2.3 Blake

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Will camminava dietro la scia di Beniamin Mstoyan cercando di non emettere neppure un suono, gli occhi puntati sulla sua schiena fasciata nell'uniforme rossiccia e sbiadita. Con il pensiero era ancora fermo a Safiya, all'ultimo sguardo intenso che gli aveva rivolto poco prima di salutarsi, senza proferire neppure una parola. Era stato bello parlarle ancora una volta, nonostante il suo temperamento auto-sabotatore avesse rischiato di metterlo in imbarazzo in più di un'occasione. Se non altro, almeno per quella volta, aveva schivato discorsi scomodi e opinioni troppo avventate che avrebbero potuto infastidirla.

Cominciò a ripassarsi a mente tutte le fasi della conversazione, soffermandosi in modo maniacale soprattutto su ciò che aveva detto lui. Se magari avesse espresso quel concetto in maniera diversa... Se si fosse fatto coraggio e avesse deciso di stringerle quella mano che vagava libera, troppo vicino alla sua...

O forse aveva fatto bene a non reagire affatto. In fin dei conti non si vedevano da settimane, senza contare che si conoscevano appena, era probabile che un passo troppo avventato sarebbe stato accolto con recalcitranza da parte sua. D'altronde, anche lui a parti inverse si sarebbe irrigidito se lei avesse cercato con troppa insistenza un contatto fisico.

Ma perché ci stava pensando così tanto, poi?

"Perché parlavi con quella Venus?"

Alzò lo sguardo. La testa di Beniamin, voltata di tre quarti, metteva in risalto il naso aquilino. Prese a balbettare nella speranza di riuscire a trovare una scusa al più presto, ma l'Asceso lo anticipò di nuovo. "Non provarci neanche."

"Cosa?"

"A mentirmi. So che stai per farlo, ma sappi che non funzionerà. Non con me."

Will rimase in silenzio, le guance si surriscaldarono. Si era dimenticato che quel tipo avesse la capacità di riconoscere la verità tra le menzogne.

"Tranquillo, anche se spifferassi tutto non ti impediranno di passare altro tempo con lei. Anzi, continua pure, stai facendo loro un grosso favore. Cerchi di ingraziarti la nuova amichetta della Congrega e al tempo stesso la spii, idea geniale."

"Non la sto spiando. E non cerco di ingraziarmela."

Sentì il ragazzo sogghignare tra sé e sé. Accelerò il passo, sul fondo del lungo corridoio che stavano percorrendo intravide una porta blindata, un unico blocco di metallo pesante incastrato tra le mura della base militare. "Una delle due è una verità e l'altra è una bugia."

Will rischiò di inciampare su sé stesso, ma continuò a stare allo stesso passo dell'altro. Quella maledetta Ascensione era insopportabile. Sollevò lo sguardo verso la porta, che a mano a mano che proseguiva, sembrava aumentare di grandezza. Una volta giunti davanti a essa, si rese conto che le sue proporzioni erano mastodontiche, molto più grande e pesante di quanto avesse intuito da lontano. Beniamin si fermò e, prima di aprirla, si girò a guardare Will un'ultima volta.

"Sappi che nulla di ciò che starai per vedere dovrà uscire da questa stanza. Non devi farne parola neanche con la tua nuova amica."

Non gli diede neanche il tempo di rispondere, tanto era del tutto inutile farlo. Sapeva che, sia in caso di risposta affermativa, sia negativa, avrebbe comunque intuito quali fossero le sue reali intenzioni. Lo osservò mentre si accostava alla superficie della porta; il ragazzo era così alto che la sua testa arrivava a metà del portone, un orecchio premuto sul metallo pieno della porta. Dopo circa qualche minuto, vi picchiettò sopra con le nocche.

Avvertì uno strano rumore metallico provenire dall'altro lato, il suono di un meccanismo complesso che riconobbe come una sorta di processo di disattivazione di un qualche sistema di difesa. Quando la trave si aprì, dall'altra parte emerse la testa corvina di Qiufeng Shu. Dapprima fece capolino metà volto, in seguito, una volta appurato che quelli davanti a lei fossero davvero Will e Beniamin, li fece passare.

Kepler 442-BDove le storie prendono vita. Scoprilo ora