Capitolo 39

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Valeria's POV

Prima di uscire per andare al luna park chiesi a Cath ed Erin di pazientare dieci minuti perchè avevo bisogno di cambiarmi; l'espressione di disappunto della bimba per quell'inaspettato dilazionarsi dei tempi mi divertì. Mi guardai intorno per cercare il trolley che avevo lasciato in fondo alle scale ma non lo vidi.

"Cath tesoro hai per caso visto il mio trolley?"

"L'ho già portato su in camera e ti ho già riposto la roba nell'armadio Val".

"Sei fantastica grazie, arrivo subito". Salii in camera, aprii l'armadio, mi tolsi i jeans e gli stivaletti che avevo entrambi ancora addosso dal momento della partenza, mi infilai i collant in previsione della serata freddina, indossai i jeans rossi e per la gioia degli occhi della mia ragazza mi infilai ai piedi le dècolletè nere, mi tenni addosso la felpa, il giubbotto di pelle e raggiunsi Cath e la piccola fremente Erin. Salimmo sulla macchina che Eileen, tra mille raccomandazioni sul guidar piano ci aveva affidato, io preferii sedermi dietro insieme alla bimba, desideravo fortemente chiacchierare un po' con lei, e a giudicare dal sorriso che mi riservò dopo che scelsi di sederle accanto la mia decisione la gradì molto, inoltre non smetteva di guardarmi; sicuramente presa dallo squadrare meglio la sottoscritta ed il mio strano accento, o forse chiedendosi il perchè una donna che per età avrebbe potuto benissimo essere sua madre fosse così amica di una ragazza molto più giovane come sua sorella, ma erano solo le mie elucubrazioni mentali perchè la sua curiosità era un'altra.

"Valeria tu da bambina avevi paura di entrare nella casa delle streghe?"

Cath lì davanti scoppiò a ridere, e confesso che quella domanda inaspettata fu sul punto di farmi avere la stessa reazione, ma seppi frenarmi e mantenere la stessa espressione seria con cui Erin me l'aveva rivolta.

"Ne avevo una paura tremenda Erin, mi ci ha portata il mio papà quando avevo sei anni e non ci sono mai più tornata, credo che ne sarei spaventata ancora adesso".

"Io ci sono andata due volte con Cathy ma lei ride sempre quando la nostra macchinina entra dentro, lì bisogna aver paura sennò è inutile pagare il biglietto..."

"Hai perfettamente ragione tesoro, e sai cosa ti dico? Ci vengo io insieme a te.."

Arrivammo in prossimità del luna park e ci accorgemmo che c'era il mondo, ad occhio e croce mezza Dublino si era riversata in quel parco giochi fatto di luci colorate e sirene provenienti da ognuna delle attrazioni. L'odore di dolci fritti e le urla di quanti erano già a volteggiare su tagadà, rollercoaster e giostre di ogni tipo riempivano narici e orecchie. Trovammo miracolosamente un buco dove parcheggiare e ci avviammo verso uno degli ingressi con la piccola Erin a cui brillavano gli occhi, una sua mano a tenere la mia e l'altra quella di Cath. La folla che si aggirava tra le varie attrazioni era prevalentemente fatta di giovani e bambini con genitori al seguito.

La mia attenzione cadde su una di quelle grandi giostre con carrozze, aeroplanini e cavalli, guardai Erin con un sorriso ma tutto ciò che ricevetti in cambio fu una smorfia di disgusto. Cath ben conoscendo i gusti della sorella mi fece un cenno con la testa in direzione di un autoscontro per bambini ad una ventina di metri.

"Ti piacciono le emozioni forti tesoro, avrei dovuto capirlo, dai andiamo lì".

Sulla pista ci saranno stati una decina di bambini, per lo più maschietti, una o due le bambine che erano bersagliate di colpi da alcuni dei maschi, guardai Cath con aria preoccupata ma lei mi sorrise facendo spallucce. Nel frattempo Erin si era già accomodata su una delle macchinine aspettando che una di noi due andasse a prendere i gettoni alla cassa, andai io e gliene portai uno, e quindi partì. Mi resi subito conto che la sua intenzione era di buttarsi nella mischia, ne punto' uno in particolare, quello che rideva a crepapelle ogni volta che riusciva a colpire la fiancata della macchinina di una delle bambine facendola oscillare per poi puntare ad un'altra. Questo ragazzino neppure si era accorto che una nuova concorrente era entrata, semplicemente non se la vide arrivare addosso e fu preso in pieno sbalzando fuori tra le risate degli altri bambini; gli adulti che assistevano con le mani tra i capelli, io e Cath a darci di gomito. Poi certo, i suoi colpi li prese, soprattutto quando distratta cercava con lo sguardo me e sua sorella per guardare se la osservavamo. Il caso volle che in uno di quei frangenti deve averci sorprese mentre in un momento di relax io e Cath ci eravamo date un veloce bacio a fior di labbra. Finì il suo giro, scese dalla macchinina e ci raggiunse. Aveva nei nostri confronti un'espressione strana, ma lì per lì non ci disse nulla, il suo pensiero era solo uno.

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora