Dorothy batte tre volte i tacchi per tornare a casa

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Eileen 's POV

Dopo aver sentito mia figlia ed essermi fatta promettere che avrebbe chiamato Valeria mi sentii più leggera, il solo pensiero di saperle sull'orlo di una rottura sarebbe stato un peso che mi sarei portata per il resto di quei giorni che desideravo essere di sola gioia. Quella mattina uscimmo con i bambini decise a tornare al negozio di biciclette per fare una pedalata ma durante il breve tragitto notammo su quasi ogni vetrina dei negozi dei manifestini in italiano, tedesco ed inglese che pubblicizzavano un evento riservato ai bambini; giochi vari con educatori e animatori che sarebbe durato fino a metà pomeriggio. Erin e Tim quando ne lessero uno si voltarono a guardarci con l'aria supplichevole per volerci andare mentre io e Tessa ci scambiammo un'occhiata perplessa; il pensiero di lasciare da soli i ragazzi non ci entusiasmava. Decidemmo di andare a dare un'occhiata nel posto dove c'era questo evento e dopo aver chiesto indicazioni ad alcuni passanti scoprimmo che il tutto si sarebbe svolto all'interno di uno stabilimento balneare a poche centinaia di metri dal centro della cittadina. Varcammo l'ingresso e una ragazza ci venne incontro dando il benvenuto ai ragazzi in italiano ma passando subito alla lingua inglese quando realizzò che quella era la nostra lingua madre. Ci sorrise e ci invitò ad entrare; gruppetti di ragazzini e altri animatori erano chi su un campetto da mini volley e chi su un altro campo di medesime dimensioni dove si stava svolgendo una partita di mini basket. Sulla spiaggia altri ragazzini in procinto di scendere in mare su dei kayak. La ragazza ci chiese se volessimo lasciare i nostri figli per qualche ora, non facemmo nemmeno tempo a risponderle che Erin e Tim erano già sgattaiolati sul campo di mini volley unendosi agli altri suscitando una risata all'animatrice.

"A quanto pare i vostri ragazzi hanno già deciso...se volete potete restare, nel caso vogliate andare a fare una passeggiata lasciatemi un contatto telefonico, non appena si stuferanno vi chiamerò". Le diedi il mio e le chiesi un consiglio su cosa poter visitare nei dintorni.

"Io adoro il parco di villa Durazzo, ci passo delle ore anche da sola e c'è una meravigliosa vista sul golfo del Tigullio, ve ne innamorerete". Guardai Tessa e la vidi annuire sorridendo. Gridammo ai ragazzi che saremmo tornate a prenderli più tardi, chiedemmo alla ragazza la direzione per raggiungere il parco e ci porse una cartina turistica che aveva preso dal piccolo ufficio accoglienza dicendoci che avremmo impiegato non più di quindici minuti a piedi. La ringraziammo e sparimmo alla velocità della luce; il pensiero di poter stare un po' da sole ci mise le ali ai piedi.

Arrivammo all'ingresso di questo parco alla cui sommità torreggiava uno splendido edificio dallo stile seicentesco , ci avviammo mano nella mano lungo il ciottolato tra piante e siepi tipici della macchia mediterranea che emanavano un profumo quasi stordente. Nessuno in giro tranne noi due, tutto silenzioso come silenziose e stupefatte da tanta bellezza eravamo noi. Ma quello che ci lasciò senza fiato fu quando arrivammo alla balaustra adornata da delle statue raffiguranti dei putti che si apriva sul golfo regalando una vista panoramica di una meraviglia senza pari.

"Neppure in California ho mai visto nulla di più bello Lin"

"E' tutto così meraviglioso Tessa...lo è questo luogo e lo è il fatto che sono con te"

Tirai fuori il cellulare e ci scattammo un selfie con quel panorama alle nostre spalle. Fu la prima foto di quella nostra vacanza. Ce ne scattammo un'altra dandoci un bacio sulle labbra e poi riprendemmo a passeggiare l'una con un braccio intorno alla vita dell'altra. Salimmo verso la villa arrivando alla scala in pietra che portava all'ingresso di questo edificio maestoso, e fu in quell'istante che incontrammo l'unica persona da quando avevamo messo piede in quel posto. Una signora sulla sessantina con una targhetta sul petto con la scritta "guida" ci dette il benvenuto con un bellissimo sorriso ma dopo essersi accorta che parlavamo inglese rimase un attimo interdetta scusandosi e dicendoci che purtroppo non parlava la nostra lingua. Avrei voluto chiederle a che titolo fosse lì non essendo in grado di comunicare con turisti stranieri ma nemmeno avrebbe potuto comprendermi, né tantomeno io ero nello stato d'animo di metter su una polemica. Si limitò a porgerci due brochures relative alla storia del palazzo sorridendoci e indicandoci la pagina tradotta in inglese e ci fece cenno che potevamo entrare, la ringraziammo e pensammo che ci accompagnasse ma rimase sulla soglia in attesa forse di qualche altro turista. Tirammo dritte ed entrammo; la sua presenza sarebbe stata inutile e tutto sommato preferimmo così. Il grande atrio con stucchi e bassorilievi ci parve di una bellezza mozzafiato, alzammo gli occhi e solo in quell'istante ci accorgemmo del meraviglioso affresco che adornava per intero il soffitto. Salimmo il grande scalone in ardesia e raggiungemmo i piani nobili di quella che, la brochure recitava, essere stata la residenza estiva dei Durazzo, una famiglia di ricchi commercianti genovesi. La nostra curiosità di plebee manco a dirlo si concentrò sulla ricerca della camera da letto e seguendo le indicazioni del depliant non ci mettemmo troppo a trovarla; un bellissimo letto a baldacchino circondato da dipinti alle pareti da dipinti raffiguranti personaggi della famiglia. Mi guardavo intorno incantata quando sentii un tonfo sul letto e dopo essermi voltata vidi Tessa distesa farmi cenno di raggiungerla.

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora