Capitolo 8

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Valeria's POV

Scesi dall'autobus e mi diressi direttamente nella segreteria del college di nuovo zuppa di pioggia e maledicendomi per non essere uscita con un ombrello. Sorrisi però da sola come una scema ripensando al fatto che con un ombrello non sarei stata nelle pietose condizioni che spinsero Cathleen a soccorrermi in mattinata, e soprattutto a ciò che di bellissimo ne seguì. Mi venne poi in mente la sua definizione: "pulcino bagnato", e dal sorriso scoppiai in una risata proprio nel momento in cui varcai la portineria dell'istituto. Quella definizione continuava a girarmi nella testa, così come nella mia testa da quella mattina avevo lei. L'usciere dentro il gabbiotto mi salutò:

"buongiorno professoressa, che bellissimo sorriso ha nonostante la pessima giornata"

"buongiorno James, sì anche nelle pessime giornate capita di scorgere raggi di sole".

Tirai dritta e salii in ufficio che trovai deserto, evidentemente il resto dei colleghi stava tenendo lezione. Non mi dispiacque affatto starmene un po' da sola dopo il turbinio di emozioni provate con Cathleen. Chissà cosa stessero facendo lei e Trevor in questo momento. Tirai fuori dalla borsa il telefono e le mandai un sms: "Ciao bambina mia, non riesco a smettere di pensarti. Come va il tuo pranzetto romantico con Trevor? Un bacio dal tuo pulcino bagnato", misi un emoticon con l'occhiolino strizzato e inviai. Non ebbi quasi nemmeno il tempo di riporre il telefono nella borsa che mi arrivò la sua risposta: "L'ho mandato via perchè ha usato toni volgari e ha insinuato cose. Un bacio".

Rimasi a fissare quella frase: "ha insinuato cose...". Le scrissi che sarei uscita alle 14, che da lì sarei andata poi in stazione, e che se avesse voluto darmi un passaggio fin lì e raccontarmi quello che era successo mi avrebbe fatto piacere. La manina con il pollice alto fu la sua risposta.

Sbrigai le incombenze per cui ero lì e mi avviai poi nella biblioteca del college per prelevare un testo su cui avrei preparato la lezione programmata per il giorno seguente. Adoravo perdermi nelle biblioteche, avrei passato ore a camminare sui passetti dove erano custoditi libri di ogni epoca, per non parlare degli antichi manoscritti che ogni biblioteca universitaria, anche la meno prestigiosa custodiva, ma erano quasi le 14, mi feci consegnare il libro e mi avviai verso l'uscita dal college. Aveva smesso di piovere e c'era un tiepido sole, tipico aspetto del bizzarro clima britannico di inizio di primavera. Mi fermai in attesa di vedere arrivare la mia bimba dai riccioli rossi, ed in meno di cinque minuti sentii il clacson della sua macchina richiamare la mia attenzione.


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