Capitolo 38

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Cathleen's POV

Quando vidi mia madre e Valeria avviarsi l'una di fianco all'altra lungo il vialetto del giardino avrei voluto trasformarmi in uno degli insetti che svolazzavano per andare ad ascoltare ciò che si sarebbero dette. Terminai di lavare le stoviglie, mi asciugai le mani e mi precipitai nello studio di mio padre dove sapevo ci fosse un binocolo che lui conservava in un armadietto; oggetto questo risalente all'epoca in cui lavorava a bordo delle navi. Ero intenzionata a salire nella camera dove avrebbe alloggiato Val per osservarle dall'alto scrutando l'espressione dei loro visi, e con l'aiuto di quel binocolo cercare perfino di intuire i loro labiali. Ne approfittai per prendere il trolley di Valeria e salii le scale per posizionarmi dietro le tendine della finestra. Sedute su una panchina ai piedi della statua delle due giovani le osservavo chiacchierare; le loro espressioni serie, poi dei sorrisi appena accennati.

Ad un certo punto vidi Val sorridere indicando la statua, e mi fu ovvio che l'argomento di cui parlavano era rivolto a quella scultura, ma mi andò letteralmente il cuore tra le rose quando vidi mia madre accarezzarle il viso. Posai il binocolo e sorridendo mi allontanai dalla finestra; quello che non immaginavo di vedere così rapidamente era appena accaduto davanti ai miei occhi. Ne approfittai per aprire il suo trolley ed iniziai a riporre nell'armadio le poche cose che si era portata come ricambio sufficiente per due giorni. Tirai fuori un paio di jeans rossi, una camicetta bianca, un cardigan a stampe floreali, un bellissimo abito da sera rosso,il suo pigiama con la maglietta di Betty Boop, alcune paia di indumenti intimi, le sue ciabattine di raso bianco, un paio di dècolletè nere tacco 12, un vasetto di crema idratante e poi due paia di calze, di cui un collant color carne ed un paio di autoreggenti color grigio fumee con la riga dietro che mi fecero battere il cuore al solo pensiero di potergliele veder indossare. Richiusi il trolley e tornai a dare uno sguardo dalla finestra ma quello che mi saltò all'occhio fu il pulmino giallo che suonando avvisava dell'arrivo di mia sorella Erin. Mollai tutto e scesi a rotta di collo giù per le scale e correre ad abbracciarla, e non appena mi vide in lontananza spuntare dall'uscio di casa la sentii gridare: "Cathyyyyyyyy", in famiglia lei era l'unica a chiamarmi così, per lei io sono sempre stata Cathy. Mi inginocchiai sulla ghiaia del vialetto e allargai le braccia per farmi travolgere dal suo abbraccio.

"Come stai sorellina, non vedevo l'ora di stringerti e spupazzarti un po' ".

"Sto bene Cathy, quando sei arrivata?"

"Sono arrivata stamattina piccolina, papà è venuto a prenderci".

Solo nel momento in cui pronunciai quel verbo al plurale Erin si accorse che a pochi metri da noi oltre a nostra mamma era presente al suo fianco un'altra donna. La presi per mano e gliela presentai.

"Erin lei è la mia amica Valeria". Val sorridendo le porse la mano ed Erin la guardò.

"Perchè piangi Valeria?" Ed in quel momento pure io mi accorsi che la mia compagna aveva gli occhi umidi.

"Sto piangendo di gioia Erin, tua sorella mi ha parlato tanto di te e vedervi abbracciate mi ha fatto versare qualche lacrimuccia". Mia madre fino a quel momento silenziosa intervenne.

"Com'è andata a scuola tesoro?"

"Bene mamma, abbiamo fatto inglese e aritmetica, ma sai che cosa ho visto poco fa dal pulmino?"

"No amore cosa hai visto?"

"Hanno fatto il luna park, mi piacerebbe andarci stasera".

Non appena sentii la mia sorellina esprimere quel desiderio mi venne spontaneo dirle che ce l'avrei portata quella sera stessa.

"Erin ti ci portiamo stasera io e Valeria". L'espressione gioiosa di mia sorella fu pari alla mia; per i luna park ero sempre andata pazza anche io e potercela accompagnare insieme a Val mi entusiasmò non poco, guardai mia madre ed il suo sorriso diceva tutto.

Non doveva accadereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora