1.2 Venere

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Non appena arrivò davanti al recinto in titanio, rallentò con lo skate e sporse un piede a terra, la suola della scarpa sfregò contro la strada. Con un'ultima spinta entrò nel vialetto che dava sull'ingresso, per poi fermarsi di colpo. I motori dello skate emisero un leggero scoppiettio prima di spegnersi del tutto. Lo imbracciò e si incamminò verso l'interno del giardino idroponico.

Si trattava del complesso di serre più grande su tutto il satellite: l'area era divisa in quattro immense scatole di plexiglass trasparenti. Will guardò attraverso una di quelle pareti e intravide le rigogliose piante appartenenti a ogni specie, il cui colore era talmente vivace che in contrasto con la terra nerastra di Titano sotto di loro bruciava gli occhi. Con un cenno del capo, salutò una colonnina posta poco oltre il cancello. Una spia rossa di accese non appena la oltrepassò.

Si schiarì la gola. "A.I. 2.0, buongiorno. Sono Will Gascon, cerco il Professor Dakarai. Per caso è qui?"

"Utente registrato. Richiesta concessa. Te lo chiamo subito. Professor Dakarai, c'è il giovane Will Gascon che vorrebbe parlarle." Fece una pausa, la spia rossa si accese e si spense a intermittenza. Poi, la voce monocorde gli graffiò di nuovo le orecchie. "Il professore Dakarai lo attende, Will Gascon."

Attraversò tutto il perimetro del primo edificio davanti a lui, residui di terra, acqua e fogliame secco lastricavano la strada. Un uomo sulla trentina gli venne incontro, più alto di lui di quasi due spanne, la corporatura massiccia e muscolosa aveva più punti in comune con un armadio a quattro ante che con un essere umano. Il Professor Dakarai sorrise a mostrare i denti, il contrasto con la sua pelle nera li rendeva ancora più bianchi.

"Ciao, Will, che piacere vederti! Non dovresti essere all'università a quest'ora?" Diede una rapida occhiata al data-pad. "Sono quasi le nove..."

Will lo guardò dritto nei suoi grandi occhi color onice, era impossibile distinguere l'iride dalla pupilla. "Devo parlarti. Hai presente la storia di quell'Ascesa Venus che mia madre si è dimenticata di accennarmi?"

L'uomo gli fece cenno di seguirlo.

"Oggi è uscito il comunicato stampa, no?"

"Ok, ma..." arrancò. Faticava a tenere il passo con lui. "Non diciamoci stronzate, Dakarai, tu sai che mia madre me lo ha tenuto nascosto. Perché? Perché farlo se la notizia prima o poi sarebbe diventata di dominio pubblico?"

L'uomo procedeva sulla strada bagnata di terriccio limaccioso senza rallentare. Entrarono in una delle quattro serre idroponiche e Will venne investito da un getto d'aria calda. Lì la temperatura era alta almeno trenta gradi in più rispetto all'esterno e, nonostante la tuta termoregolatrice si fosse adattata di conseguenza, avvertì piccole perline di sudore che gli gocciolavano dalle tempie. File infinite di alberi da frutta si estendevano lungo tutto il perimetro, ordinate e regolari come tanti fitti corridoi di fogliame. I droni addetti allo scandagliamento dello status di crescita delle colture, le cui eliche giravano rapide emettendo un costante frullio d'ali, volteggiavano tra scienziati in camice bianco o in tute protettiva anti gas.
 
Passarono di fianco a dei meli, i frutti verdi dall'aspetto succoso sporgevano dai rami. Will allungò una mano e ne staccò uno. Affondò i denti contro la polpa, il sapore acidulo gli invase le papille gustative.

"Ehi!" L'occhiata torva di Dakarai lo colse di sorpresa. "Non ha ancora passato i controlli, potrebbe essere difettosa."

"Beh, semmai dovessi sentirmi male, tu e gli altri venti scienziati che stanno qui dentro mi prestereste subito soccorso, no?"

"Se ha assorbito troppo gas metano potresti subire effetti permanenti. Lo sai che qui il cibo deve essere testato più volte prima di essere dichiarato commestibile."

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora