Capitolo 6

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"Qualunque cosa non uscirà da qui prof".

Senza smettere di guardarla nel riflesso dello specchio mi slacciai la vestaglia lasciandola cadere ai miei piedi. Le presi le mani e me le posai sui seni, socchiuse gli occhi e la vidi mordersi il labbro inferiore.

Il suo respiro si fece corto mentre con le dita saggiava i miei capezzoli, alzò lo sguardo a cercare i miei occhi per poi posare le sue labbra sulla mia spalla, mi scostò i capelli e mi bastò sentire il suo respiro sul collo per iniziare a bagnarmi. Mi prese il lobo dell'orecchio e lo trattenne tra le sue labbra, e fu in quell'istante che mi voltai verso di lei, le baciai la fronte, le palpebre, e mi accorsi che stava lacrimando per l'emozione che le stavo donando.

Le sorrisi, le misi un dito sotto il mento per guardarla in quegli occhi meravigliosi e con le labbra umide delle sue lacrime la baciai.

"Miss Flanagan, questa non è casa mia, e nel caso volesse invitarmi a letto, arrivate al punto in cui siamo credo che accetterei...".

Le scappò un sorriso e mi prese per mano. Rotto quel diaframma emotivo che fin lì me l'aveva fatta sembrare più giovane di quel che fosse fu lei a condurre la danza amorosa che entrambe fortemente volevamo. Ed io di nuovo a sentirmi come una bambola nelle sue mani, che poi era nella mia natura quella di volermi sentire desiderata, e con Cathleen questo lo avevo avvertito fin dagli sguardi che mi riservò il primo giorno di lezione.

Mi fece distendere sul suo letto pregandomi di lasciare che fosse lei a sfilarmi le ciabattine che avevo ancora ai piedi. La lasciai fare, e dopo essersi spogliata a sua volta si stese ad abbracciare le mie gambe e a chinare il suo viso baciandomi le caviglie. La sua cascata di riccioli rossi che accarezzavano le mie cosce mi coprivano la visuale, ma non ebbi bisogno di vederle le attenzioni che mi stava dedicando. La sentii sfilarmi una delle ciabatte per poi avvertire il suo respiro caldo tra le dita e poi sulla pianta del mio piede nudo, e con la lievita' di una farfalla baciarmi ogni dito. Ero in paradiso. Lasciai che una delle mie mani raggiunse il suo fiore e sorrisi quando la sentii già bagnata.

Mi tolse l'altra ciabattina e dedicò le stesse attenzioni anche all'altro mio piede...iniziai a roteare dolcemente con il medio e l'anulare sulle sue grandi labbra e la sentii gemere, gemito a cui fece seguire un morso su un mio alluce, e questa volta fui io a gemere, ma per quel piccolo dolore inflitto dai suoi incisivi. Alzò lo sguardo, come a scusarsi di quella sua reazione incontrollata e le feci cenno di venire con il suo viso accanto al mio.

"Non mordermi mai più", le sussurrai sorridendole e accarezzandole il viso, e poi fui io a restituirle un morso sulle labbra, ma dolce, prologo di un bacio a cui entrambe ci abbandonammo per quei pochi secondi che ci parvero un'eternità. Fu stranamente e oltre modo eccitante sentire il sapore dei miei piedi sulle sue labbra, la sua lingua rincorse e si avvolse alla mia mentre i nostri corpi sembravano due tessere di un puzzle perfettamente combacianti.

Raggiunse anche lei la mia vagina con una mano, e senza staccare le nostre bocche venimmo insieme come se fossimo un unico corpo fuso dalla stessa vibrazione.

Rimanemmo ad accarezzarci e a ricoprirci di baci ogni centimetro dei nostri visi, le dita di ognuna a solcare tra i capelli dell'altra.

Mi guardò: "e adesso cosa accadrà mia dolcissima prof...?"

"Accadrà che io mi rivestirò e andrò in ufficio bimba mia meravigliosa".

"Oh è vero, devi tornare in ufficio, ti accompagnerò io".

"Non ci pensare nemmeno Cathleen, nessuno deve vederci insieme al college".

"Non credo che ci sarebbe nulla di male..."

"Lo so tesoro, non ci sarebbe nulla di male ma preferisco così..."

Mi alzai, mi rimisi il reggiseno e le mutandine, mentre lei nuda sul letto come una piccola Venere mi osservava delusa dal mio diniego a farci vedere insieme. Le chiesi se per cortesia mi recuperasse i vestiti dall'asciugatrice. Si alzò e me li andò a prendere. Mi rivestii, le posai un bacio sulla fronte e mi chiese quando ci saremmo riviste.

"Domani in aula c'è lezione, ci rivedremo lì".

"Sì Valeria, questo lo so ma io intendevo...".

Mi sedetti sul letto accanto a lei e la guardai:

"Sì tesoro mio lo so cosa intendevi, e sappi che trovo meraviglioso quello che è accaduto tra noi due, ma per il bene di entrambe dovremo andarci caute, ricordati della promessa che mi hai fatto". Mi chiese solo di poter avere il mio numero di telefono e fui d'accordo, io memorizzai il

suo. In quell'istante sentimmo suonare il campanello di casa.

"Dio mio, Trevor, me ne ero totalmente dimenticata".

"Chi è Trevor tesoro?"

"E' un mio compagno di college, lo avevo invitato a pranzo".

Rimasi pietrificata, dissi a Cathleen di rivestirsi in fretta e che sarei andata io ad aprirgli la porta.

Attesi solo che si rivestisse mentre il trillo di quel maledetto campanello continuava a suonare.

Andai ad aprire e mi ritrovai di fronte a Trevor Manley, non soltanto suo compagno di college ma mio stesso allievo del corso di storia medievale.

Sgranò gli occhi quando mi vide aprirgli la porta di casa di Cathleen:

"Professoressa Del Borgo che sorpresa trovarla qui".

"Sì è una sorpresa anche per me Trevor, sono passata da miss Flanagan per lasciarle due testi per la lezione di domani. Sto scappando perchè sono già in ritardo e devo andare a prendere l'autobus per andare al college".

"Possiamo darle un passaggio io e Cathleen se vuole prof, sta diluviando".

"Ti ringrazio Trevor ma non è il caso, e poi credo di aver capito che lei ti stia aspettando per un pranzetto....romantico?". Gli sorrisi strizzandogli un occhio, ed anche per fargli intendere che per la sottoscritta la sua amica era etero al 100%, nel caso si stesse facendo strane idee sulla mia presenza in casa della bella irlandese.

"Oh no prof, io e Cath siamo solo amici".

"Peccato, vi vedrei bene insieme". Lo salutai e andai verso la fermata dell'autobus sorridente e sollevata dall'aver sentito che il loro unico legame era solo l'amicizia. Il solo immaginare che la mia bambina stesse tra le braccia di qualcun altro mi avrebbe fatta rodere dalla gelosia.

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora