1.18 Mikhajlov

378 48 499
                                    


Fu risvegliato da uno scossone che lo fece sussultare per lo spavento. Era avvenuto tutto così all'improvviso che, non appena riaprì gli occhi, la figura del mostro tentacolare era ancora impressa nella sua mente, i contorni vividi come se catturati dal flash di una macchina fotografica. Dopo poco l'immagine del kraken scomparve e, al suo posto, era spuntato il viso di una ragazza dai boccoli serici e biondi, lunghi poco sopra la mandibola, le labbra piene e rosate. Nel complesso aveva dei bei lineamenti, se non fosse stato per il naso, che era sproporzionato rispetto al resto del volto, piccolino e corto, lo faceva assomigliare a un carlino perennemente irritato.

"Ma ti sei addormentato per terra!" lo riprese e, nel farlo, incrociò le braccia al petto. "Lo sai che esistono anche i letti, vero?"

La voce nasale e quel tono annoiato e borioso al tempo stesso non gli erano affatto nuovi. Will immaginava già a chi appartenessero. "Tu sei Madeleine Offenbach."

Lei non sembrò affatto sorpresa che lui l'avesse riconosciuta. Sollevò un sopracciglio e sorrise. "Mi hai visto nei tuoi sogni con il tuo potere?" dal tono di voce le sembrò maliziosa, come se sentirsi dire che qualcuno avesse pensato a lei anche solo in maniera inconscia desse maggiore adito al suo ego.

"A dire il vero, ti ho vista su Ganimede. Hai scaraventato un soldato per terra."

"Ah, anche tu eri lì?" e poi aggiunse, con sufficienza "E comunque se l'è cercata, quel coglione."

"Faceva solo il suo lavoro."

"Intralciava un'operazione militare." alzò il naso verso l'alto, infastidita. "Ma poi chi cazzo sei tu, il sindacato dei soldati semplici?"

Scosse la testa e decise di non insistere, sapeva che sarebbe stato inutile discutere con lei. Si rimise seduto con la schiena dritta, ancora indolenzita a causa della notte passata a contatto con il pavimento duro e ghiacciato. Poi si rialzò facendo da contrappeso con le sue mani. "Che cosa vuoi?" tagliò corto, un piede che oscillava per cambiare in continuazione il bilanciamento del corpo.

"L'Ambasciatore Blake e un istruttore militare degli Ascesi vogliono vederti." Si accostò al suo orecchio e abbassò la voce "Sei un fortunello del cazzo, sappilo. Hanno deciso di darti la grazia. Sarà la guerra, sarà che tua madre è Jeanne Gascon, ma a quanto pare sono convinti che il tuo sangue è troppo prezioso per essere sprecato." si allontanò e lo afferrò per il bavero della sua tuta spaziale. "Senti, Gascon. Non mi piaci, hai una faccia da scemo che proprio non mi convince." Will aggrottò la fronte, tuttavia non oppose resistenza.

"Ma sono magnanima e voglio darti un paio di dritte. Uno: non fidarti di chi ti riempirà di belle parole. Due: mantieni un basso profilo, altrimenti ti renderai un bersaglio facile." con una spinta brusca lo riallontanò da sé. "E tre: fai finta di essere sorpreso quando ti daranno la buona notizia, in teoria non avrei dovuto dirtelo." Ciò detto, Madeleine aprì la porta e gli fece cenno con la mano di seguirla.

Non riuscì a spiccicare una parola per tutta la strada: da un lato continuava a pensare all'imminente incontro, al fatto che avessero decretato tanto in fretta un provvedimento che a quanto pare non veniva utilizzato di frequente. Si chiedeva se questa generosità nei suoi confronti sarebbe stata osservata anche per Caspar. Magari, se Will stesso avesse messo una buona parola per lui, si sarebbero convinti e alla fine gli avrebbero concesso la grazia: essere un Asceso avrebbe dovuto pur avere i suoi vantaggi.

Fu inevitabile chiedersi se stesse bene, se anche lui avesse passato la notte buttato per terra in balia dei suoi stessi incubi. Nello momento stesso in cui Caspar era scomparso dalla sua vita, aveva cominciato a sentirsi smarrito, senza più un punto di riferimento al suo fianco e aveva capito che in tutto quel tempo, nonostante tutto, si era aggrappato a lui con tutto sé stesso. Senza di lui, si rendeva conto di essere come un uccellino spaurito, in balia di predatori molto più feroci e affamati di lui. L'unica cosa che avrebbe voluto fare era precipitarsi a fargli visita e a domandargli il significato della visione che aveva avuto la sera precedente.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora