2.2 Camp Perseverance (pt. 3/3)

277 33 280
                                    

La conferenza terminò senza che Will neppure se ne accorgesse. Le domande dei giornalisti poste all'Ambasciatore le percepiva come un vento leggero che a malapena arrivava a sussurrargli alle orecchie, echi soffusi che riusciva a captare soltanto come parole singole, ma che se messe insieme improvvisamente cessavano di avere un significato. Non appena l'Ambasciatore Blake e la delegazione Venus si congedarono dalla folla di giornalisti alzandosi in piedi e sfilando davanti a loro, anche il resto dell'esercito della Congrega ruppe le fila, cadetti compresi.

Lui stesso si allontanò con tutti i sopravvissuti, seppur cercasse di distaccarsi da tutti gli altri. Madeleine e Akash tentarono di bloccarlo per dirgli chissà che cosa, ma lui in quel momento non avrebbe voluto parlare con nessuno dei due. Desiderava soltanto rinchiudersi in stanza e rintanarsi sotto le coperte, rifugiarsi in sé stesso e cercare disperatamente di annegare i suoi pensieri in un mare di nulla e silenzio.

Stava per raggiungere l'uscita e immettersi nel corridoio, quando si sentì affiancare da una presenza che incombeva contro di lui, l'urto di una spallata che lo investì lo costrinse a rallentare. Si voltò verso colei che lo aveva spinto e la fulminò con lo sguardo. "Sei uscita fuori di senno, per caso?"

Madeleine alzò gli occhi al cielo, ma non si arrese. Nonostante Will avesse ripreso a camminare, lei fu in grado di tenere il passo insieme a lui, di tanto in tanto avvertiva le dita tentare di afferrargli la spalla, i polpastrelli aderivano solo per qualche secondo alla stoffa della tuta, per poi scivolare nel vuoto. "Si può sapere cosa cazzo ti prende?" Gli sibilò a un certo punto, la voce appena rotta dal fiatone.

"Già!" Akash bofonchiò da dietro la schiena, un po' più distante rispetto a loro. "E' tutto il giorno che ci eviti."

Non accennò a ridurre le falcate, non ebbe il coraggio neppure di voltarsi verso uno dei due. "Non mi prende assolutamente nulla."

Uscì fuori dalla sala a passo svelto e gli altri due ragazzi lo seguirono alla stessa velocità. Dal lungo corridoio si riusciva a intravedere già la luce bluastra del Sole che trapelava dalle finestre, fredda e distaccata, i raggi violetti dell'imbrunire che ricoprivano con una tenue pennellata livida il manto celeste.

"Sì, come no, e adesso ti aspetti pure che ci crediamo." Sentì Akash allungare la gamba e, con un rapido balzo, fu in grado di trattenerlo per un braccio e tirarlo con forza verso di sé. "Fermati un secondo, per favore."

Will sbuffò infastidito, ma fece come gli era stato chiesto. Incrociò le braccia al petto e lanciò uno sguardo torvo prima verso Madeleine, che ricambiò il cenno con altrettanta stizza, e poi ad Akash, che invece sembrava non avesse colto la sua irritazione. "Da quand'è che voi due siete diventati amiconi?"

"Da quando tu sei diventato uno stronzo!" La cadenza di Madeleine era più nasale del solito. "Smettila di fare la reginetta del drama e non scappare tutte le volte che tentiamo di avere un contatto con te."

"Re-reginetta del drama?"

L'altra ragazza annuì, il volto acceso di rosso per la rabbia, come se si trattenesse dal tirargli uno schiaffo. "Sì, hai capito bene. Ok, Donnel sta male, e allora? Non è stata colpa tua."

"Berthold non la pensa allo stesso modo."

"E chi se ne frega di Berthold! Tanto non capisce nulla, quell'idiota."

Akash le assestò una gomitata sul fianco e scosse la testa. "Quello che Offen- cioè, che Madeleine sta cercando di dirti, a modo suo," le lanciò un'ulteriore occhiataccia, "è che noi ci siamo, se ti va di parlare di quello che è successo. Non sei costretto a tenerti tutto dentro. E se non vuoi farlo va bene lo stesso, ma non fare finta che non ci siamo."

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora