3.4 Io

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Era stato un errore venire lì. Non avevano trovato altri posti in cui detenere Violet Van Leeuw, perciò l'avevano gettata in uno stanzino della loro aereonave, isolata da tutti, perfino dal paesaggio circostante. Non voleva vederla ridotta in quello stato, aveva temporeggiato fino all'ultimo, resistendo alla tentazione di sapere come stesse. Non gli importava. O meglio, non gli importava delle condizioni in cui si trovava a causa sua. Gli occhi azzurri smarriti piantati nei suoi ricordi, però, gli divennero insopportabili. Avrebbe preferito che Violet avesse schiumato di rabbia, lo avesse insultato fino a perdere la voce. Stupida e debole. Cosa le costava imporsi, una buona volta? Perché aveva accettato di sposare un uomo che non amava? Solo per immolarsi davanti all'altare di sua sorella? Perché non cercava di crearsi da sola il suo destino?

Ti ho condannata perché ti disprezzo. Forse era per quello che si trovava davanti alla porta del suo carcere personale. Per dirglielo in faccia.

Era stato Maksym a fargli prendere quella decisione. Si era lasciato sfuggire che la prigioniera da qualche giorno era in preda a un forte esaurimento nervoso. Alternava momenti di crisi a momenti in cui rimaneva a osservare il soffitto, catatonica. Da giorni si rifiutava di mangiare. Gli aveva rivelato che quella mattina avevano dovuto operarla d'urgenza.

"Peccato, poteva essere un'ottima merce di scambio, ma non credo che sopravvivrà a questa giornata. Era già molto provata quando l'abbiamo trovata. Si era arresa da tempo."

"Già... peccato."

Era andato via in uno stato di obnubilazione totale, iniettato di una sostanza che gli annebbiava i sensi. Governato da un istinto superiore, si era trascinato fino alla stanza in cui era tenuta sotto osservazione. Forse Maksym si era lasciato sfuggire quell'indiscrezione per testare la fedeltà di Anatolij. La risposta giusta, sarebbe stata non andarci. Oppure, Violet si stava comportando così per mettere alla prova l'affetto di Oliver. E allora, presentarsi per sincerarsi delle sue condizioni, le avrebbe salvato la vita.

Poggiò l'orecchio sulla superficie della porta. Oltre di essa, solo un suono meccanico, una macchina in funzione. Sospiri flebili, un russare sofferto.

Sospirò. Maledizione.

Inserì il codice di accesso e la porta si aprì.

***

Il rumore secco di un pugno che batteva contro la porta fece trasalire entrambi.

Violet gli fece un cenno con la testa, gli occhi spalancati e le labbra che si strinsero appena.

Oliver si guardò intorno, alla ricerca di un punto in cui potesse nascondersi. In tutti quegli anni erano sempre stati molto attenti a non farsi scoprire da nessuno ed erano stati beccati solo una volta. La donna che lo aveva allevato li aveva sorpresi a giocare nel giardino di casa Van Leeuw: all'epoca Oliver aveva solo undici anni, era all'oscuro del fatto che ci fosse una sottile barriera che divideva le persone come lui da quelle come Violet o sua sorella Blanche. Si sentiva solo, non riusciva mai a socializzare con nessuno, neppure a scuola. Ci aveva provato, innumerevoli volte, ma si era sentito tagliato fuori prima che potesse stabilire un legame autentico. A volte aveva l'impressione di non appartenere a quel mondo.

Violet era sola quanto lui, se non peggio: aveva un precettore privato e stava sempre chiusa dentro l'enorme maniero di famiglia; sua sorella avrebbe potuto tenerle compagnia, ma Blanche era assorbita da altro, sempre distante da qualsiasi cosa, una creatura che preferiva non immischiarsi nelle faccende umane; la madre era morta quando entrambe le sorelle erano molto piccole; il padre era un Signore della Guerra, aveva poco tempo per stare dietro alle figlie.

Erano due individui soli che non si trovavano bene da nessuna parte. La scelta di diventare amici era quasi obbligatoria.

Quando li aveva scoperti, la sua tutrice, un'addetta alla manutenzione dei robot dei Van Leeuw, aveva chiesto mille scuse da parte di Oliver. "Lo perdoni per la sua sfacciataggine, signorina! Non ricapiterà più." A nulla valsero i tentativi della ragazzina di scagionarlo.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora