2.9 Safiya (pt.2/2)

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Madeleine sorrise raggiante. Una volta che i lineamenti della Venus divennero più definiti e il suo volto aveva smesso di assomigliare a una macchia confusa e lontana, le venne incontro, diminuendo la distanza tra le due. "Oh, salve, mio Specchio di Venere, trasportato dal vento!"

Will aggrottò le sopracciglia. Iniziò a ripetersi quella frase a mente, ma più erano le volte in cui si soffermava sulle parole, peggio comprendeva il loro significato nell'insieme. Ancor meno, riusciva a spiegarsi quella confidenza improvvisa tra le due ragazze: era certo di non averle mai viste insieme. Safiya, invece, per nulla impressionata, alzò gli occhi al cielo. "Ancora con questa storia?"

"Beh, da quando mi hai prestato quel libro non posso fare a meno di chiamarti così."

"Offenbach, ti prego, dacci un taglio. È un soprannome patetico."

Madeleine si girò nella direzione di Will e storse lievemente il naso. Si voltò di nuovo verso Safiya, "Ecco perché andate tanto d'accordo, voi due."

Sbatté le palpebre diverse volte. L'affiatamento che stavano mostrando quelle due lo metteva a disagio. Era un'amicizia nata alle sue spalle e proseguita senza di lui, malgrado conoscesse entrambe. Improvvisamente, si sentì tagliato fuori. Mentre lui si era chiuso in sé stesso e non aveva permesso agli altri di forare lo scudo di protezione che si era costruito attorno, la vita andava avanti. Le persone conoscevano altre persone, costruivano rapporti, stabilivano amicizie. E lui rimaneva indietro. Come sempre.

"Ma di che accidenti parlate?" Provò a chiedere, nella speranza che non si notasse il fastidio che gli aveva provocato quello scambio di battute troppo amichevole. Non gli succedeva spesso di provare quello strano prurito allo stomaco, che si irradiava verso ogni terminazione nervosa, fino a raggiungere il petto.

Madeleine, per tutta risposta, lo guardò sorniona. La testa iniziò a vagare tra la sua e quella di Safiya, che aveva iniziato a comportarsi in maniera altrettanto sospetta. Aveva assottigliato le labbra e piegato la testa da un lato, muovendola verso di lui con un cenno insistente. Gli diede l'impressione che fosse un modo di comunicare tra loro senza che lui intuisse il contenuto della loro conversazione. La sensazione di prurito al petto divenne un bruciore insofferente. Quello strano dialogo non verbale si concluse con Madeleine che le strizzò l'occhio.

"No, niente, fattelo spiegare da lei." Concluse vaga, mentre gli lanciava un'ultima occhiata maliziosa, il ghigno divertito era ancora lì, fermo sul suo volto. "Io vado."

"Aspetta. Non vuoi rimanere con noi?"

Safiya aggrottò le sopracciglia, ma Madeleine non parve far caso a quel cambio di umore. "No." Ridacchiò. "Cioè, no, devo fare alcune cose. Preparativi per la partenza sulla Terra, robe con gli altri miei simpatici commilitoni, cose così." E sgusciò via, quasi scappando, verso il fondo del corridoio.

Per un po', intorno a loro non si percepì alcun suono, eccezion fatta per le scarpe di Madeleine che trotterellavano rumorose per le scale.

Si girò e notò gli occhi di lei erano già poggiati su di lui. Iniziò a dondolare dolcemente con le gambe, prima a destra, poi a sinistra, il che non servì molto a camuffare il senso di agitazione. Provò allora a gettare fuori la prima domanda che gli saltò alla testa. "Mio Specchio di Venere, trasportato dal vento?"

Quella fece spallucce. "E' l'incipit di una famosa raccolta di poesie. E prima che tu possa aggiungere qualcosa, colei che l'ha scritta era l'Ascesa da cui ho ereditato il potere, una poetessa ed eroina di guerra molto acclamata. La poesia in questione è un omaggio all'indomito carattere delle donne Venus, perciò non ti permetto di fare facile ironia con una delle tue solite battute."

Iniziava a fare troppo caldo, lì dentro. "Sembra una, uhm, una poesia interessante."

"Ecco, vedo che ragioni." Abbozzò un sorriso.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora