Capitolo 12

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Valeria's POV

A quella sua domanda mi passarono per la mente mille immagini della mia vita, e tutte relative ai miei primi tre anni in questo paese.

"La persona che ho amato di più la incontrai quando avevo ventanni, appena arrivata in Inghilterra dove ero venuta per continuare gli studi. Cercavo una famiglia dove alloggiare fornendo mansioni da ragazza alla pari e venni contattata da questa signora. Ci mettemmo d'accordo e le avrei comunicato la data e l'ora del mio volo da Genova. Ci scambiammo le foto dei nostri visi, giusto per riconoscerci nel momento dell'incontro. Guardai la sua e la trovai molto graziosa, sulla cinquantina avrei azzardato. Il giorno che la vidi venirmi incontro con quel sorriso...Dio mio Cathleen...il suo sorriso...e poi i lunghi capelli grigio argentei legati a coda di cavallo, alta, slanciata, e due occhi azzurri meravigliosi, mi parve una semidea".

Ci eravamo appena sedute per mangiare, i due piatti di pasta al pesto fumanti ed io che in quell'istante avevo solo bisogno di nutrirmi, lei invece fissa a guardarmi aspettando di conoscere più dettagli. Le feci notare che le si sarebbe freddata la pasta, mi alzai per spegnere sotto la padella con le due scaloppine e mi rimisi seduta per finire la mia. Lei dava una o due forchettate, se le portava alla bocca e poi tornava a fissarmi come una gatta curiosa, ansiosa di saperne di più su quel mio amore.

"Come si chiamava...?"

"Rosalind tesoro...il suo nome è Rosalind". 

Pronunciai queste parole con un velo di tristezza, cosa questa che a Cath non sfuggì. Fu lei ad alzarsi e a mettere nei nostri due piatti le scaloppine, e poi si chinò sulla mia fronte posandoci un bacio. Fu questo gesto, e non il rievocare il ricordo di Rosalind ad inumidirmi gli occhi. Non mi chiese più altro su di lei, e acquistò in quel momento mille punti nelle mie corde, così che mi venne naturale riprendere il filo di quel discorso, con lei sì.

"Quando la vidi, oltre a notarne la bellezza quasi di aspetto nobile, sulle prime pensai fosse una donna d'affari, del tipo che ti mollano a curargli casa, qualche nipotino a cui badare e spariscono assorbite da cose importanti. Scoprii invece, chiacchierando con lei in macchina, che aveva sessanta anni, l'unico suo figlio viveva in Australia, che vivendo sola aveva bisogno di qualcuno che l'aiutasse nella cura della casa e che le facesse compagnia. Stetti con lei tre anni meravigliosi, e finimmo per innamorarci, anche se ad essere onesta il mio cuore per quella donna iniziò a tamburellare fin dal primo giorno che la vidi, e lei questo lo capì dopo nemmeno una settimana, la guardavo con lo stesso desiderio che hai tu negli occhi quando guardi me Cath..".        

"Chi di sguardo ferisce, di sguardo perisce" mi disse Cathleen reclinando il viso e sbatttendomi buffamente le palpebre sorridendo. Eravamo ormai a fine pranzo, il vino mi aveva slacciato la favella, e proseguii parlandole di Rosalind". 

"Mi aveva raccontato di aver passato molte estati in Italia da ragazza in una villa dei colli fiorentini che apparteneva alla sua famiglia, di avere sua nonna e un'amatissima zia sepolte in un piccolo cimitero, e che le sarebbe piaciuto un giorno portar loro un fiore. Così una sera, ripensando a quelle sue parole, decisi che l'avrei accompagnata in Italia. Entrai in camera sua, mi sedetti sul suo letto per dirglielo, e quando lei sentì la mia proposta mi abbracciò così a lungo e intensamente che quando l'abbraccio si sciolse a me venne spontaneo baciarla all'angolo della bocca...e a quel bacio lei stette un attimo ferma, forse non se lo aspettava, ma fu un attimo, mi sorrise e presi coraggio, la baciai di nuovo, ma in quel secondo bacio feci sì che le mie labbra aderissero alle sue, confidando sul fatto che alla morbidezza di un paio di labbra è terribilmente faticoso sottrarsi, anche per una donna al tramonto dei sensi e da tempo immemore orfana di qualcuno su cui riversare amore, attenzioni, e di riceverne in egual misura. Quel momento l'ho indelebile nella mia mente; per un attimo temetti che mi avrebbe messa alla porta, e invece non solo rispose al mio bacio, ma sollevò la coperta e mi fece spazio. Da quella prima notte insieme dormimmo l'una accanto all'altra per tutti gli anni che vissi con lei".

Cathleen seguiva quel mio racconto con aria sognante, ma pensai che per quel momento questo frammento del mio recente passato poteva bastarle. Sentivo il bisogno di andare a stendermi sul letto sperando di farmi anche un bel sonnellino

"Cath tesoro io vado a riposare un'oretta, tu sentiti libera...anzi...stamattina ho preso dalla biblioteca La Historia Ecclesiastica Gentis Anglorum che sarà tema della lezione di domani, potresti darci un'occhiata, è sul mio comodino accanto al letto". Sì alzò da tavola per sparecchiare guardandomi e sorrise.

"Posso leggere il libro lì sul letto accanto a te mentre riposi Val...?"

Avrei dovuto aspettarmela quella richiesta, e d'altronde mai le avrei detto di andare nella stanza degli ospiti, il cui letto tra l'altro, era da rifare in toto. E comunque sentirmela accanto mi regalava ogni volta, anche nello semplice sfiorarsi delle nostre mani, sensazioni a cui non volevo rinunciare, e così, mentre si apprestò a lavare quelle poche stoviglie io acconsentii a dividere il letto con lei:

"Certo Cath..."



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