1.15 Élite

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Davanti a loro sfilarono in marcia una decina di soldati, una linea compatta che si profilava all'orizzonte con veloci falcate. A Will parvero tutti molto giovani, sembravano avere, chi più e chi meno, la sua stessa età. Compievano dei passi cadenzati, allungavano prima una gamba e, una volta poggiata a terra, buttavano tutto il peso su di essa, per poi distendere l'altra.

A giudicare dalla presenza di telecamere e giornalisti che avevano iniziato ad accalcarsi, con il rischio di sovrastare il resto della folla, immaginò che la presenza stessa di quel plotone dovesse trattarsi di un fatto di assoluta straordinarietà. Una delle telecamere fluttuò sopra le sue spalle per poi superarlo, seguito a ruota da un giornalista che a furia di spintoni tentava di farsi largo tra il coacervo di persone che si era radunato lì davanti. Ben presto, tutta la prima fila venne assediata dai flash delle macchine fotografiche e dai reporter; alcuni, pur di avere un primo piano della scena, si erano perfino sollevati in punta di piedi, le telecamere vorticavano come api fameliche sopra le loro teste, in attesa di riprendere da vicino i soldati.

La pattuglia continuava ad avanzare: adesso i soldati erano disposti a forma di triangolo, una schiera compatta che si muoveva all'unisono. Il vertice era occupato da un uomo un po' più vecchio rispetto a loro, che tuttavia non vestiva alcuna uniforme militare. Will aguzzò la vista: sembrava avesse all'incirca una trentina d'anni, o forse era poco più vecchio. La mandibola era pronunciata, le labbra sottili e i capelli biondi e a spazzola. La barba, appena accennata, gli contornava tutto il viso e gli occhi marroni guardavano dritti davanti a loro, con un'espressione accigliata. La corporatura robusta soverchiava addirittura quella dei soldati che lo accompagnavano; se in quel momento non avesse indossato giacca e cravatta, avrebbe potuto benissimo mimetizzarsi con il resto del gruppo, data la sua stazza.

Trasalì. Quell'uomo... era sicuro di averlo già visto, all'interno di una sua visione. Era lo stesso tizio che aveva visto combattere contro una donna dai capelli bianchi e gli occhi azzurri. Ricordava il modo gelido e sprezzante con cui lei gli aveva rivolto quando lo aveva atterrato, quella frase lapidaria che aveva pronunciato e che aveva messo in soggezione perfino Will. "Non puoi rivaleggiare contro una dea. Non potrai mai."

"Merda!" sussurrò Caspar, aveva i denti digrignati e le mani continuavano a torturarsi il palmo, le unghie infilzate nella sua stessa carne.

"Caspar... chi diamine è quello?"

"L'Ambasciatore Oliver Blake, uno dei membri più in vista della Congrega e portavoce del Generale Marshall in persona. È originario della Nuova Frontiera, ma si è trasferito sulla Terra dopo il matrimonio tra il Generale e la figlia di un Signore della guerra di quelle zone... la sorella dell'Arma bianca. Ne avrai sentito parlare, immagino."

Will annuì. Nella Nuova Frontiera, la situazione politica interna era il caos più puro, un buco nero di distruzione che inghiottiva a poco a poco il suo stesso sistema solare. In quella zona di confine e di esplorazione continua, le regole non erano mai esistite davvero e l'unica legge che imperava era quella dell'arraffa più che puoi, purché in nome della Congrega. Vigeva una specie di vassallaggio, figlia di un'epoca lontana, medievale, più che appartenente all'era dei viaggi spaziali. I pianeti di quelle zone erano contesi tra diverse famiglie di Ascesi, coloro che per primi erano stati inviati in avanscoperta a colonizzare quelle terre selvagge. Erano i cosiddetti "Signori della guerra" ed essi agivano con il benestare della Congrega. Valeva infatti un tacito accordo, una norma non scritta che per anni aveva disciplinato i rapporti tra le due parti. La Terra chiudeva un occhio in merito a tutti i disordini e alle guerriglie tra signorotti locali, tronfi e beati di quella briciola di controllo che presumevano di avere; d'altro canto, finché i vari Ascesi non contestavano il potere centrale e indiscusso della Congrega, erano liberi di massacrarsi come più desideravano.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora