaloni, i collant. la maglia ed infine la camicetta. Rimase per un attimo in reggiseno e mutandine per poi togliersi anche questi due ultimi indumenti. Fui sul punto di raggiungerla, ma mi trattenni, anche se ero sicura che lei desiderasse essere guardata da me; se così non fosse stato perchè lasciare la porta della sua camera aperta? Mi limitai ad avvicinarmi all'uscio. Si legò i capelli in uno chignon infilandosi poi una maglietta di due misure più grandi con l'immagine di Betty Boop e inforcò due pantofole di peluche. Era buffa, perlomeno rispetto ai canoni formali con cui era solita venire vestita al college. Ma era bellissima, e nella sua versione casalinga ancora più attraente, forse perchè più privata e intima, intimità a cui mi aveva dato accesso. Mi sorrise e uscendo dalla camera mi diede un buffetto su una guancia: "dai che ho fame". Si legò un grembiulino e si rimise a trafficare in cucina: 

"ti devo aiutare Val..?"

"No tesoro, qui faccio da sola...prendi solo la bottiglia di vino nello sportello della credenza sopra di te e versalo nei bicchieri...sempre che a te piaccia il vino mia dolce bimba irlandese".

"Adoro il vino più della birra cara la mia prof...sono un'irlandese atipica". 

Si voltò sorpresa sorridendomi, buttò nell'acqua degli spaghetti e poi venne davanti a me, mi porse un bicchiere e prese il suo. 

"A noi due e alla nostra amicizia Cath...". 

Le accarezzai il viso: "solo amicizia...?" 

Bevve un sorso dal suo bicchiere, lo posò, mi tolse il mio e prese le mie mani tra le sue guardandomi dritta negli occhi. 

"Sì tesoro mio, io vibro quando ti sono vicina e so che è così anche per te, ma mi piacerebbe che andassimo per gradi...tu per me sei qualcosa di meraviglioso, ma pure inaspettato, e quando nella vita mi accade qualcosa di non previsto io per natura divento cauta". 

Ne convenni, e poi il termine "cauta" lo considerai una porta semi aperta affinchè dall'essere amiche il nostro rapporto potesse  salire di grado. Alzai il mio bicchiere, e occhi negli occhi brindammo alla nostra  amicizia. Tornò ai fornelli, e dopo aver aperto il pacchetto ne tirò fuori  due fette di carne che passò nella farina. Mentre la guardavo mi tornarono alla mente le parole del suo vicino, e glielo chiesi.

"Cosa intendeva Rajiv quando ha ipotizzato che io fossi il dilemma..?"

La sentii ridere: "lo sapevo che quella definizione non ti sarebbe passata inosservata, quella pettegola indiana non ha freni talvolta...però è così ed è come ti ho appena detto...sei il mio dolcissimo dilemma e averti intorno mi predispone al bello Cath...".

Quelle parole le assorbii come rosolio, le andai vicina, le cinsi i fianchi da dietro e la strinsi a me, fui tentata di posarle un bacio su quel collo nudo ma mi limitai a quel semplice abbraccio e ad inspirare il profumo dei suoi capelli. Avevo bisogno di sentire il suo contatto fisico, e quando mi sciolsi da lei furono le sue mani a trattenere le mie, lei stessa ne aveva bisogno quanto la sottoscritta. Non era però solo desiderio fisico il mio, di lei desideravo conoscere altri dettagli, e mi saltò fuori di farle una domanda.

"Sei mai stata attratta dagli uomini Val?..." ,Mi guardò un po' di sbieco accennando un sorriso".       

"Sì tesoro ma solo da uno".

"Qualche primo fidanzatino in età adolescenziale?'

No tesoro, anzi è piuttosto recente...e va avanti tutt'ora..."

Quelle due ultime parole mi fecero l'effetto di un pugno alla bocca dello stomaco, mi lasciai cadere sulla sedia con lo sguardo perso per un attimo nel vuoto. Venne accanto a me, si piegò sulle gambe per guardarmi dritta negli occhi ed entrò nei dettagli.

"Vive nel nord Italia, ha una decina di anni più di me, si chiama Roberto ed è un uomo di una dolcezza rara".

"Aveva ragione Trevor..." mi lasciai scappare con un filo di voce, ripensando a quel suo commento: "è troppo figa perchè le piaccia la figa", o per lo meno non solo quella a questo punto.

"A proposito di cosa Cath..?"

"Niente Valeria, avrei dovuto immaginarlo che nella tua vita ci fosse un uomo..."

"No tesoro mio non c'è nessun uomo nella mia vita, con Roberto c'è solo una corrispondenza virtuale nata in un forum di giornaliste televisive, io cercavo notizie relative ad una di queste e dopo aver postato un messaggio venni contattata nella chat privata da lui...è nata una simpatia ma ti ripeto, tutto solo a livello virtuale..nè chiamate in voce, nè scambi di foto...nulla d'altro che la bellezza di scoprire come l'empatia a volte superi l'appartenenza ad un genere o l'aspetto fisico, fino al punto che io, lesbica impenitente, sia attratta da un uomo".

"Tutto lì...solo virtuale...?". 

"Sì bimba mia, evidentemente con lui mi si riaccende un bisogno di testosterone che credevo fosse inerte".

Scolai la pasta più sollevata, eravamo l'una di fianco all'altra e questa volta fu lei a stringermi a sè, prese un pizzico di farina e me lo soffiò in  faccia ridendo : "altre curiosità sulla sottoscritta?"

"Sì...chi è stata la persona che hai amato di più'?". 





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