Capitolo 55

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Valeria's POV

Al termine di quella improvvisa serata d'amore scendemmo in cucina a preparare qualcosa di veloce da cucinare, entrambe in mutande e reggiseno. Scaldammo nel microonde due porzioni di "lazagne"; purtroppo quello che si trovava in quel mini market, specialmente la pasta, era spesso un italian sound confezionato in chissà quale posto del Regno Unito. Una volta pronta la nostra cenetta frugale andammo a consumarla in giardino sedute sul prato.

"Lo senti il gufo Val?"

"Sento un fischio a due note...dici che è un gufo?"

"Altroché, su a casa nostra ci sono, ci sono cresciuta con il verso dei gufi...mi piacerebbe vivere in un posto dove posso ascoltare lo stesso suono".

Mi sedetti dietro di lei cingendola tra le braccia ed intrecciando le mie dita alle sue; che questo luogo le piacesse era un eufemismo.

"E non hai ancora visto niente Cath...ma di questo parleremo domani amore mio, cosa dici se ce ne andiamo a letto?" Si voltò, mi dette un bacio e tornammo dentro.

Fu una notte meravigliosa; se nel condividere il letto insieme dormire era solo l'ultima opzione, quella notte al sonno dedicammo giusto le poche ore che ci separavano dall'alba. Se per lei il mio corpo era all'inizio una terra inesplorata ora sapeva muoversi su ogni centimetro di me come se nella sua mente la mappa dei miei punti più sensibili non avesse più segreti. Ero l'arpa dalle cento corde da cui lei, per tramite delle sue dita e della sua lingua, era in grado di comporre melodie che mi arrivavano dritte al cervello portandomi in paradiso. Quella mappa da piccola esploratrice era diventata ormai il suo spartito.

La mattina successiva fu il sole che invase la nostra camera a svegliarci. Rimanemmo a baciarci e ad accarezzarci per minuti interminabili decidendo infine di alzarci e riordinare la camera.

"Bene Cath, adesso possiamo andare a farci un giro nei dintorni". Mi avviai verso la porta d'ingresso tendendole la mano e mi guardo' sorpresa.

"Siamo in mutande Val.."

"Non c'è nessuno nel raggio di centinaia di metri tesoro...dai..."

"Non facciamo prima colazione?"

"La faremo dopo tesoro!"

Uscimmo mano nella mano e percorremmo il campo prospiciente la casa addentrandoci nel bosco, e quella che avrei voluto fosse una sorpresa per forza di cose lo fu solo a metà.

"Val sento un rumore d'acqua che scorre...non dirmi che..."

Non le risposi, scendemmo lungo un sentiero e arrivammo nel punto in cui il torrente formava una piccola ansa creando un laghetto prima di continuare la sua corsa verso il fiume Avon.

"Nooooo...ma è meraviglioso amore mio..."

"Sapevo che avresti strabuzzato i tuoi piccoli smeraldi bambina mia...e ora..."

Mi slacciai il reggiseno, mi sfilai le mutandine e se possibile la sua espressione di gioiosa sorpresa divenne vero e proprio stupore. Appesi ad un ramo basso i miei indumenti e scesi in acqua, dapprima fino alle ginocchia e poi a poco a poco mi lasciai scivolare in quello specchio dai riflessi verdi.

"Com'è l'acqua Val?"

"Gelida e meravigliosa amore mio". Si tolse a sua volta l'intimo appendendolo accanto al mio e mi raggiunse venendo tra le mie braccia.

"Hai ragione, è una meraviglia, ma lo è ogni cosa vissuta con te mia dolcissima professoressa".

"E'la stessa identica cosa per me Miss Flanagan...stringimi amore mio".

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora